Al biologico serve un giusto prezzo, un tetto alla burocrazia, il rispetto dei diritti dei lavoratori, e garantire il reddito agli agricoltori. Sono questi i capisaldi delle richieste al centro della seconda Assemblea dei produttori Bio e biodinamici, organizzata da FederBio a Roma.

 

Assemblea che arriva a distanza di un anno dalla presentazione del Manifesto dei Produttori, e che diventa il palcoscenico per lanciare alcune proposte per sostenere la crescita del settore biologico in Italia. In particolare sulla questione prezzo, si immagina possa esser "definito in maniera indipendente da quello del mercato convenzionale".

 

"Il biologico in Italia - afferma il sottosegretario all'Agricoltura, Sovranità Alimentare e Foreste, Luigi D'Eramo - continua a crescere sia per superficie sia per numero di operatori, e si conferma una realtà in grado di coniugare sostenibilità e valorizzazione dei territori". Affinché questa tendenza, osserva D'Eramo, possa "proseguire e rafforzare la leadership del nostro Paese è necessario che siano sempre di più coloro che scelgono di consumare bio e che chi produce possa contare su una giusta remunerazione. Obiettivo comune è la semplificazione e la riduzione della burocrazia a carico delle imprese. Puntiamo a comunicare la qualità e la sicurezza dei nostri prodotti. A tale proposito auspico che avremo quanto prima il marchio biologico italiano".

 

Il settore "gode di buona salute", con un fatturato che ha già superato i 9 miliardi di euro di vendite e segna un +4,9% in termini di volume e +4,5% in valore negli ultimi 12 mesi. L'export, dal 2012 al 2023, è raddoppiato in termini di fatturato.

 

"Quest'oggi - dice il presidente Anabio Cia Giuseppe De Noia - ripartiamo dalla firma del Manifesto sul Biologico Italiano. Ripartiamo da alcuni punti cardine che stanno caratterizzando la nostra azione politicoeconomica: oltre al giusto prezzo, alla semplificazione amministrativa e al marchio unico del biologico italiano, è fondamentale promuovere un percorso virtuoso di interprofessione, che può rappresentare un vero punto di svolta dell'intera filiera biologica del comparto. Obiettivi decisivi per sostenere la crescita del settore biologico e raggiungere il traguardo del 25% di superficie agricola dedicata al biologico in Italia - osserva De Noia - sono una scommessa e un traguardo che l'Italia riuscirà a raggiungere grazie alla sua resilienza agricola".

 

L'obiettivo del 25% di superficie agricola europea coltivata a biologico - come riporta anche il Manifesto dei Produttori - indica "un cambiamento epocale per il bio che da segmento produttivo di nicchia diventa strumento di politica agricola per l'Europa, fondamentale per offrire soluzioni innovative per la transizione ecologica e contribuire al contrasto al cambiamento climatico e alla tutela della biodiversità". Ma la corretta pratica del metodo biologico comporta "costi di produzione che non possono essere adattati, se non in minima parte, a seconda degli andamenti del mercato". Da qui la richiesta del settore per il giusto prezzo, definito da "una Commissione Unica Nazionale (Cun) che regoli il mercato del biologico, in maniera indipendente da quello dei prodotti convenzionali".

 

Secondo la presidente di FederBio - l'organizzazione nazionale che unisce la filiera, dalla produzione alla trasformazione e distribuzione - Maria Grazia Mammuccini "siamo in un momento cruciale per il nostro sistema agricolo e alimentare. L'obiettivo del 25% di superficie agricola biologica è vicino e, considerando il primato che l'Italia detiene nel settore, rappresenta un'opportunità. Possiamo andare ben oltre perché c'è la possibilità di valorizzare aree interne e attrarre giovani e donne in agricoltura". Il biologico - rileva infatti Mammuccini - è "innovazione e può trasferire pratiche sostenibili al resto dell'agricoltura che ha bisogno di guardare alla transizione ecologica".