Ciò che non è andata persa invece è la tradizione della coltivazione della famosa lenticchia di Castelluccio. Fra luglio e agosto, ogni anno, i campi circostanti pullulano di mietitrebbie, è il momento della raccolta. Il territorio si estende per 2000 ettari, interamente all'interno del Parco dei Monti Sibillini, fra Marche e Umbria. Piccola e schiacciata al centro, è stata riconosciuta Igp e per questo segue un disciplinare preciso. La pianta ha un'altezza variabile fra i 20 e i 40 centimetri mentre il peso di 1000 semi deve essere di circa 23 grammi.
I terreni intorno a Castelluccio sono sassosi, con alta dotazione di fosforo e bassa disponibilità di potassio.
“Il terreno qui – ci ha raccontato Ottavio Testa dell'azienda agricola di Castelluccio di Norcia che coltiva 250 ettari - è ricco di calcare e di sostanze, per questo la lenticchia contiene proteine e ferro”.
Quest'anno, vista la siccità che ha colpito in tutta Italia, la raccolta è stata in parte anticipata e di certo, a fine stagione, si potrà conteggiare un calo di produzione: “Ancora non siamo in grado di quantificare – ha detto ancora Testa – ma sappiamo che parte della minore produzione sarà compensata dalla maggiore qualità del prodotto”.
Dopo la preparazione dei terreni e la semina, in primavera, la coltura non ha bisogno di molte cure: non teme le infestanti, né attacchi di funghi o insetti. Il fatto di crescere a 1400 metri sopra il livello del mare la protegge dai parassiti che non la attaccano neanche in fase di stoccaggio.
“Le infestanti - ha detto ancora Ottavio Testa – vengono tenute a bada semplicemente con la pratica della rotazione. Essendo all'interno di un Parco infatti non possiamo utilizzare alcun diserbante. Normalmente alterniamo con lupinella, grano e farro”.
La presenza di infestanti ha fatto la fortuna turistica della Piana di Castelluccio: la famosa fioritura infatti non è dovuta ai piccoli fiori bianchi della leguminosa bensì all'esplosione di colori delle altre piante: dal fiordaliso al papavero alla colza selvatica.
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