C'è un nuovo allarme che sta preoccupando il mondo apistico: un nuovo acaro parassita è stato ritrovato su colonie di api mellifiche sulle coste orientali del Mar Nero in Georgia e in Russia, nelle provincie di Rostov sul Don e di Krasnodar, e quindi di fatto in Europa, almeno dal punto di vista geografico.
Si tratta di Tropilaelaps mercedesae, un piccolo acaro del genere Tropilaelaps, segnalato in due distinti articoli scientifici: uno sul Journal of Apicultural Research, relativo ai ritrovamenti in Russia, e uno sul Journal of Apicultural Science, sulla presenza dell'acaro in Georgia, pubblicazione quest'ultima a cui hanno partecipato anche i ricercatori italiani del Crea Giovanni Cilia e Cecilia Costa.
Chi è Tropilaelaps mercedesae
Tropilaelaps mercedesae è un parassita di tre specie di api asiatiche: Apis dorsata, Apis laboriosa e Apis breviligula.
Tuttavia già da diversi anni ha fatto quello che si chiama un salto di specie e ha iniziato a parassitizzare anche Apis mellifera, l'ape da miele europea, importata e utilizzata ormai quasi in tutto il mondo per la produzione di miele e degli altri prodotti apistici.
Fino ad oggi però le colonie di Apis mellifera attaccate da questo acaro erano segnalate solo in Asia, in particolare in Cina, India, Afganistan, Pakistan, Uzbekistan, Thailandia, Papua Nuova Guinea, Corea del Sud e Vietnam.
Tropilaelaps mercedesae è un acaro dal corpo stretto e lungo, di colore bruno rossastro e di dimensioni piuttosto piccole: circa 1 millimetro di lunghezza e 0,5 millimetri di larghezza.
Come tutti gli acari ha quattro paia di zampe, anche se il primo paio è più lungo degli altri e assomiglia a delle antenne, e in effetti ha anche una funzione sensoriale.
Il ciclo biologico e il comportamento di Tropilaelaps mercedesae è simile a quello della varroa. Le femmine gravide entrano in una cella di covata durante l'opercolatura e depongono le uova sulle larve e sulle pupe delle api.
Dalle uova nascono sia maschi che femmine che raggiungono l'età adulta nel giro di poche ore e si accoppiano sempre all'interno della cella.
A differenza della varroa le femmine di Tropilaelaps mercedesae depongono in genere meno uova, ma è frequente che più femmine di questo acaro entrino nella stessa cella senza che ci siano ripercussioni sulla loro fecondità.
Come la varroa, anche le femmine di Tropilaelaps mercedesae preferiscono le celle di covata dei fuchi.
Una grossa differenza tra le due specie di acari invece è la lunghezza della fase foretica, cioè il tempo che gli individui possono passare fuori dalle celle opercolate.
Gli esemplari di Tropilaelaps mercedesae infatti in media stanno sulle api adulte fuori dalle celle non più di 1-2 giorni a differenza della varroa che in media ci sta circa 13 giorni.
Al di là di queste differenze varroa e Tropilaelaps mercedesae hanno una biologia abbastanza simile e questo fa sì che ci sia una competizione, anche se questo non esclude la possibilità che i due parassiti possano infestare contemporaneamente lo stesso alveare.
Sintomi e danni
L'infestazione da Tropilaelaps mercedesae porta ad un aumento della mortalità delle pupe - che spesso appaiono disopercolate per l'attività di rimozione da parte delle api operaie - ad una riduzione dell'aspettativa di vita delle api adulte e ad un generale indebolimento anche grave degli alveari.
Per il momento invece ci sono pochi studi sulla sua capacità di trasmettere virus, anche se il virus delle ali deformate (DWV) è stato ritrovato negli acari e una maggiore carica virale è stata rilevata nelle pupe attaccate.
I sintomi principali sono quindi una mortalità anomala della covata, la presenza di pupe disopercolate e di api morte prima dello sfarfallamento con la ligula di fuori e una generale debolezza degli alveari. Sintomi quindi simili a quelli di un'infestazione da varroa.
E anche i metodi per la diagnosi sono simili a quelli usati per la varroa.
Si può infatti ricercare gli acari nelle celle di covata, o fare il test dello zucchero a velo per trovare gli esemplari in fase foretica sulle api adulte, o analizzare la presenza di acari morti o vivi tra i detriti nei vassoi diagnostici sotto le arnie, o utilizzando fogli adesivi bianchi sul fondo dell'arnia in caso non si usino arnie a fondo a rete.
Oltre a questo è possibile effettuare una diagnosi molecolare, ricercando il Dna dell'acaro in campioni di api adulto o meglio ancora di covata.
Controllo e difesa
In Asia la lotta chimica è basata su principi attivi normalmente usati anche per la varroa, come il tau fluvalinate e l'amitraz, per quanto riguarda gli acaricidi di sintesi e l'acido formico e il timolo, a volte usato insieme all'acido ossalico, per i trattamenti in biologico.
Attualmente però nell'Unione Europea non esistono farmaci veterinari registrati per la lotta a Tropilaelaps mercedesae, anche perché ad oggi non è presente. Quindi nel caso arrivasse sarà necessario provvedere alla registrazione di prodotti specifici.
Il controllo di questo acaro può essere fatto anche con altri metodi. La rimozione della covata maschile potrebbe essere interessante, dal momento che l'acaro preferisce le celle dei fuchi.
Piuttosto efficaci sono le tecniche di blocco o di asportazione di covata, che hanno un'elevata efficacia anche da soli, visto che la capacità di Tropilaelaps mercedesae di sopravvivere fuori dalle celle opercolate è piuttosto ridotta.
Da un certo punto di vista si potrebbe essere portati a pensare che Tropilaelaps mercedesae sia una sorta di varroa di serie B e la cosa sarebbe una sottovalutazione molto pericolosa del problema.
Attualmente le conoscenze su questo acaro sono piuttosto ridotte e non è ancora chiara quale sia la sua effettiva pericolosità, soprattutto in un contesto ormai estremamente complicato per le api da miele sempre più provate da parassiti, patogeni, predatori, inquinanti e fattori climatici.
E la prima e fondamentale forma di difesa al momento è quella di evitare che arrivi da noi e quindi di mantenere alto il livello di sorveglianza e nello stesso tempo cercare di aumentare le conoscenze su questa specie.
Materiale di approfondimento consigliato
Ecology, Life History, and Management of Tropilaelaps Mites di De Guzman et al., 2017