Queste sono le parole d’ordine che il presidente di Cia, Dino Scanavino consegna all’agenda del Paese dall’assemblea nazionale della Confederazione italiana agricoltori che si è tenuta ieri ad Expo.
Se la “questione meridionale” sembra sparita dall’agenda politica nazionale, la Cia l’ha riproposta con la forza delle sue 900 mila imprese associate rappresentate dalle migliaia di agricoltori presenti ieri all’assemblea nazionale dell'organizzazione agricola. Dove aleggia il contenuto dell'ultimo Rapporto Svimez, che candida l'intero settore agricolo del Sud a motore di sviluppo dell'intero Mezzogiorno.
Al vicepresidente nazionale di Cia, Alessandro Mastrocinque, che ha ringraziato il ministro Maurizio Martina per gli impegni presi per l'alluvione che ha colpito la provincia di Benevento, il compito di porre le questioni prioritarie per il Sud con la sua relazione: più credito, meno burocrazia, nuove infrastrutture, innovazione e ricambio generazionale.
Questi gli obiettivi intermedi da raggiungere con il progetto per il nuovo sviluppo del Mezzogiorno secondo la Cia, al fine di tutelare il reddito delle imprese agricole, la ruralità e la legalità e garantire la produzione di cibo sano.
E l’assemblea della Cia si è avvalsa di autorevoli interlocutori per mettere in piedi un decalogo, una sorta di codice da seguire per evitare di finire fuori strada e non centrare gli obiettivi. In questo decalogo torna il tema della legalità, che è fine e al tempo stesso mezzo di realizzazione del progetto per il Sud.
Ecco come l’assemblea di Cia - con gli interventi di Don Luigi Ciotti fondatore di Libera Terra che con Cia ha festeggiato i suoi vent’anni di attività, del ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, dei governatori di Puglia, Michele Emiliano, e di Calabria, Mario Oliviero, ha scritto il decalogo del Mezzogiorno che diventa la “ragione sociale” – come ha proposto con forza il ministro Martina – “di un progetto d’impresa agricola e agroalimentare del Sud da cui può venire la prima e più importante leva per lo sviluppo del Paese”.
“Bisogna cominciare a dire che parlare di agricoltura è parlare d’impresa – ha sottolineato Martina, che ha ringraziato la Cia per il suo impegno in Expo e apprezzato l’impegno di Cia per il Sud.
Ed ecco che il ministro ha scritto i primi tre capitoli del decalogo: ricambio generazionale, aggregazione d’impresa, infrastrutture. Ma poi ha aggiunto: “E’ necessario riscrivere il modo in cui si compone la politica agricola nazionale: dobbiamo superare la lentezza della concertazione con le Regioni ma avere un coordinamento efficace”.
E a questo pensa il Governatore della Puglia Emiliano che rilancia il coordinamento tra le regioni del Sud per “andare a Roma e compiere il nostro dovere: operare per rilanciare il Sud”. Un rilancio che passa dalla legalità e che si fonda sull’affermazione dell’eccellenza del Mezzogiorno. Così Emiliano ha scritto altre due capitoli del decalogo: cultura e orgoglio.
Il governatore della Calabria Oliviero ha raccolto l’invito di Emiliano a far nascere questa coesione politica, di programmazione e di azione delle regioni del Sud ed ha aggiunto: “L’agricoltura e l’agroalimentare sono oggi la più concreta prospettiva di rinascita, ma vanno accompagnate dall’affermazione della specificità e delle peculiarità delle nostre terre”. I due capitoli sono dunque: identità e qualità.
Don Luigi Ciotti nel suo intervento iniziale ha ricordato come la collaborazione con la Cia – nel pomeriggio al parco della Biodiversità è stata rinnovata la convenzione che lega Libera Terra alla Confederazione italiana agricoltori – ha portato ottimi frutti e ha insistito su tre elementi.
“Basta con la narrazione negativa del Sud: le mafie sono ovunque nel Paese, per batterle bisogna portare lavoro e sviluppo al Sud e non bisogna mai abbassare la guardia. Servono più interventi per dare prospettive ai giovani, va rafforzata l’Agenzia che si occupa dei beni confiscati alle mafie, va esercitato un controllo continuo di legalità”.
Concetto quest’ultimo che è stato sottolineato con forza anche dal ministro Martina. Ed ecco che così don Ciotti ha scritto gli altri tre capitolo del decalogo: legalità, lavoro, coscienza civile.
Al termine dell’assemblea di Cia il presidente Dino Scanavino ha ribadito: “Con il nostro impegno in Expo abbiamo proposto con forza la centralità dell’agricoltura e dell’agroalimentare nelle politiche economiche e sociali per lo sviluppo del Paese, ma abbiamo anche affermato che senza reddito l’impresa agricola non può assolvere alla sua indispensabile funzione.
Noi operiamo per tre tutele e una garanzia: la tutela del territorio e della biodiversità, la tutela della legalità, la tutela della ruralità offrendo alla società la garanzia di un cibo buono e di qualità. Ma tutto questo possiamo farlo se viene assicurata all’impresa agricola la centralità sociale e la giusta remunerazione economica che deve servire a fare ricerca, innovazione per stare da protagonisti nel mercato globale senza rinunciare alle nostre identità.
Lo stesso tema del Sud pone il problema del reddito agricolo: il caporalato e l’illegalità si combattono solo con lo sviluppo dell’economia sana ma l’economia sana presuppone che le aziende ricavino dal loro operare il giusto. Questo è l’impegno di Cia, questo sarà il nostro futuro per nutrire il pianeta”.