Siccità al Sud peggiore che negli scorsi anni pure siccitosi e portate del fiume Po mai così elevate come negli ultimi 14 anni in questo periodo: è questa l'immagine che forse descrive meglio l'Italia spaccata in due dal clima che emerge dai dati dell'Osservatorio sulle Risorse Idriche dell'Anbi, Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue, e che rischia - per motivi diversi - di mettere in seria crisi il settore agricolo tanto nel Mezzogiorno quanto al Nord.

 

E con la siccità che avrebbe già messo a segno la cifra record di oltre 2,7 miliardi di danni nella sola Sicilia, secondo Confcooperative Fedagri Pesca. Un dato che, laddove trovasse conferma, significherebbe che è stato già bruciato un quarto della Produzione Lorda Vendibile dell'isola di un intero anno.

 

"Il cronoprogramma della crisi climatica avanza inesorabilmente, suggerendo urgenti interventi di adattamento. Basti pensare che chi nasce oggi verosimilmente non vedrà l'apocalittico allagamento marino di Roma, Venezia e parte della Pianura Padana, ma quasi certamente subirà la crisi dell'economia costiera, compromessa dall'innalzamento del mare già entro fine secolo" sottolinea Francesco Vincenzi, presidente dell'Anbi.

 

"Per questo - aggiunge Massimo Gargano, direttore generale di Anbi - sentiamo l'esigenza di ragionare sull'Italia dopo il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, come recita il tema della nostra annuale Assemblea nazionale di inizio luglio a Roma".

 

Siccità dalle Marche al Lazio

Secondo i dati dell'Anbi, che danno un Nord saturo d'acqua dalle Alpi fino all'Appennino tosco emiliano, con tutti i rischi di danni a colture conseguenti, nelle Marche tornano a crescere, pur mantenendo livelli più bassi dello scorso quinquennio, i corsi d'acqua marchigiani Potenza, Esino, Tronto e Nera; gli invasi trattengono oltre 50 milioni di metri cubi di acqua, un valore superiore alla media del periodo.

 

Ma basta scendere in Umbria per rendersi conto che le modeste piogge cadute nei giorni passati non hanno scalfito il deficitario bilancio idrico del lago Trasimeno, il cui livello si è ridotto di ulteriori 2 centimetri, allontanandosi ulteriormente dal limite di meno 120 centimetri sul zero idrometrico, indicato come soglia vitale per l'ecosistema; le portate dei fiumi Topino, Chiascio e Paglia restano sostanzialmente invariate.

 

Nel Lazio, nonostante una minima crescita di portata registrata a Roma, il fiume Tevere non abbandona la difficile condizione, che perdura da molti mesi: l'attuale flusso (circa 77 metri cubi al secondo) è il 46% del consueto in questo periodo. Decrescono anche Aniene, Fiora e Velino, così come inarrestabile appare la discesa dei livelli nei laghi dei Castelli Romani: Albano tocca l'altezza idrometrica di 2,38 metri (ad aprile era 24 centimetri più alto) e Nemi perde ulteriori 3 centimetri, registrando -57 centimetri sul 2023, indicato come uno degli anni più siccitosi dello scorso ventennio.

 

Sud, scorte d'acqua in caduta libera

Nessuna significativa pioggia ha mitigato la gravissima aridità, che attanaglia da quasi un anno il Sud Italia: mentre al Nord i corpi idrici sono al colmo, in Basilicata le riserve d'acqua stoccata nei bacini artificiali sono calate di 12 milioni di metri cubi in una settimana ed il deficit sul 2023 è salito a quasi 194 milioni di metri cubi.

 

Anche in Puglia sono 12 i milioni di metri cubi d'acqua rilasciati dagli invasi della Capitanata ed il deficit rispetto ai volumi invasabili è di circa il 56%; non va meglio nel Sud della regione: nel basso Salento, da inizio 2024, la pioggia caduta è stata mediamente di 169 millimetri (a Santa Maria di Leuca, solo 125,5 millimetri) registrando quindi -45% sull'andamento climatico consueto.

 

Siccità, i danni in provincia di Taranto

Gravi danni da siccità alle colture della provincia di Taranto: frumento, agrumi, olivi, ortive e vigneti le più colpite. È quanto emerge dal monitoraggio condotto da Confagricoltura Taranto sui danni prodotti dalla siccità che affligge il territorio ormai da mesi. "La situazione è ulteriormente aggravata dalla mancanza di fornitura idrica per uso irriguo, dovuta al mancato apporto dalla Basilicata e ai continui guasti sugli impianti e sulle condotte gestiti dal Consorzio di Bonifica, Arif e Acque del Sud" sottolinea una nota di Confagricoltura Taranto.

 

"La situazione è allarmante e richiede interventi immediati - evidenzia il presidente di Confagricoltura Taranto Luca Lazzàro -. La siccità sta mettendo in ginocchio le nostre colture e, di conseguenza, l'intera economia agricola della provincia. È fondamentale garantire l'approvvigionamento idrico necessario e sostenere i nostri agricoltori in questo momento di grave difficoltà. Senza un'azione concreta e tempestiva, rischiamo di perdere gran parte del nostro patrimonio agricolo".

 

"La tenuta sociale ed economica delle nostre comunità rurali - ha inoltre detto Lazzàro - dipende dalla capacità di affrontare e superare questa emergenza".

 

L'assenza di acqua per uso irriguo sta colpendo tutti i territori serviti dall'ex Consorzio di Bonifica Stornara e Tara e dall'Arif, inclusi i comuni di Laterza, Ginosa, Castellaneta, Palagianello, Palagiano e Massafra. Nella zona orientale della provincia, inclusi Taranto e i comuni sudorientali, la situazione è particolarmente critica. Qui, i pozzi di falda, sempre meno ricchi di acqua, mostrano un preoccupante aumento della salinità.

