Il profilo dei wine lovers è semplice: età comprese tra i 25 e i 35 anni, in particolare donne, con una laurea e provenienti dalla medio-alta borghesia. Sono i nuovi millenials del Paese del Dragone, una generazione di consumatori con sempre maggiore familiarità al mondo del vino, ma per cui l’Italia rimane una sconosciuta, o quasi.
“Nonostante buona parte dei nostri studenti abbiano già avuto contatti con il mondo del vino – sottolinea Sam Chen, sommelier certificato Wset che insegna nella Scuola – pochissimi sono in grado di riconoscere i vini italiani, neanche i famosi Prosecco e Amarone”.
“Lo scorso anno il valore delle vendite di vino italiano in Cina è cresciuto a doppia cifra (+15,3%) – spiega Silvana Ballotta, ceo di Business Strategies – un risultato positivo che tuttavia non è bastato nemmeno a mantenere la nostra quota di mercato, scesa dal 7% del 2014 al 5%. Rimanendo sui dati della dogana cinese, l’export di vino francese in Cina è cresciuto del 63,4% e anche la Spagna ha registrato un ottimo +40,2%. Per affermare il brand Italia dobbiamo avviare un processo di conoscenza bidirezionale, dall’educazione dei consumatori finali in Cina alla conoscenza delle specificità e peculiarità di questo mercato da parte dei produttori italiani”.
In questa ottica se ne parlerà pure al Vinitaly 2016, con l’indagine realizzata dall’Osservatorio Business Strategies Paesi Terzi in collaborazione con Nomisma Wine Monitor, riguardante un focus comparativo tra i Millenials americani e i coetanei “mangia vecchi” cinesi, la generazione 20-35 sempre più cruciale per il vino italiano.