Entrerà in vigore il 30 gennaio il regolamento Ue 16/2011 della Commissione con il quale si dettano le procedure per l'allarme rapido per gli alimenti e i mangimi. Come in risposta allo scandalo diossina scoppiato in Germania a inizio anno, questo regolamento detta con puntigliosa meticolosità le procedure da applicare per dare pratica attuazione ad un “vecchio” regolamento del 2002 (il 178/2002) con il quale era già stato istituito il sistema di allarme rapido per gli alimenti e i mangimi. A partire dalla fine di gennaio ogni paese membro della Ue sarà parte della “rete” di allerta e dovrà istituire un proprio “punto di contatto” che dovrà farsi carico di ricevere ed inviare ogni notifica di allarme e di informazione. La prima individua un rischio che richiede o potrebbe richiedere un'azione rapida in un altro paese membro. La seconda, cioè la notifica di informazione, si riferisce invece ad un rischio che non richiede interventi immediati ma più semplicemente uno stato di allerta. A queste due tipologie si aggiunge la notifica di respingimento alla frontiera per una partita di alimenti (e dunque anche di materie prime). Un episodio quest'ultimo non infrequente e dal quale può derivare il peregrinare di carichi alla ricerca di acquirenti meno scrupolosi, situazione quanto mai rischiosa per le filiere produttive che ne possono essere coinvolte anche a loro insaputa.

 

Come “funziona”

Con il nuovo regolamento tutti gli stati membri sono tenuti a garantire una efficace e soprattutto rapida comunicazione fra i “punti di contatto” degli stati membri e il “punto di contatto” della Commissione, che funge da fulcro di raccolta e diffusione delle informazioni su ogni possibile pericolo di natura alimentare. Con puntigliosità il regolamento prevede anche i tempi di notifica che per gli “allarmi” dovranno avvenire senza ritardi ingiustificati e in ogni caso entro le 48 ore dalla verifica dell'esistenza di un rischio. Ed entro le 24 ore successive tutta la “rete” dovrà essere a sua volta a conoscenza dell'esistenza del problema. In questo lasso di tempo il “punto di contatto” della Commissione controllerà la correttezza e la completezza della informazione di allarme prima di trasmetterla a sua volta ai singoli stati membri.

 

Mangimi italiani, sicuri

Mai più scandali alla diossina o a causa di altre contaminazioni, questo l'impegno che la Ue si è presa varando il regolamento. Scandali che non hanno mai riguardato le nostre produzioni di mangimi, sottolinea Silvio Ferrari, presidente di Assalzoo, l'associazione che riunisce le industrie di questo settore “L’industria mangimistica italiana - afferma Ferrari - fin dagli scandali della Bse e del caso della diossina in Belgio e anche oggi con il caso diossina in Germania, è rimasta sempre estranea da tali emergenze dimostrando la serietà delle aziende nazionali.” Il merito è anche delle pratiche di buona fabbricazione (il Codex Assalzoo) che i mangimisti sin dai primi anni '90 si sono dati e che si affiancano alle già severe norme legislative che sovrintendono la produzione di mangimi nel nostro paese. E' bene ricordare che la quasi totalità (98,2%) dei 14 milioni di tonnellate di mangimi utilizzati negli allevamenti italiani è realizzata dalle industrie italiane, il che favorisce un ottimale controllo della filiera.