 

Già da marzo 2024 si sono registrati danni agli agrumeti della fascia ionica da Ginosa a Massafra, ma oggi è evidente che la siccità e la mancanza di irrigazione stanno causando danni diffusi a diverse colture.

 

Le colture maggiormente colpite sono dunque il frumento con conseguente scarsissima resa per ettaro; agrumi e fruttifere, colpiti da cascola dei frutticini; olivo, cascola in fase di allegagione; colture ortive, perdita del raccolto o mancata piantumazione per assenza di acqua; vigneti (da vino e da tavola), si teme un danno superiore al 50% rispetto alle rese abituali, con grappoli di dimensioni ridotte e spargoli.

 

La crisi idrica in Calabria e Sicilia

Tornando ai dati dell'Anbi, in Calabria il letto del fiume Ancinale è ormai praticamente asciutto; il Coscile registra un calo, mentre il Lao, pur guadagnando qualche metro cubo d'acqua in alveo rispetto alla scorsa settimana, mantiene una portata nettamente inferiore a quella del periodo (-55%).

 

In Sicilia, dove ormai la temperatura non scende mai sotto i 20 gradi, le piogge, che hanno beneficato qualche zona (16,8 millimetri a Linguaglossa, sulle pendici dell'Etna), non hanno purtroppo ristorato le aree in maggiore difficoltà: zero precipitazioni sulla costa orientale a Sud di Catania, zero su tutta la provincia di Siracusa, così come su quella di Ragusa.

 

Danni in Sicilia per 2,7 miliardi di euro

"La siccità estrema che colpisce in questi giorni la Sicilia sta arrecando gravi danni al comparto agricolo, stimati già in 2,7 miliardi di euro, pari a un quarto del valore della produzione agricola regionale. Chiediamo al Governo un intervento immediato, che passi attraverso il riconoscimento dello stato di emergenza nazionale e una piena operatività del Fondo Mutualistico Nazionale. Va reso altresì al più presto operativo il sistema dei risarcimenti e occorrono nel contempo incentivi per sviluppare e implementare il sistema assicurativo agricolo". È quanto chiede il presidente di Confcooperative Fedagripesca Carlo Piccinini in merito alla difficile situazione che si è venuta a creare in Sicilia, a causa dell'aumento delle temperature che sta causando siccità, avanzata del cuneo salino e impoverimento dei suoli.

 

"I raccolti di grano sono fortemente a rischio - spiega Piccinini - l'ortofrutta è in sofferenza e anche la vendemmia regionale alle porte rischia di subire un duro colpo, con il paradosso che solo fino a poco fa le aziende hanno fatto ricorso dapprima alle misure di distillazione e poi a quelle sulla vendemmia verde, finalizzate all'obiettivo di contenere la produzione".

 

Secondo il presidente di Confcooperative Fedagripesca, "è in generale tutto il quadro a livello nazionale a destare preoccupazioni, a causa di eventi climatici estremi: al Nord preoccupano le eccessive piogge, al Sud gli invasi sono ai minimi storici. Questa situazione compromette i raccolti e la redditività stessa delle imprese agricole". Per questo Confcooperative Fedagripesca sottolinea "la necessità di un'azione rapida e coordinata a livello nazionale per affrontare la crisi climatica e garantire la sopravvivenza del settore agricolo, fondamentale per l'economia e la sicurezza alimentare del Paese".

 

La Sicilia investe nel comparto irriguo

Interventi sulle reti irrigue nel palermitano e nel trapanese per quasi 19 milioni di euro. Questo l'ammontare delle somme che finanziano due bandi di gara pubblicati rispettivamente dal Consorzio di Bonifica di Palermo e da quello di Trapani. "Contro la siccità - spiega il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani - interveniamo per dare risposte concrete al settore agricolo, utilizzando sino in fondo le risorse nazionali a disposizione. Dobbiamo impiegare al meglio l'acqua disponibile e ridurre perdite e sprechi. Lavoriamo senza sosta al fianco degli imprenditori agricoli per risolvere criticità che esistono da troppo tempo, ammodernare e rendere più efficienti impianti e reti irrigue nelle nostre campagne, servire più porzioni di territorio, ridurre i consumi e garantire anche l'ambiente".

 

La prima delle due gare, per un importo complessivo di quasi 10 milioni su finanziamento del Masaf, Ministero dell'Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, riguarda l'affidamento dei lavori necessari per utilizzare integralmente le acque del serbatoio di Garcia sul fiume Belice, in provincia di Palermo. Si tratta del primo lotto funzionale per la manutenzione straordinaria della distribuzione irrigua del comprensorio "Dagale-Renelli".

Intervento necessario a causa del deterioramento delle infrastrutture esistenti, in esercizio da oltre 30 anni. Sarà ripristinata la funzionalità dell'impianto, grazie al rinnovamento delle apparecchiature elettromeccaniche di sollevamento e di altre parti di condotte e strumentazioni irrigue che servono oltre 100 ettari di terreni.

 

Il secondo bando, per un importo di 8,7 milioni, anche in questo caso su finanziamento del Ministero dell'Agricoltura, mira al rifacimento delle rete irrigua della conca del fiume Delia, in territorio di Mazara del Vallo, in provincia di Trapani. Il progetto prevede di adeguare la rete di distribuzione per ridurre le perdite e renderla più efficiente grazie all'impiego di strumentazioni di telecontrollo gestite da remoto dal Consorzio di Bonifica e il rifacimento di tratti di vecchie condotte per circa 140 chilometri.