Nell’Italia della timida ripresa economica del 2015–2016 il Sud deve sfruttare uno dei suoi “motori di sviluppo”: il settore agricolo, che ancora può fare molto in termini di crescita dell'occupazione e del Pil. A patto e condizione di utilizzare “politiche di intervento pubbliche e private innovative e integrate gestite in modo coordinato dalle istituzioni centrali e locali”.
E’ quanto afferma il Rapporto Svimez presentato ieri a Roma, unitamente alle previsioni per l’economia italiana e del Sud Italia per il 2015–2016.
 
Secondo le stime della Svimez –  aggiornate a settembre 2015 - nel 2015 il Pil italiano dovrebbe crescere dello 0,8%, quale risultato del +1% del Centro-Nord e del timidissimo +0,1% del Sud. Se confermata, si tratta comunque della prima variazione positiva di prodotto del Sud Italia da sette anni a questa parte. A trascinare l’evoluzione positiva del Pil l’andamento dei consumi, stimato in +0,9% al Centro-Nord e +0,1% al Sud.
 
Ancora più rosea la previsione Svimez per il 2016: il Pil italiano dovrebbe aumentare del +1,3% a sintesi di un +1,5% del Centro-Nord e di un +0,7% del Sud. A concorrere positivamente l’andamento dei consumi finali, stimato in +1,3% al Centro-Nord e +0,8% al Sud.
 
E i primi segnali positivi per il Mezzogiorno vengono nel 2015 proprio dall’agricoltura: più posti di lavoro al Sud che al Centro-Nord.
“Tra la fine del 2014 e i primi due trimestri del 2015 sembra essersi determinata una decisa inversione di tendenza sul mercato del lavoro, che riguarda anche il Mezzogiorno. Con il secondo trimestre del 2015 la crescita tendenziale dell’occupazione prosegue per il quinto trimestre consecutivo" è scritto nel Rapporto.

“Rispetto al secondo trimestre del 2014, gli occupati crescono al Sud di 120 mila unità (+2,1%) e di 60 mila unità nel Centro-Nord (+0,4%). La ripresa riguarda tutte le Regioni tranne la Calabria, e interessa essenzialmente i settori agricolo e terziario" sottolinea il Rapporto Svimez.
 
L’aumento dell’occupazione in agricoltura però non trova conforto in una ripresa degli investimenti. Infatti, secondo Svimez “Continua la caduta degli investimenti, specie al Sud. Perché tra 2008 e 2014 gli investimenti fissi lordi in agricoltura hanno segnato una caduta maggiore al Sud rispetto al Centro-Nord: -38% al Sud, quasi quattro volte più del Centro-Nord: -10,8%”.
 
Eppure il settore agricolo per il Sud è identificato da Svimez come uno dei cinque motori di sviluppo insieme a rigenerazione urbana, energie rinnovabili, logistica e industria culturale.

I comparti che brillano al Sud per Svimez sono le produzioni biologiche, le potenzialità delle aziende agrituristiche, e il polo della IV gamma“L’agricoltura è un driver di sviluppo economico al Sud" è scritto chiaramente nel Rapporto.

“Nel Mezzogiorno la produzione biologica è molto diffusa, sia in termini di operatori (29.250 contro il 26mila del Centro-Nord nel 2014) che di superfici (861mila ettari al Sud rispetto ai 455mila del Centro-Nord nel 2013). Negli ultimi anni sono cresciute le attività agrituristiche e i servizi offerti, ma resta ancora molto da fare per trasformare il settore in un potente driver di sviluppo – si afferma nel rapporto, visto che – le aziende agrituristiche sono soltanto il 18% (dati 2013), pur in crescita in Campania e Puglia (+12% circa)”.

Secondo Svimez “Il Mezzogiorno resta un’area di forte produzione agricola, ma in cui sono poco presenti le industrie di trasformazione, esportatori e piattaforme di distribuzione; il tasso di organizzazione della produzione in filiere e forme associative è modesto (su 15 Aop, associazioni di organizzazioni di produttori, presenti in Italia, solo 2 sono al Sud)”.

Anche per i prodotti tipici, secondo Svimez, si può fare di più, tanto che “Al Sud sono registrati soltanto il 33% dei prodotti Dop e Igp”.

Inoltre il rapporto sottolinea la presenza di comparti forti: “La Campania si dimostra, dopo la Lombardia, il secondo polo in Italia per la produzione di prodotti di IV gamma (25% delle aziende nazionali), concentrate soprattutto nella Piana del Sele, una sorta di distretto agroindustriale poco studiato che andrebbe maggiormente sostenuto e se possibile esportato con politiche di intervento pubbliche e private”.
E ancora il Rapporto Svimez ricorda tra i comparti, che brillano il settore olivicolo, che vede il 62% delle imprese presenti al Sud.

Svimez mette poi il dito nella piaga del nanismo delle imprese meridionali: ”Il settore in generale è composto da piccole e piccolissime aziende su modelli organizzativi familiari, con deboli strutture anche nelle forme associative, soprattutto al Sud. Qui il sistema cooperativo raggruppa il 41% del totale nazionale ma solamente l’11% del fatturato, con 1,7 milioni di euro annui in media rispetto ai 10,4 delle cooperative agricole del Centro-Nord, concentrato per il 75% in Emilia-Romagna, Veneto, Trentino Alto Adige, Lombardia”.

In conclusione, secondo la Svimez “servono politiche di intervento pubbliche e private innovative e integrate gestite in modo coordinato dalle istituzioni centrali e locali”.