La si scorge di lontano, percorrendo la SP 477 di recente riaperta, e Castelluccio di Norcia sembra sempre la stessa: domina l'altipiano, i campi e le praterie normalmente ricche di foraggio per il bestiame. E' solo avvicinandosi che si percepisce l'entità del dramma, il paese, con il terremoto che quasi un anno fa ha colpito il Centro Italia, è completamente distrutto.

Ciò che non è andata persa invece è la tradizione della coltivazione della famosa lenticchia di Castelluccio. Fra luglio e agosto, ogni anno, i campi circostanti pullulano di mietitrebbie, è il momento della raccolta. Il territorio si estende per 2000 ettari, interamente all'interno del Parco dei Monti Sibillini, fra Marche e Umbria. Piccola e schiacciata al centro, è stata riconosciuta Igp e per questo segue un disciplinare preciso. La pianta ha un'altezza variabile fra i 20 e i 40 centimetri mentre il peso di 1000 semi deve essere di circa 23 grammi.

I terreni intorno a Castelluccio sono sassosi, con alta dotazione di fosforo e bassa disponibilità di potassio.
Il terreno qui – ci ha raccontato Ottavio Testa dell'azienda agricola di Castelluccio di Norcia che coltiva 250 ettari - è ricco di calcare e di sostanze, per questo la lenticchia contiene proteine e ferro”.
Quest'anno, vista la siccità che ha colpito in tutta Italia, la raccolta è stata in parte anticipata e di certo, a fine stagione, si potrà conteggiare un calo di produzione: “Ancora non siamo in grado di quantificare – ha detto ancora Testa – ma sappiamo che parte della minore produzione sarà compensata dalla maggiore qualità del prodotto”.

Dopo la preparazione dei terreni e la semina, in primavera, la coltura non ha bisogno di molte cure: non teme le infestanti, né attacchi di funghi o insetti. Il fatto di crescere a 1400 metri sopra il livello del mare la protegge dai parassiti che non la attaccano neanche in fase di stoccaggio.
Le infestanti - ha detto ancora Ottavio Testa – vengono tenute a bada semplicemente con la pratica della rotazione. Essendo all'interno di un Parco infatti non possiamo utilizzare alcun diserbante. Normalmente alterniamo con lupinella, grano e farro”.

La presenza di infestanti ha fatto la fortuna turistica della Piana di Castelluccio: la famosa fioritura infatti non è dovuta ai piccoli fiori bianchi della leguminosa bensì all'esplosione di colori delle altre piante: dal fiordaliso al papavero alla colza selvatica.
 

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