“Il mondo agricolo dimostra di saper utilizzare al meglio le risorse finanziarie messe a disposizione dall'Unione europea”, è il commento del ministro delle Politiche agricole, Mario Catania, sui recenti dati di spesa dei Programmi di sviluppo rurale diffusi dalla Rete rurale nazionale.
Anche per quest'anno, come per il 2010, lo spauracchio della penalizzazione finanziaria imputabile al meccanismo di disimpegno automatico dei fondi è scampato; i dati divulgati attestano l'erogazione, durante il 2011, di 2,45 miliardi di euro di cui 1,24 messi a disposizione dal Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale – Feasr.
Si tratta, secondo il ministro, di un segnale di dinamicità e propensione all'investimento che il mondo agricolo esprime dimostrando, ancora una volta, la propria volontà ad incrementare la competitività imprenditoriale nelle aree rurali.
Il meccanismo di disimpegno
Cosa significa? L'articolo 29 del Regolamento comunitario 1290/2005, stabilisce che a far data dal 31 dicembre del secondo anno successivo all'anno dell'impegno di bilancio relativo al Psr, per la quota parte di denaro non utilizzata per i pagamenti o per la quale non siano state presentate dichiarazioni di spesa a titolo di spese sostenute, scatti un meccanismo automatico di disimpegno dei fondi. Ovvero, le somme assegnate nell'annualità 2009 non spese entro dicembre 2011 vanno restituite.
Anche nel 2010 il rischio di subire un disimpegno economico era stato concreto ma, la storia si ripete, lo sprint finale consumato nell'ultimo trimestre aveva permesso di scampare al pericolo.
Corsa contro il tempo
Nelle analisi effettuate dalla Rete rurale nello scorso mese di agosto, il rischio di disimpegno veniva definito 'attuale' e si parlava di “anno molto impegnativo” vista l'impossibilità di intervenire con misure d'emergenza.
La strategia disegnata per far fronte al pericolo prevedeva un operazione a livello strutturale che analizzasse le cause del mancato avanzamento costante delle spese dei 21 Psr nazionali, la risoluzione degli intoppi burocratici, la riprogrammazione delle risorse stanziate e lo spostamento dei fondi laddove risultasse che le misure non fossero di interesse dei beneficiari.
All'inizio dell'inverno i fondi ancora da spendere ammontavano a 310 milioni di euro concentrati nelle regioni del mezzogiorno che, seppur bisognose, si caratterizzano per una paradossale incapacità di spesa.
Una considerevole parte di questa quota, in vero, era da considerarsi al sicuro in quanto già in fase di avanzata rendicontazione da parte delle regioni e di Agea. Rimaneva aperto il problema per le regioni del sud Italia, Basilicata e Puglia in particolare, che investite dalla parte più cospicua della dotazione finanziaria europea non avevano fatto registrare la prevista 'accelerazione finale' delle operazioni di spesa.
In una fase così delicata del negoziato sulle prospettive finanziarie comunitarie 2014-2020 e sulla riforma della Pac, subire un disimpegno dei fondi avrebbe significato, oltre alla perdita di risorse per lo Sviluppo rurale, anche sedersi al tavolo del negoziato europeo in una posizione di estrema debolezza.
Pericolo scampato
Ma anche per quest'anno il traguardo è stato raggiunto e i fondi sono stati impiegati rispettando i limiti imposti dalla Comunità europea.
"Il dato è particolarmente importante, perché ottenuto a carico di misure volte a privilegiare il ricambio generazionale, a diffondere la connettività a banda larga nelle aree rurali e ad investire in settori strategici quali la bonifica e l'irrigazione - ha commentato Catania - si tratta di un risultato di grande rilievo, frutto della stretta cooperazione tra ministero, regioni, Agea e organismi pagatori .
Le performance quantitativamente più importanti sono state quelle delle regioni Sicilia (384 milioni), Puglia (225 milioni) e Campania (203 milioni)”, ha concluso.
Osservando, infine, l'intero periodo di programmazione dal 1 gennaio 2007, guida la classifica della percentuale di spesa sul programmato la provincia autonoma di Bolzano (68,5%), seguita da Valle d'Aosta e dalla provincia autonoma di Trento; sono fanalino di coda la Campania (30%) e il Lazio (33,9%).