Il più importante marchio Dop del Centro Sud d'Italia nel 2015 ha immesso sul mercato oltre 41 milioni di chili di mozzarelle di bufala campana certificate, nel 25% dei casi all'estero. Con oltre 160 milioni chili di latte trasformato nei 102 caseifici coinvolti, che lo hanno acquistato nei 1371 allevamenti iscritti all'organismo di controllo, la Mozzarella di bufala campana si conferma come il quarto formaggio Dop italiano per volume e terzo per valore della produzione.
L'export è diretto principalmente in Francia, Germania, Regno Unito, Svizzera, Spagna e Stati Uniti. Proprio negli Usa questa produzione casearia ha scalzato negli ultimi cinque anni il Cheddar e il Provolone cheese, anche se negli scaffali oltreoceano il made in Italy 100% deve combattere la concorrenza dell'agropirateria e l'Italian sounding. Ma si rafforzano anche le posizioni nelle nuove destinazioni come il Medio Oriente, il Sud-Africa e l’America Latina. Questo grande interesse all'estero impone al Consorzio un aumento delle attività di vigilanza. Proprio nei prossimi giorni sarà presentata una collaborazione tra i principali Consorzi di tutela italiani in merito ad attività sui mercati esteri.
Un bilancio 2015 che soddisfa Domenico Raimondo, presidente del Consorzio di tutela Mozzarella di bufala campana Dop: ''La domanda di mercato dimostra - ha detto il presidente - quanto i consumatori apprezzino la qualità del nostro oro bianco, e anche il prezzo del latte bufalino ha raggiunto quote congrue per la filiera. Con l'emergenza 'Terra dei Fuochi' sembravamo portatori sani di diossina, nonostante solo uno dei 102 caseifici certificati si trovi in prossimità dell'area (fuori comunque, a distanza di un chilometro), e invece abbiamo avuto un buon riscatto''.
''Conoscevo da 12 anni la tutela consortile della mozzarella Dop e ho trovato - ha sottolineato il neo direttore generale Pier Maria Saccani, ex segretario Aicig - salda e ben strutturata sia come Consorzio che come realtà imprenditoriale. Ci sono tanti giovani e trasformatori e si trova lavoro nei caseifici e nei 1371 allevamenti censiti”.
Il Dqa, organismo che certifica la produzione Dop, è stato chiamato a svolgere un'intensa attività esercitata su tutti gli anelli della filiera. I controlli, in esecuzione di quanto stabilito con l'Ispettorato centrale repressione frodi del Mipaaf, anche sulla base del decreto tracciabilità della filiera bufalina italiana, sono stati eseguiti su allevamenti, conferitori e caseifici con un sistema di tracciabilità totale.
Il presidente del Dqa, Franco Valfrè, ha ripercorso le fasi della collaborazione avviata tre anni fa tra il Dipartimento Qualità Agroalimentare e la filiera della Mozzarella di bufala campana Dop: "Dall'incontro emersero le principali criticità del settore e le azioni da porre in essere per affrontare le diverse situazioni esistenti all'interno del comparto. Siamo ora al termine di un triennio di attività e i risultati ottenuti appaiono sicuramente positivi, non solo per quanto concerne le risposte fornite al piano dei controlli previsti dal Disciplinare ma anche perché comprovano la trasparenza e la sicurezza dell'intera filiera".
“Ora vanno cercati i meccanismi per la regolazione dei volumi per dare stabilità e garanzie all'intera filiera, come già avviene per il vino in Francia e altri consorzi di eccellenze casearie in Italia. Una filiera che si caratterizza anche per il 20% di vendite dirette che avvengono in caseificio e nelle aree di prossimità. Siamo davanti a un patrimonio culturale ed economico - ha concluso Leo Bertozzi, neo segretario Aicig - che sa dare l'esempio su come si deve essere competitivi sul mercato globale''.