"Una decisione inaccettabile, che merita una dura reazione da parte del Governo italiano".
Così il vice ministro allo Sviluppo economico, Carlo Calenda, commenta la decisione dell'Australia di imporre, a partire dall'11 settembre 205, dazi antidumping sui pomodori conservati esportati dalle aziende italiane Feger e La Doria, a seguito di un’indagine in corso

Il caso è stato avviato, infatti, solo pochi mesi dopo la conclusione di un precedente analogo procedimento, durante il quale le stesse aziende italiane erano risultate totalmente estranee ad ogni pratica sleale di dumping.

"Nonostante ciò il Governo australiano - sottolinea Calenda- ha avviato una nuova indagine su elementi già noti e adeguatamente esaminati nella precedente azione, senza quindi i requisiti sostanziali che ne giustifichino l’avvio.”

La decisione di imporre provvisoriamente dei dazi nei confronti degli esportatori italiani risulta gravissima - continua il vice ministro - perché non è suffragata da dati concreti che appurino le pratiche di dumping, ma ottenuti, invece, attraverso aggiustamenti relativi a presunte pratiche di sussidio totalmente false e precedentemente escluse da uno studio di un ente indipendente australiano, in particolare riguardo al riferimento della Politica agricola comune".

"L’iniziativa delle autorità australiane - prosegue il vice ministro Calenda - risulta quindi irricevibile e in violazione delle regole del Wto in materia di dumping: per questo motivo il Governo italiano è intenzionato ad intervenire con la massima determinazione, in ogni sede prevista, per tutelare i legittimi interessi delle due aziende ingiustamente colpite da tale iniziativa, che si può definire persecutoria, nonché per evitare che si crei un precedente in grado di danneggiare potenzialmente tutte le aziende italiane ed europee che esportano prodotti agroalimentari".

"Il governo Italiano è in costante contatto con la Commissione europea per vagliare quali siano gli interventi più opportuni da portare avanti in modo coordinato. Quest’azione da parte australiana - conclude Calenda - rende inevitabilmente molto complicati i rapporti tra Italia ed Australia. In particolare, se non vi sarà un immediato dietro front di Canberra, potrebbe essere molto più difficile avviare le negoziazioni per un accordo di libero scambio tra Australia ed Europa".

I dazi antidumping sui pomodori conservati esportati dalle nostre aziende rischiano di avere un impatto sul consumo del prodotto italiano, che si rifletterebbe sicuramente in un maggior costo del prodotto tra l’altro posto a carico del consumatore australiano - commenta invece Giovanni De Angelis, direttore dell’Anicav, l'Associazione nazionale industriali conserve alimentari vegetali - Si tratta di una misura che danneggerebbe fortemente i nostri industriali e il settore del pomodoro nella sua totalità, in quanto il mercato australiano vale ben 60 milioni di euro, pari a oltre il 90% di tutto il valore delle importazioni australiane di pomodori”.

A nostro avviso – conclude il direttore dell’Anicav - siamo di fronte a una questione meramente politica fondata su una volontà del Governo australiano di tutelare l'unica azienda australiana produttrice di derivati del pomodoro, la SPC Ardmona, e che si inserisce nel più ampio quadro delle politiche protezionistiche che l'Australia intende portare avanti”.