L'Italia conserva il terzo posto, dietro a Spagna e Francia, fra i principali produttori di carne di coniglio a livello europeo, ma il numero di allevamenti professionali va contraendosi.

Solo nei primi sei mesi di quest'anno la produzione si è ridotta di quasi il 7% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.

Una situazione che si replica a livello europeo, con una produzione che nei cinque anni fra il 2018 e il 2022 si è ridotta del 37%.

È questo uno degli elementi di spicco che emerge dal recente report curato da Ismea sul settore cunicolo.

 

Costante flessione

La filiera cunicola in Italia conserva un grado di autosufficienza prossimo al 100% solo grazie al contestuale calo dei consumi, diminuiti del 35% negli ultimi dieci anni.

Nel 2023 la spesa per l'acquisto di carni di coniglio è stata di 126 milioni di euro, appena l'1% rispetto al novero complessivo di tutte le carni.

Una flessione proseguita anche nel 2024, che nei primi otto mesi registra una perdita dell'8,7%.

 

Il mercato

La produzione è sfavorita da una forte volatilità del mercato, che alterna periodi di quotazioni elevate ad altri che vedono prezzi al limite dei costi di produzione.

Per gran parte del 2024 le quotazioni all'origine sono rimaste al di sotto di quelle dell'anno precedente.

Per gli operatori è difficile in queste condizioni programmare le attività.

 

I punti di debolezza

Le analisi di Ismea evidenziano poi la disaffezione per le carni di coniglio per le fasce più giovani della popolazione.

Molteplici le cause di questa progressiva caduta che porta le carni di coniglio a giocare un ruolo secondario, quasi di nicchia.

Il prezzo al dettaglio elevato e una certa difficoltà nella preparazione culinaria di queste carni sono elementi a sfavore. Scarsa inoltre la proposta di tagli pronti a cuocere.

La tendenza a considerare il coniglio assimilabile agli animali da compagnia è un ulteriore elemento che contribuisce ad allontanare il consumatore da queste carni.

 

Le potenzialità

Eppure le carni di coniglio hanno potenzialità inespresse di rilievo.

Fra queste le ottime caratteristiche nutrizionali e dietetiche, come il limitato apporto di colesterolo e la bassa allergenicità.

La dieta completamente vegetale dei conigli e il loro particolare metabolismo (una sorta di ruminante mancato) ne fanno un animale in linea con le sfide ambientali.

Più d'una le iniziative di proporlo come specie adatta a rispondere ai problemi alimentari che ancora affliggono nel mondo le aree più povere.

Prerogative che andrebbero divulgate e promosse per rilanciarne il consumo, favorendo di conseguenza lo sviluppo degli allevamenti.