Il ministro per le politiche agricole, alimentari e forestali Maurizio Martina è stato ospite questa mattina degli studi di Rtl 102.5 durante “Non Stop News” dove, tra i vari temi, ha risposto anche ad alcune domande fatte dagli ascoltatori.

Sulla questione del latte in polvere nei formaggi
"Noi abbiamo scritto alla Commissione europea confermando il nostro no all’utilizzo del latte in polvere per la produzione di formaggi. È una legge del ’74 che abbiamo difeso e difendiamo, perché pensiamo che la istintività dell’esperienza agricola italiana passi anche dalla conferma che qui non si usa latte in polvere per la produzione di formaggi. È stata una battaglia, naturalmente adesso aspetteremo le riflessioni della commissione europea, però noi abbiamo buoni argomenti per confermare questa scelta, e quindi lo dico con gran piacere, perché è una scelta che abbiamo fatto insieme con il presidente, con tutti i colleghi del Governo, e siamo ovviamente interessati a difenderla. Così come vorrei rivendicare con un pizzico di orgoglio che noi abbiamo reintrodotto l’indicazione dello stabilimento in etichetta, è stata una battaglia anche questa, ne abbiamo parlato per mesi, l’Europa qualche mese fa ha deciso di renderla facoltativa, noi invece l’abbiamo confermata come obbligatoria. Questo mi pare un secondo bel tassello di un lavoro che poi si fa nel quotidiano con concretezza".

Sul tema dell’import di pomodori trattato in un servizio de Le Iene
"Io con molta pacatezza vorrei dire che noi non dobbiamo generalizzare la situazione. Anche perché noi abbiamo la Commissione europea che ci certifica come il Paese con i più alti livelli di controllo e gli standard di controllo più elevati d’Europa, ce lo scrive nero su bianco dicendoci che noi abbiamo un meccanismo di controlli oggettivamente superiore a quello di altri Paesi. Questo per me è un punto d’orgoglio, ma naturalmente non mi accontento. Penso che su alcuni prodotti, per alcune filiere bisogna sempre tenere gli occhi aperti, non generalizzerei nemmeno sulla filiera del pomodoro, perché vi posso assicurare che, soprattutto nei territori di grande produzione, i meccanismi di controllo ci sono tutti. C’è una battaglia che stiamo conducendo a livello europeo, ed è quella per la tracciabilità totale delle produzioni. Quando sentite discutere spesso gli addetti ai lavori di origine del prodotto, etichetta, tracciabilità, fin dove si può arrivare su tutta questa partita, deve essere chiaro che si sta discutendo di questo. L’Italia è schierata ormai da mesi sul fronte più importante dei Paesi che dicono chiaramente che più informazioni il consumatore ha, meglio è. Non è sempre così semplice affermare questo principio, ma vi posso assicurare che noi stiamo dando battaglia su questo, c’è un confronto vero tra almeno due visioni: quella mediterranea molto legata all’idea che si possano introdurre strumenti, anche di validazione, trasparenza, certificazione del prodotto, a partire dall’origine, e una visione un po’ nord-europea che tende a superare questo elemento. Qualche mese fa abbiamo battagliato con i nostri amici inglesi sulla questione dell’etichettatura a semaforo dei prodotti. Accadeva in Inghilterra che attraverso una proposta un po’esilarante di Londra si potessero etichettare i prodotti secondo un sistema giallo-rosso-verde, con la particolarità che l’olio d’oliva veniva etichettato rosso e un qualsiasi prodotto trasformato inglese veniva etichettato verde. Questo perché i parametri adottati erano assolutamente stravaganti per cui non si giudicava la composizione equilibrata di un prodotto nella sua logica all’interno di una dieta, ma si prendeva il prodotto in se e per sé, ad esempio la percentuale di zucchero faceva sballare di brutto queste segnalazioni. Noi abbiamo battagliato da soli contro questa logica perché la Commissione europea ci ha dato ragione e ha obbligato gli inglesi a cambiare una parte di questa etichettatura, per dire che questa è una delle battaglie più calde dei dossier agricoli e agroalimentari in Europa. Avremo tutti i limiti del caso, ma l’Italia è da mesi avamposto di queste battaglie, le stiamo conducendo, con i francesi, con gli spagnoli, abbiamo ricostruito un po’ un gruppo mediterraneo che dà battaglia insieme su queste cose. Il confronto tra chi come noi pone il tema della corretta dieta alimentare e chi invece guarda al singolo prodotto, talvolta al singolo marchio, nemmeno prodotto, questa è una bella differenza che vediamo in ogni dossier".

Parliamo di chi lavora nel settore agricolo, della difficoltà di fare questo mestiere in Italia, soprattutto per la scarsa redditività
"Questo è il tema dei temi e posso assicurare che è questa la questione su cui ogni giorno cerchiamo di lavorare, sapendo che non è semplice. Noi abbiamo un’agricoltura tra le più forti d’Europa con aziende, ahimé tra le più deboli. Questo perché nel sistema agroalimentare italiano la catena del valore tra chi produce, chi trasforma e chi distribuisce è oggettivamente troppo sbilanciata verso i secondi e i terzi. L’azienda debole sono i produttori, ci sono casi evidentissimi di difficoltà, ad esempio è da mesi che noi battagliamo sul prezzo del latte, che magari potesse farlo il ministro, ma lo fa il mercato. Stiamo però cercando di dare una mano ai nostri allevatori che ogni giorno vanno nelle stalle e spesso raccolgono latte per 0,34 centesimi al litro. So benissimo le difficoltà che vivono, so anche che purtroppo questo è un settore che per anni si è illuso di andare avanti senza cambiamenti, senza introdurre ad esempio degli strumenti di maggiore unità dei produttori. Siamo l’unico Paese in Europa che non ha un’organizzazione forte dei produttori, ad esempio di campo lattiero, facciamo fatica a fare l’interprofessione del latte, mentre altri Paesi ce l’hanno da anni. Quando io devo convocare i tavoli per discutere della situazione del latte devo convocare almeno venti sigle diverse, e questo è un problema che si ripercuote anche sul prezzo alla stalla. Sono consapevole del tema, ci stiamo lavorando, faremo anche delle scelte importanti nella legge di stabilità, una su tutte: incrementeremo la compensazione Iva per il latte, una questione tecnica che però produce l’effetto di portare uno 0,4-0,5 centesimi al litro direttamente al produttore con l’aumento della compensazione da 8,8 al 10%. Stiamo trovando le risorse per farlo, ed è un intervento che aiuterà i produttori immediatamente. Poi non sarà la panacea di tutti i mali, ma almeno è un intervento concreto in una fase molto complicata come questa, ci sono mille questioni da affrontare".