In Germania le fatture vengono onorate in media entro 24 giorni, in Italia in 100 giorni. Ma ora si cambia, almeno per quanto riguarda il settore agroalimentare. Il 24 ottobre è entrato in vigore il dettato dell'articolo 62 della legge 27/2012 che prevede tempi certi per il pagamento delle derrate agroalimentari. I tempi per saldare le fatture scendono a 60 giorni (dall'ultimo giorno del mese di ricevimento della fattura) e si riducono a 30 giorni nel caso di prodotti deperibili. In molti casi la nuova norma si rivelerà preziosa nel favorire i produttori agricoli. Un esempio è quello del latte, prodotto certamente deperibile, le cui forniture dovranno essere pagate dalle industrie entro 30 giorni. Ma c'è un rovescio della medaglia. Quegli stessi allevatori premiati nella vendita del latte, dovranno fare i conti con il pagamento delle forniture di mangimi. Oggi i tempi di pagamento dei mangimi sono fortemente dilatati e spesso si raggiungono e talvolta si superano i 180 giorni. Sei mesi di attesa che trasformano impropriamente le industrie mangimistiche in una sorta di “banca” per prestiti a breve. Una situazione più volte denunciata dalle industrie mangimistiche per voce della loro associazione, l'Assalzoo. Colpa non degli allevatori, ma del continuo susseguirsi di congiunture economiche negative e della stretta creditizia che ha reso difficile per gli allevamenti ottenere la liquidità necessaria per far fronte agli impegni. Situazione che per contro ha messo in seria difficoltà le industrie del mangime. Molte le chiusure di stabilimenti che si sono registrate negli ultimi anni. Chiusure alla cui origine non è estranea la lentezza nella circolazione del denaro.
Le opinioni
Ora si cambia, sebbene con un po' di confusione visto che ancora non è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale l'indispensabile decreto attuativo. Per il presidente di Confagricoltura, Mario Guidi, il provvedimento è utile per il mondo agricolo, ma non si è tenuto conto delle dinamiche specifiche di alcuni comparti, come la zootecnia e il florovivaismo. Il rischio, secondo Guidi, è che nelle contrattazioni internazionali possano essere preferiti fornitori di altri Paesi, dove i vincoli commerciali sono più flessibili. Sull'argomento è intervenuto anche il presidente di Fedagri-Confcooperative, Maurizio Gardini, che ha salutato le nuove norme come uno strumento a vantaggio della trasparenza e del rispetto delle regole. A parere di Gardini i problemi che una norma a carattere generale come questa tende a sollevare in taluni settori specifici non devono essere motivo per fermarsi. Semmai ci si dovrà attivare per correggere ciò che non va.
Cosa succederà
Non bisogna ora trascurare alcune conseguenze che l'entrata in vigore dell'articolo 62 porterà con sé. E' facile prevedere che per le transazioni commerciali avvenute prima del 24 ottobre possano ulteriormente allungarsi i tempi di pagamento. Ma per le fatture emesse dopo questa data bisognerà fare attenzione alle scadenze. Chi non sta alle regole corre il rischio di pesanti sanzioni, che possono arrivare anche a 500mila euro. Come potranno gli allevatori, per tornare al nostro esempio iniziale, saldare le forniture di mangime nei tempi previsti dalla nuova normativa, e cioè in 60 giorni? Non sarà cosa semplice, specie nella fase di avvio. Bene hanno fatto i francesi a prevedere un avvio “morbido” di una normativa analoga alla nostra (e che la Ue altrimenti ci avrebbe imposto). Uguale saggezza in Italia non si è avuta anche se i decreti attuativi potrebbero mettere a posto le cose. Poi, quando il sistema sarà a regime e tutti pagheranno nei tempi previsti, questi problemi dovrebbero trovare soluzione. Il denaro circolerà più rapidamente in entrambe le direzioni, dando soddisfazione ai produttori di latte, che saranno pagati a 30 giorni, e ai mangimisti che potranno vedere saldate le loro fatture in 60 giorni. Sempre che il prezzo del latte sia tale da pagare le spese di alimentazione degli animali. Ma questo è un altro problema.