Lo scorso 7 ottobre si è tenuto nell'Azienda sperimentale Vallevecchia di Veneto Agricoltura il seminario "Principi e pratiche di Agricoltura Conservativa Flessibile Olistica (Acfo) o agricoltura rigenerativa".

 

L'evento, al quale ha partecipato un nutrito gruppo di professionisti e ricercatori agricoli italiani e sloveni, ha messo in evidenza come l'agricoltura moderna debba raggiungere al più presto il paradigma della sostenibilità. Sostenibilità che, nel gergo politico-amministrativo, si intende come il perfetto bilanciamento fra interessi economici, ambientali e sociali. Per gli agricoltori, invece, la sostenibilità è una questione di sopravvivenza. Le pratiche agricole tradizionali comportano la progressiva perdita di produttività del fondo, quindi maggiori costi (fertilizzanti, agrofarmaci) per ottenere rese accettabili sono insostenibili sul lungo termine.

 

Un sistema produttivo agricolo è sostenibile solo se:

  • raggiunge la massima produttività che le condizioni pedoclimatiche del fondo consentono, con i minori costi produttivi (aspetto economico più ambientale);
  • produce alimenti più sani, quindi con maggiore valore di vendita per l'agricoltore ma anche con benefici per la salute del consumatore (aspetto economico più sociale);
  • mantiene il potenziale produttivo dei terreni senza causare (ovvero minimizzando) gli effetti negativi sull'uomo e sull'ambiente (aspetto ambientale più sociale più economico).

 

Come è possibile implementare una produzione agricola con tali caratteristiche con tempi e costi ragionevoli? La soluzione è ricorrere alla agricoltura rigenerativa.

 

L'indicatore principale della sostenibilità della produzione agricola è il tenore di carbonio organico nel suolo, in quanto tutti gli altri fattori - biodiversità, stabilità idrogeologica, consumo idrico, fertilità, qualità della produzione - dipendono da esso. Nel caso specifico della pianura veneta si apprezza come pochissime aree abbiano almeno il 3% di C organico, livello considerato il minimo accettabile per una buona fertilità. La maggior parte del territorio regionale è da considerare arido, avendo meno del 2% di C organico (Foto 1).

 

Un adeguato livello di C organico è fondamentale perché migliora la struttura del terreno e quindi la performance delle piante; trattiene nutrienti e acqua, ospita microrganismi utili e aumenta la complessità e la biodiversità dell'ecosistema, rendendolo più stabile ed efficiente. Le pratiche agricole tradizionali provocano la graduale scomparsa del C organico dal suolo perché interrompono i cicli della sostanza organica e le lavorazioni, basate sull'aratura, favoriscono la mineralizzazione della sostanza organica. La semplificazione delle rotazioni e le monosuccessioni tendono a favorire l'impoverimento della biodiversità dei microrganismi al suolo e la proliferazione di quelli dannosi. Un buon tenore di C organico aumenta la capacità di campo del suolo, quindi trattiene l'acqua piovana ed evita che questa dilavi i nutrienti.

 

Mappa del carbonio organico al suolo

Foto 1: Mappa del carbonio organico al suolo

(Fonte foto: Arpav 2022)

 

Un sistema sostenibile deve per forza essere complesso (che non vuol dire complicato!). Ogni appezzamento agricolo si caratterizza per la presenza di zone omogenee, aventi diverse caratteristiche pedologiche e quindi diverse necessità di input agronomici.

 

La pratica dell'agricoltura di precisione consiste nello sviluppo di modelli olistici applicati a ciascuna zona omogenea che prevedano in tempo utile, sulla base delle condizioni meteo reali e delle previsioni a breve:

  • Lo sviluppo della coltura e relative necessità di nutrienti.
  • Lo sviluppo delle avversità e relativi rischi.
  • La necessità di eventuali interventi impiegando algoritmi complessi che considerano, oltre alle dinamiche di sviluppo della coltura e dei parassiti, tutte le principali caratteristiche agronomiche e le interazioni tra i fattori.

