La vita delle organizzazioni sindacali agricole e delle proprie filiazioni vive un momento di particolare effervescenza. Altragricoltura il 25 ottobre 2024 ha avviato la fase costituente del nuovo sindacato Confederazione Sindacale per la Sovranità Alimentare delle Imprese dell'Agricoltura, dell'Allevamento e della Pesca, Cssa.
Negli stessi giorni Filiera Italia, l'associazione di aziende agroalimentari animata da Coldiretti e che spinge per i progetti integrati di filiera, ha partorito Filiera Pasta, che seguirà la delicata filiera grano duro pasta.
Nasce la Confederazione Sindacale per la Sovranità Alimentare
Con la riunione online del 25 ottobre 2024 l'Assemblea convocata da Altragricoltura ha dato avvio alla fase costituente della Confederazione Sindacale per la Sovranità Alimentare delle Imprese dell'Agricoltura, dell'Allevamento e della Pesca.
L'Assemblea costituente si è snodata in quattro ore di serrato dibattito dopo oltre due mesi di preparazione con sette seminari organizzativi, diverse riunioni di approfondimento e tre assemblee preparatorie. Oltre cento partecipanti provenienti da quindici regioni. Trentatré interventi fra le relazioni (sei), dieci interventi di ospiti esterni (sindacati e organizzazioni nazionali, reti e movimenti territoriali e nazionali).
È stata approvata la modifica dello statuto per affrontare la fase costituente della confederazione, che consentirà nel tempo necessario - dai 18 ai 24 mesi - il doppio tesseramento delle aziende agricole e della pesca, in modo da permettere il graduale passaggio, con tanto di fascicolo aziendale al seguito, al nuovo soggetto sindacale. Confermata la convenzione con il Caa degli Agrotecnici Canapa - già presente con sessanta sportelli su tutto il territorio nazionale - per la gestione dei fascicoli aziendali delle imprese agricole. In questa fase la confederazione punta molto anche su quel 48% di agricoltori italiani che non sono iscritti ad alcuna organizzazione datoriale agricola.
L'assemblea costituente ha provveduto all'adozione di dodici documenti posti a base del processo, una relazione generale e sedici tra ordini del giorno e raccomandazioni che impegnano al lavoro sin da subito la neoeletta Direzione nazionale con quarantacinque componenti (di cui tredici tecnici e trentadue imprenditori) rappresentativi delle prime tredici regioni e delle prime quattro federazioni di settore e delle associazioni di scopo che alla prima tappa (la conferenza di organizzazione nazionale che si terrà in primavera) verrà integrata fino a sessantacinque componenti estendendo il processo a tutte le regioni italiane e allargandolo ai progetti che si stanno mettendo in campo.
A capo dell'organizzazione ora diventata confederale sono stati riconfermati alla presidenza l'agricoltore siciliano Tano Malannino, mentre Gianni Fabbris, già coordinatore nazionale di Altragricoltura, è ora il segretario generale confederale con Pasquale D'Agostino (allevatore campano) che assume la carica di tesoriere nazionale supportato da una commissione per "l'autonomia finanziaria".
Della struttura della confederazione nazionale faranno parte sia i nodi territoriali, sia le associazioni di settore e di scopo e dei soggetti a tutela di interessi trasversali. In tal senso si è già costituita la Rete dei Pescatori Artigianali del Mediterraneo, che sarà un soggetto autonomo federato in seno alla confederazione; inoltre l'assemblea costituente ha salutato la nascita della Associazione Pastori e Allevatori Italiani, dell'Associazione per il Biologico e del Progetto Unione tra i Pescatori, Agricoltori e Artigiani, in via di sviluppo con la Confederazione Nazionale dell'Artigianto, Cna.
Perché un nuovo sindacato
Il segretario generale confederale Gianni Fabbris, spiega così il perché della nascita del nuovo sindacato: "Per l'esperienza, la storia, le capacità tecniche, la credibilità e le condizioni concrete, Altragricoltura avrebbe potuto annunciare la nascita del nuovo sindacato senza perdere altro tempo. Invece Altragricoltura - dopo circa trent'anni di storia di lotte, proposte, resistenze - ha calato la carta: scegliamo la via dell'inclusione, dell'ascolto, del pieno coinvolgimento di quanti decideranno di ricostituire su base democratica l'autonomia del progetto confederale per superare la crisi imposta all'agroalimentare ed alla società dalla globalizzazione neoliberista dei mercati e si avvia il percorso per restituire dignità a chi lavora la terra e nel mare ed a chi cerca un rapporto giusto con il cibo e i territori".
Il segretario confederale sottolinea: "Una cosa deve essere chiara: non abbiamo l'obiettivo di essere l'ennesima sigla da sindacalismo autonomo di base ma di essere la più larga, popolare, inclusiva organizzazione del sindacalismo confederale".
Si tratta - secondo Fabbris - di "mettere in campo una parte decisiva del processo per lavorare alla Nuova Riforma dell'Agricoltura della Pesca e del Cibo. Una parte di una strategia che si alimenta delle lotte e delle mobilitazioni contro la crisi sostenendole e alimentandole: non a caso, il primo atto della nuova confederazione è il sostegno alla conferenza organizzativa indetta dal Coapi, il Coordinamento tra i movimenti di Agricoltori e Pescatori, in lotta e che punta a far ripartire la mobilitazione sulle vertenze in atto per chiedere la dichiarazione dello stato di crisi per l'agricoltura e la pesca in Italia".
