E' stato presentato nei giorni scorsi a Roma, nella sede del Mipaaf, il Rapporto sullo stato dell'Agricoltura 2010 a cura dell'Inea - Istituto nazionale di economia agraria.
Crisi economica, volatilità dei prezzi delle commodity agricole, mutamenti della Politica agricola comunitaria, nonché le nuove sfide legate alla sostenibilità ambientale: questi i temi affrontati dal Rapporto, dal quale emerge un 2010 che si prospetta tutt'altro che roseo per le imprese agricole italiane.

L’edizione 2010 è articolata in quattro parti. La prima, riferita allo scenario internazionale, descrive le dinamiche presenti e future dell’economia mondiale e i risvolti sull’agricoltura e sull’agroalimentare italiano. La seconda parte è incentrata sui principali indicatori economici del sistema agricolo e agroalimentare italiano. La terza parte del Rapporto si rivolge all’analisi delle politiche comunitarie (I e II Pilastro), delle politiche nazionali e dei risvolti a livello regionale. La quarta e ultima parte è dedicata all’approfondimento di specifiche tematiche di particolare rilevanza al fine della comprensione delle dinamiche evolutive del settore agroalimentare italiano.

Se il 2009 è stato considerato l’anno della crisi, ancora nel primo semestre del 2010 - ha spiegato il presidente dell'Inea, Carlo Lino Rava - risulta difficile valutare con ragionevoli margini di sicurezza l’entità complessiva e la possibile durata di un evento che sempre più si conferma, in campo economico e sociale, come il più grave degli ultimi decenni.

Anche il 2010, dunque, pur con alcune differenze, non mostra di scostarsi dall’incertezza legata a eventi negativi che potrebbero emergere nel prossimo futuro.
Il contesto economico mostra una situazione fortemente perturbata. Nelle previsioni che si formulano a metà anno, l’economia mondiale sembra in crescita del +4,2% per il 2010 e del 4,3% per il 2011, ma con modalità differenziate nei singoli paesi o gruppi di paesi: si accentuano le differenze fra i paesi sviluppati dell’Occidente, quelli emergenti dell’Asia orientale, quelli africani in via sviluppo e le nuove economie dell’America Latina.
I mercati agricoli mondiali, alla ricerca di un equilibrio dopo la fiammata dei prezzi dell’ultimo biennio, stentano a ritrovare un assetto stabile. La volatilità che si è manifestata fra la seconda metà del 2007 e la prima del 2008, è il fenomeno che ha maggiormente inciso sul manifestarsi della crisi agricola mondiale e che è stata percepita in maniera inaspettatamente intensa anche nel mercato europeo. La volatilità, quindi, è probabilmente destinata ad essere il fenomeno che caratterizzerà anche l’agricoltura dei prossimi decenni.

La salita dei prezzi agricoli si è sviluppata contemporaneamente a quella del petrolio e degli altri prodotti energetici, nonché di tutte le materie prime.

Il sistema agroalimentare italiano
L’Istat per il 2009 mostra come l’economia italiana abbia evidenziato un deciso rallentamento del Pil in termini reali (-5% su base annua), dovuto ai cattivi risultati del primo, secondo e ultimo trimestre, solo attenuati dalla lieve ripresa del terzo trimestre. I dati del primo trimestre del 2010 mostrano, viceversa, una rialzo dello 0,4% sul trimestre precedente.
Perdita di velocità per l’industria agroalimentare (inclusi bevande e tabacco), che ha fatto registrare un calo di 1,4 punti percentuali.
Nel 2009 l’annata agraria del Paese è stata segnata dagli effetti della crisi economica e finanziaria che hanno colpito lo scenario mondiale.

Il settore agricolo italiano (agricoltura, silvicoltura e pesca) ha mostrato una flessione del valore della produzione, ai prezzi di base, di 8,3 punti percentuali, assestandosi a 47,5 miliardi di euro. Parallelamente, la spesa per consumi intermedi, nel 2009, è diminuita, a valori correnti, di quasi 5 punti percentuali.
In conseguenza degli andamenti del valore della produzione e dei consumi intermedi, nel 2009, il valore aggiunto di agricoltura, silvicoltura e pesca ha mostrato un forte peggioramento (-11,5%), attestandosi a 25 miliardi di euro. La contrazione del valore aggiunto è confermata anche in termini reali (-3,1%), sintomo questo di una difficoltà oggettiva con la quale si trova a dover fare i conti il settore primario.

Si assiste a un calo generalizzato delle produzioni in valori correnti soprattutto per le coltivazioni legnose (-12,1%) e le coltivazioni foraggere (-11,5%), oltre che per gli allevamenti che registrano una flessione pari al 6,3%. Risultano, infine, in sostanziale stasi (+0,2%) le attività dei servizi connessi.
Gli effetti della crisi economica si sono mostrati anche sul mercato complessivo del lavoro: l'agricoltura, nel 2009, registra una riduzione del 2,3%, distribuita in maniera difforme a livello territoriale e per posizione nella professione.
L’andamento produttivo dell’industria manifatturiera italiana nel 2009 è stato pesantemente segnato dalla crisi economica. L’industria alimentare è riuscita a contenere gli effetti della crisi: il fatturato nel 2009 è rimasto allo stesso livello del precedente anno (120 miliardi di euro) mettendo in luce una stasi in termini di valori a prezzi correnti.
Il dato più preoccupante è quello relativo all’occupazione: nel 2009 si rileva una contrazione del 4,1% rispetto al precedente anno, scendendo a 484 mila addetti.