Un elenco nutrito di cose importanti fatte nei suoi 14 mesi da ministro delle Politiche agricole.

Ancora di più, l'approccio sistemico che il Governo Monti ha avuto nei confronti dell'agricoltura italiana, rilanciandone il ruolo che le compete nel sistema produttivo italiano e nel nuovo modello di sviluppo sostenibile che è la vera esigenza del Paese.

In sintesi, il ritorno a una vera Politica agricola nazionale che non si vedeva dai tempi di Albertino Marcora, più di quarant'anni fa.

Così il ministro tecnico uscente, Mario Catania, ha inteso puntellare il bilancio di alto livello raggiunto alla fine del suo mandato alla guida dell'agricoltura italiana.
Per nulla condizionato dal fatto di essere stato un "addetto ai lavori" - per oltre 30 anni da alto dirigente ha presidiato per conto dei ministri di turno i tavoli negoziali delle tante riforme che hanno cambiato il volto della Politica agricola comune - ha osato fare alcune riforme importanti e molto impegnative.

Come nel caso del famoso articolo 62 del decreto legge sulle liberalizzazioni: resistendo al fuoco di sbarramento delle potenti lobby della Grande distribuzione, della Confcommercio e della Confindustria, è riuscito a imporre l'obbligo dei contratti scritti e il pagamento a 30 giorni nelle transazioni dei prodotti agroalimentari freschi.
Con onestà intellettuale aveva ammesso, fin dall'inizio, che questa norma rivoluzionaria avrebbe avuto bisogno di tempo per dare tutti i suoi frutti, di essere adattata per fasi successive sulla base dell'esperienza concreta e le osservazioni di tutte le categorie imprenditoriali.
E così si è già impegnato a fare, mettendo al lavoro i suoi uffici in questi ultimi mesi di ordinaria amministrazione.

L'altra scelta coraggiosa, che ha liberato il suo spirito ambientalista, è stata quella di azzerare gli incentivi per gli impianti fotovoltaici realizzati sui terreni agricoli  e rivedere, di concerto con gli altri ministeri competenti, il sistema di aiuti privilegiando i piccoli impianti a misura di azienda agricola e a minore impatto su paesaggio e territorio.

L'apripista del progetto più ambizioso: il disegno di legge per contrastare l'insostenibile piaga della cementificazione dei suoli agricoli, che ha già creato troppi danni al patrimonio paesaggistico dell'Italia e sottratto terre fertili agli agricoltori.

I tempi tecnici e soprattutto il clima politico di fine legislatura non hanno consentito al disegno di legge di giungere in porto. Ma è segnato in buona evidenza nella sua "agenda" per il futuro, la priorità alla quale - ha precisato - darò il mio contributo "in qualsiasi ruolo potrò farlo".

Un ruolo che si saprà dopo la prossima tornata elettorale, visto che il ministro tecnico ora cambia casacca per indossare quella politica, come candidato alla Camera dell'Udc.