L’idea di fondo, per quanto semplice e lineare, era buona. Aumentare di pochi centesimi il prezzo del latte al consumo e trasferire i maggiori ricavi agli allevatori, alle prese con aumenti di costo a due cifre e all’occorrenza anche alle imprese lattiero casearie. E per passare dalle parole ai fatti il Ministro delle politiche agricole aveva riunito a “Palazzo” il 3 luglio tutti, ma proprio tutti i protagonisti della filiera, che sino all’ultimo, però si sono fatti guerra senza quartiere. Gli allevatori davanti alle industrie a bloccare consegne e ritiri, gli industriali del latte a gridare contro gli allevatori prepotenti e invasori, le organizzazioni degli allevatori a strepitare contro le cooperative (colpevoli di non pagare il dovuto) e queste ultime a rivendicare di essere le uniche paladine a difesa dei produttori. Insomma, un baillame senza capo ne coda. E così anche l’incontro a “Palazzo” si è risolto in un nulla di fatto.

Le dichiarazioni della vigilia già lo lasciavano presagire. Assolatte, in un suo comunicato, si premurava di sottolineare che “incontreremo solo chi si impegna a rispettare le regole” e aggiungeva “stop alle minacce e alle offese. I negoziati sul prezzo del latte sono trattative economiche tra imprenditori e devono svolgersi nel rispetto delle leggi e delle regole fondamentali del mercato e dell'etica. Occupazioni e blocchi degli stabilimenti vanno ben oltre i diritti di chi manifesta.”

 

La posizione di Assolatte

Ma più dei blocchi e delle proteste,  sono le richieste degli allevatori che non trovano accoglienza da parte di Assolatte, ferma nella sua offerta di un prezzo di 0,40 centesimi al litro, contro i 0,42 chiesti dagli allevatori. "Le nostre proposte – recita un comunicato di Assolatte all’indomani dell’incontro ministeriale -  sono state strumentalizzate per imbastire una campagna diffamatoria nei confronti dell'industria, accusata di comprare latte a buon mercato per rivenderlo con ricarichi da favola. Non è vero! Anche il mondo agricolo sa che i prezzi all'ingrosso di quasi tutti i prodotti sono calati. Le cooperative degli stessi agricoltori non riescono infatti a garantire ai propri soci prezzi superiori a quelli proposti dall'industria".

 

La risposta degli allevatori

Ben diversi, e più pacati, i toni della risposta degli allevatori, che per voce di Unalat (l’unione delle associazioni dei produttori di latte) “esprime rammarico per l’assunzione di posizioni di chiusura da parte del mondo industriale nonostante il raggiungimento di significativi accordi locali e sopratutto ricordando che è interesse reciproco far funzionare un tavolo interprofessionale ove poter programmare il futuro dell’intera filiera. Chiediamo - sottolinea il presidente di Unalat, Ernesto Folli - un equo prezzo del nostro latte, una giusta remunerazione del nostro lavoro di allevatori e riconfermiamo la piena disponibilità per individuare un sistema di indicizzazione corretto e trasparente che tenga conto delle fluttuazioni dei mercati.”

Silenzio (almeno per il momento) da parte di Fedagri e delle cooperative che prima dell’incontro avevano invece rivendicato che “la battaglia dei produttori di latte per il giusto prezzo alla stalla è la battaglia dei soci delle nostre cooperative”,  ma era soprattutto una risposta ai vertici di Coldiretti, che alle cooperative avevano mandato a dire di non occuparsi a sufficienza degli interessi degli allevatori. Insomma, una delle solite divisioni di questo nostro (litigioso) mondo agricolo. Cose di poco conto.  Conta invece, questo sì, l'ennesima battuta d’arresto dell’accordo interprofessionale sul prezzo del latte in Lombardia. Importante per tutta Italia, perché destinato a fare da apripista per analoghi accordi nelle altre regioni.

 

Incontri separati

Per fortuna al ministero non hanno gettato la spugna e questa volta, anziché riunire tutta la filiera attorno ad un tavolo, si procederà con incontri separati. Per cogliere le esigenze di ogni componente e per trovare poi un punto di compromesso soddisfacente per tutti. Sempre che da parte della Gdo (la distribuzione organizzata) non ci sia ancora una volta chiusura verso un aumento del prezzo del latte al consumo. Speriamo che l’esempio dei colleghi tedeschi, che hanno invece prontamente accolto la richiesta di aumento per salvare dalla bancarotta gli allevamenti, possa essere di aiuto per uscire da questa situazione di empasse, che tanto ricorda il vecchio adagio dei due contendenti e del terzo che se la gode. Perché allevatori e industrie farebbero bene a riporre le armi ed affrontare insieme il mercato. Sempre più governato dalla Gdo.  Intanto il prezzo del latte “spot” (quello commercializzato fuori dagli accordi) è già schizzato a 43 centesimi al litro e tende ancora ad aumentare. Un motivo in più per allentare le tensioni fra le parti in causa. Se ne sono accorti anche in Toscana, dove è stato siglato un accordo che fissa ad oltre 0,42 centesimi il prezzo del latte.

 

Verso l’accordo

E che ci siano buone possibilità di arrivare ad un compromesso lo dice anche un ultimo comunicato di Assolatte, datato 9 luglio,  dove si conferma “la disponibilità per un confronto improntato al rispetto delle regole del mercato e dell'etica.” I risultati si vedranno dopo gli incontri delle parti con il ministro Zaia, in programma nella settimana dal 14 al 19 luglio

 

Foto - NickPiggot