Altro pezzo della strategia è il percorso dell'Alleanza Sociale per la Sovranità Alimentare, che associa - tra gli altri - organizzazioni dei lavoratori dipendenti dell'agroalimentare e dei cittadini consumatori e "si batte per il consumo consapevole di un cibo sano, di territorio, giusto verso i diritti di chi lo produce e chi lo consuma". In tale snodo resta fondamentale "riorganizzare le imprese del settore primario (agricoltura, allevamento e pesca) insieme a quelle dei trasformatori artigianali e delle piccole imprese della distribuzione, con l'Unione degli Agricoltori, dei Pescatori e degli Artigiani".
Nasce così il percorso per il nuovo soggetto sindacale di rappresentanza delle istanze di riforma assumendo la sovranità alimentare e l'agroecologia come base su cui ricostruire le comunità della terra e del cibo.
Nasce Filiera pasta per rafforzare il settore
All'interno di Filiera Italia nasce Filiera pasta, con l'obiettivo di tutelare l'intero settore italiano della pasta e valorizzare il made in Italy di qualità. Proprio nel momento storico in cui sale l'import in Italia con 1,5 miliardi di chili di grano straniero per produrre la pasta, di cui quasi un terzo proveniente da Turchia e Kazakistan arriva la costituzione di una realtà che risponde alla necessità di creare una nuova struttura finalizzata a rafforzare la tutela degli interessi dell'intera filiera della pasta e promuovere la sua distintività nel mercato nazionale e mondiale.
Per questo, Filiera pasta, lanciata alla presenza del ministro dell'Agricoltura, Francesco Lollobrigida, dell'amministratore delegato di Filiera Italia Luigi Scordamaglia del presidente di Coldiretti Ettore Prandini e del segretario generale Vincenzo Gesmundo, si pone alcuni obiettivi importanti tra i quali la difesa e la tracciabilità lungo la filiera, la promozione delle tradizioni e delle distintività manifatturiere dei diversi pastifici e la ricerca e l'innovazione della produzione per aumentare produttività e sostenibilità, tutte al fine di garantire la distintività del settore e contrastare il fenomeno dell'omologazione dei processi produttivi della pasta e della corsa a ribasso degli standard che avvantaggiano altri Paesi produttori.
Altro fondamentale obiettivo, è quello di spiegare al consumatore che spendere qualche centesimo in più quotidianamente per un prodotto italiano di migliore qualità conviene e aiuta ad assicurare una più equa ripartizione del valore aggiunto tra le varie fasi della filiera a partire dalla produzione agricola nazionale.
"Rappresentare e tutelare gli interessi di intere filiere agroalimentari - ha commentato Ettore Prandini, presidente Coldiretti - che fondano la loro attività produttiva sulla qualità e sul legame tra innovazione e tradizione - a partire dalla pasta per la quale il nostro Paese vanta la leadership mondiale con un fatturato complessivo che ha superato i 6,3 miliardi di euro - non è solo il primo obiettivo di Filiera Italia, bensì quello di tutte quelle aziende storiche italiane che per preservare l'arte della produzione della pasta italiana e promuovere il made in Italy di alta qualità in Italia e nei mercati esteri decidono di fare sistema".
"Con Filiera pasta - ha dichiarato Vincenzo Gesmundo segretario generale Coldiretti - l'Associazione Filiera Italia realizza anche nel settore del grano e della pasta fondamentale per il nostro made in Italy, quella alleanza tra agricoltori e industrie di trasformazione già realizzata in altre filiere. Rilancio e valorizzazione del grano italiano, contratti di filiera che assicurino un'equa ripartizione del valore aggiunto, comunicazione e promozione per differenziare sul mercato internazionale questo prodotto distintivo da quello omologato ed Italian sounding. Questi i valori alla base della neonata organizzazione di Filiera Italia".
"In uno scenario dove la globalizzazione dei mercati porta con sé grandi opportunità, ma anche rischi di omologazione degli alimenti - spiega Luigi Scordamaglia, amministratore delegato di Filiera Italia - le aziende del comparto che credono nelle proprie specificità intendono puntare sulla riconoscibilità e sul valore premium della pasta italiana nei mercati internazionali, anche per contrastare la concorrenza sempre più diffusa e agguerrita di prodotti a basso costo realizzati in Turchia, Spagna ed altri Paesi. Per questo lanciamo insieme al ministro Lollobrigida la nascita di un nuovo strumento organizzativo all'interno della compagine associativa di Filiera Italia che mira a realizzare attività e iniziative di formazione, supporto tecnico verso i propri soci, sensibilizzazione, ricerca e sviluppo, tutela e valorizzazione della filiera. E soprattutto rappresentanza, tramite Filiera Italia, ai tavoli istituzionali nazionali ed europei".
"Un impegno - prosegue Scordamaglia - che ha portato diversi produttori a investire nella differenziazione dei propri prodotti, qualificando e rivitalizzando l'offerta verso i consumatori, tanto con riguardo ai metodi di lavorazione certificati, quanto alla selezione delle materie prime e fino alla etichettatura residui zero".