Nel prossimo futuro varrà 85 miliardi di dollari il business della carne non carne, quella fabbricata in laboratorio o quella assemblata con vegetali e altri ingredienti.

È questa la previsione di Systemiq, società di analisi sui futuri scenari "decarbonizzati".

 

A fare gola non è tanto il valore economico, ma quello sociale e politico che tale scenario può racchiudere.

Oggi i prodotti di origine animale non hanno "padroni", realizzati come sono da milioni di allevatori nel mondo.

Domani potrebbero essere nelle mani di pochi, magari con la protezione di insormontabili vincoli brevettuali.

 

Nuove evidenze

Non stupisce allora che per farsi spazio in questo promettente mercato si sia disposti a fare "guerra" alla carne, quella vera, o al latte, altro prodotto di origine animale da sostituire con "bevande" assai remunerative per chi le produce.

Così si affida alla scienza il compito di dimostrare che la carne fa male, molto male, tanto da indurre il cancro.

Tralasciando alcuni dettagli importanti, come il metodo di cottura (le alte temperature sulla griglia) o le quantità (esagerate) di consumo prese in esame da chi ha condotto tali ricerche.

Una campagna denigratoria insistente, che ha convinto molti, medici compresi.

 

Poi ecco arrivare una nuova ricerca che afferma il contrario.

Alcune proteine della carne e del latte prevengono i tumori all'intestino.

Ma nessuno ne parla. Già in precedenza si era dimostrato che nella carne rossa è presente una molecola (acido trans-vaccenico) che ha un'azione coadiuvante nelle terapie antitumorali.

 

Le politiche anti allevamento

Gli interessi delle lobby della carne non carne, come quelle del latte non latte, hanno poi formidabili alleati nelle istituzioni europee e nazionali.

È bastato convincere tutti che i cambiamenti climatici e l'inquinamento che ne è la causa fossero dovuti agli allevamenti.

In Olanda, per fare un esempio, si pagano gli allevatori che decidono di chiudere le loro aziende e in Danimarca si propone una tassa sulle vacche.

Ai cittadini inglesi si chiede di dimezzare il consumo di carne per ridurre l'inquinamento.

 

In Italia, altro esempio, si sta discutendo un progetto di legge (numero 1760, con firme bipartisan) che si ripromette di chiudere gli allevamenti.

Potranno sopravvivere solo i piccoli allevamenti, ovviamente liberi.

Il risultato, ignoto ai proponenti, regalerebbe prezzi da oreficeria per latte e carne e maggiore inquinamento.

Perché gli allevamenti, quelli protetti che si insiste a definire intensivi, sono la soluzione, non il problema.

AgroNotizie® lo ha spiegato con dovizia di particolari.

Come pure è falso puntare il dito contro la zootecnia quando si parla di polluzione ambientale. Altre sono le reali fonti di emissione di carbonio in atmosfera.

Anche questo è già stato spiegato e dimostrato su AgroNotizie®.

 

Una filiera divisa

A dispetto di queste verità l'assedio contro la zootecnia non rallenta, alimentato com'è dagli enormi interessi economici in ballo.

Difficile contrastarne gli effetti, tanto più che i "fabbricatori" di alimenti sono accomunati da interessi univoci.

Al contrario la filiera della carne "vera" e del latte "vero", vede protagonisti fra loro divisi, a volte in aperta conflittualità, incapaci di una visione comune.

C'è invece bisogno di un grande impegno nel far conoscere la realtà degli allevamenti, fatta di attenzione verso il benessere degli animali, di riduzione dell'impatto ambientale, di una forte contrazione nell'uso di farmaci veterinari.

 

Priorità: comunicare

Comunicare e far conoscere tutto ciò è complicato e costoso, perché le "buone notizie" faticano a trovare spazio sui media.

Tutta la filiera delle produzioni animali dovrebbe impegnarsi su questo fronte e fare proprie le parole di Paolo De Castro, noto protagonista delle vicende agricole europee e oggi presidente di Filiera Italia.

"Senza zootecnia non c'è sviluppo per il settore agricoltura e anche per il sociale. Noi dobbiamo e possiamo raccontarci meglio".

Queste le affermazioni di De Castro in occasione di Fazi, importante manifestazione fieristica che si è svolta in questi giorni a Montichiari, in provincia di Brescia.

Con la speranza che dalle buone intenzioni si passi ai fatti concreti.