Dopo il land grabbing viene il land squeeze. Succede che molti fra i principali analisti economici si sono accorti che con il fenomeno dell'accaparramento delle terre (land grabbing) dei più ricchi a discapito dei più poveri, oggi la terra stia diventando sempre più costosa, un bene spesso inarrivabile per gli stessi agricoltori.

 

Si sta quindi assistendo a livello globale a una vera e propria stretta fondiaria (land squeeze). E questo pare valido non solo nei Paesi in via di sviluppo, dove il fenomeno dell'accaparramento fondiario è stato registrato inizialmente, ma anche nei Paesi più ricchi.

 

Secondo i dati Ipes Food 2024 nel mondo l'1% delle aziende controlla il 70% dei terreni agricoli mentre in Europa il 3% delle aziende controlla il 52% dei terreni.
Attenzione però: questi numeri riguardano sempre meno gli agricoltori, piccoli o grandi che siano. Ad essere interessati all'acquisto dei terreni sono governi, fondi di investimento, grandi entità finanziarie a partire dai i più famosi arci miliardari del pianeta.

 

La terra interessa non solo per produrre cibo - bene strategico - ma anche per produrre energia (ad esempio il fotovoltaico), per l'industria estrattiva (il 14% delle transazioni) o ancora per compensare le emissioni di carbonio.

 

Il risultato è una poderosa impennata dei prezzi a livello globale: i prezzi dei terreni nel mondo sono in pratica raddoppiati a partire dal 2008, l'anno della grande crisi finanziaria. In Paesi europei come il Regno Unito vi sono aree in cui i valori fondiari hanno avuto un aumento del 300%, soprattutto per il grande interesse manifestato dai fondi di investimento sia privati sia pensionistici dopo il 2008: la terra come si sa è un bene rifugio.

 

E in Italia? Noi vogliamo studiare durante le vacanze... come dicono quelli bravi: "Stay tuned!"

Buona estate a tutti.