L'energia non si crea né si distrugge, ma si trasforma, passando da una forma a un'altra. E' il primo principio della termodinamica ed è proprio quello che avviene in un insilato.

Il foraggio è una massa di energia ad alto valore aggiunto, in parte la microflora presente la trasforma inevitabilmente in calore, una forma di energia però non utile agli animali, ma che anzi, innalzando la temperatura dell'insilato, può deteriorarlo.

Si può contrastare l'innalzamento della temperatura allora per non dissipare l'energia?

La produzione di calore post-insilamento è un fenomeno normale, dovuto dapprima alla respirazione delle cellule ancora vive del foraggio, successivamente alle fermentazioni microbiche: tutte queste trasformazioni (respirazione e fermentazione) determinano una specie di combustione lenta della sostanza organica, in cui il calore è emesso come scoria energetica finale. Un fenomeno facilmente percepibile nelle grandi trincee, in cui il calore tende rapidamente ad accumularsi a causa del basso rapporto tra superficie e volume (S/V), che rallenta il trasferimento del calore verso l'esterno.

Ma non tutti i microrganismi producono lo stesso quantitativo di calore. Nell'insilato i microrganismi che respirano l'ossigeno, quali i batteri aerobi, i lieviti e le muffe, sono quelli che emettono più calore per crescere (circa il 30-40% in più rispetto ai Lab): un inoculo quindi di batteri lattici contrasta l'eccessivo innalzamento delle temperature.

Una certa produzione di calore subito dopo l'insilamento è un fatto normale ed inevitabile. Anche nell'insilato preparato a regola d'arte la temperatura media può superare di 5-11°C la temperatura ambiente al caricamento, ma non dovrebbe mai superare i 35°C. Temperature eccessive infatti causano una notevole perdita di sostanza secca, bloccano i Lab e velocizzano reazioni chimiche deterioranti, come la reazione di Maillard, causando maggiori perdite di proteine biodisponibili.

Preparare l'insilato a regola d'arte significa, in estrema sintesi:
  • rimuovere gli eccessi di acqua (es. tramite appassimento) e di aria (tramite compressione, con porosità massima residua 0,4) dal foraggio;
  • inoculare Lab omofermentanti a dosaggio elevato (106 UFC/g foraggio), prestando cura a non inoculare, al loro posto, i microrganismi deterioranti (non-Lab) presenti nel terreno e nello sterco;
  • coprire con materiale adatto e sigillare rapidamente per evitare le infiltrazioni di acqua e di aria durante la conservazione dell'insilato.

Lactobacillus plantarum è tra i batteri lattici omofermentanti più performanti: in un insilato ben compresso ed immediatamente sigillato domina velocemente sulla microflora indesiderata, e la fermentazione lattica (anaerobica) riduce il riscaldamento della massa, mantenendola a 5-8°C al di sopra della temperatura ambiente al caricamento, riducendo quindi la dissipazione di energia utile all'animale.

Il rischio del rialzo termico torna tuttavia durante il desilamento perché l'arieggiamento del foraggio può determinare nuove crescite di microrganismi aerobi. Questo rischio si scongiura efficacemente in un solo modo: rinnovando tutto il fronte di taglio ogni due-tre giorni.


CSL, azienda della rete d'impresa Sacco System, propone "Lactosil: la giusta direzione per gli insilati"

Con una concentrazione di 25 milioni UFC/g, Lactosil contiene una dose potente di Lactobacillus plantarum: domina la microflora non desiderata e garantisce un rapido abbassamento del pH.

Fermentazioni e reazioni chimiche deteriorative sono così contrastate, evitando perdita di calore, picchi di temperatura elevati e soprattutto, salvaguardando il valore nutritivo del foraggio, per offrire un alimento sicuro e dall'alto valore nutritivo al bestiame.

Per ulteriori informazioni visita questo sito.
Per eventuali richieste scrivere a info@saccosystem.com.