 

L'implementazione di tecniche di agricoltura di precisione consente inoltre di minimizzare il costo di lavorazione, risparmiando gasolio (Foto 2). Come conseguenza delle lavorazioni ridotte, l'esposizione della materia organica all'aria è ridotta e ciò consente di minimizzare la perdita di carbonio. Complessivamente, entrambi i fattori risultano in minori emissioni di CO2 all'atmosfera. L'agricoltura di precisione però non basta per garantire la sostenibilità dell'azienda, per cui è necessario ricorrere alla Agricoltura Conservativa Flessibile Olistica (Acfo), chiamata anche agricoltura rigenerativa.

 

In estrema sintesi, l'Acfo consiste nell'applicazione delle seguenti tecniche:

  • Agricoltura di precisione con dosaggio variabile (Foto 2).
  • Rotazione, a condizione che sia la più complessa e diversificata possibile.
  • No aratura o minime lavorazioni a seconda della coltura e delle effettive condizioni del terreno.
  • Tempestivo uso del decompattatore quando necessario a contrastare il compattamento del terreno.
  • Copertura continua del terreno con cover crop, idealmente miscugli di graminacee, leguminose e brassicacee per una maggiore azione sinergica a livello radicale.
  • Difesa integrata avanzata (si veda la bibliografia). La difesa integrata avanzata include le seguenti tecniche: monitoraggio con trappole per accertare il livello di rischio, rotazioni a basso rischio, semina e raccolta precoce (in particolare per la patata), cover crop biocide o sfavorenti, applicazione di farine o pellet biofumiganti ed entomopatogeni a base di Metharizium.
  • Pratiche di coltivazione che riducono il rischio di compattamento (ad esempio varietà/ibridi a ciclo corto).
  • Agroforestazione.
  • Apporti di sostanza organica (si veda in proposito il nostro calcolatore online del C organico al suolo tra gli articoli suggeriti di seguito per maggiori approfondimenti).

 
Comparazione delle rese ottenute nell'Azienda Vallevecchia con agricoltura convenzionale e agricoltura di precisione variabile

Foto 2: Comparazione delle rese ottenute nell'Azienda Vallevecchia con agricoltura convenzionale e agricoltura di precisione variabile

(Fonte foto: Lorenzo Furlan di Veneto Agricoltura)

 

Conclusioni

In generale le tecniche conservative consentono significativi risparmi di gasolio rispetto al convenzionale, minor uso di macchine e minori tempi di esecuzione. Si osserva che le tecniche conservative abbinate all'agricoltura di precisione per guida assistita e dosaggio variabile sono costantemente meno energivore delle stesse tecniche applicate senza sistemi di precisione. L'investimento in "conoscenza" è rilevante per l'azienda ma l'interazione continua conoscenza/prescrizione/applicazione può portare nel tempo benefici più ampi di quanto oggi rilevati.

 

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Bibliografia consigliata per approfondimenti
  • Il catalogo editoriale di Veneto Agricoltura contiene pubblicazioni specifiche per ogni settore (agricoltura, zootecnica, apicoltura, fertilizzanti, eccetera).  Il materiale in pdf si può scaricare gratuitamente, quello cartaceo è soggetto al pagamento dei costi di stampa e spedizione.
  • Lorenzo Furlan - Veneto Agricoltura Silvia Landi - Crea-Dc Martina Parrilli e Massimo Bariselli - Servizio Fitosanitario Emilia Romagna, Difesa integrata dagli elateridi della patata.
  • Life + Agricare - Introduzione alle tecniche innovative di agricoltura di precisione per diminuire le emissioni di carbonio.
  • Agricoltura conservativa - Otto anni di esperienze in Veneto.
  • Furlan L, Contiero B, Chiarini F, Colauzzi M, Sartori E, Benevegnù I, Giandon P (2017) Risk assessment of maize damage by wireworms (Coleoptera: Elateridae) as the first step in implementing IPM and in reducing the environmental impact of soil insecticides. Environ Sci Pollut Res, DOI: 10.1007/s11356-016-7692-z.
  • Furlan, L. (2014) IPM thresholds for Agriotes wireworm species in maize in Southern Europe. J Pest Sci , DOI 10.1007/s10340-014- 0583-5.
  • Furlan L, Vasileiadis VP, Chiarini F, Huiting H, Leskovšek R, Razinger J, Holbe JI, Sartori E, Urek G, Verschweleg A, Benevegnù I, Sattin M. (2017) Risk assessment of soil-pest damage to grain maize in Europe within the framework of Integrated Pest Management. Crop Protection, DOI 10.1016/j.cropro.2016.11.029.