L'annata agraria che sta volgendo al termine ha di nuovo posto in essere sfide di complessa gestione per la maiscoltura italiana.
La straordinaria stagionalità che quest'anno ha interessato la Pianura Padana ha creato non pochi problemi nell'avanzamento delle semine del mais, causando di conseguenza moltissimi disagi. In alcuni areali, inclusi molti di grande estensione maidicola, tra le provincie di Brescia, Cremona e Lodi le prime semine si sono protratte fino al luglio. In altri, invece, la difficoltà nella raccolta dei cereali vernini ha portato ad una conseguente ritardata seconda semina di mais.
Inoltre, la semina posticipata, anche oltre i due mesi nel caso di primo raccolto, ha influito non solo sulla produttività della coltura ma anche sulla gestione della stessa. Questo ha imposto la rivalutazione delle pratiche agronomiche negli appezzamenti, e in alcuni casi il dover prioritizzare alcuni terreni rispetto ad altri anche nella gestione della risorsa idrica estiva, indispensabile a causa delle elevate e protratte temperature estive.
In altre condizioni la pioggia primaverile, in quasi tutte le zone maidicole italiane, avrebbe creato il presupposto di un ottimo prodotto senza dovere sostenere i costi di produzione legati all'irrigazione. Ma non è andata proprio così: l'eccessivo vigore delle piante ha prolungato notevolmente i cicli e la raccolta presentando, in molte varietà a ciclo medio e lungo, notevoli problemi di Fusariosi con conseguente accumulo di micotossine.
L'inevitabile variabilità ambientale, connessa ai cambiamenti climatici degli ultimi anni, comporta una rivalutazione delle prassi agronomiche e delle scelte che ogni azienda deve intraprendere. Nel caso di questa coltura, la ridefinizione delle classi Fao di riferimento e l'attenta pianificazione delle rotazioni, atte a minimizzare il rischio di impresa aziendale e a massimizzare le potenziali rese, sono tra le principali valutazioni da fare.
La scelta del giusto ibrido
La produzione e la qualità del mais, sia da granella che da trinciato, sono strettamente legate anche alla scelta dell'ibrido che meglio si adatta alla propria realtà aziendale. Le caratteristiche del terreno, la pressione da patogeni e la disponibilità idrica nei momenti critici dello sviluppo, in particolare in prossimità delle fioriture, possono influenzare in maniera cruciale le rese di trinciato in campo.
Per il silo è importantissimo adattare la scelta dell'ibrido alle proprie esigenze aziendali, mais raccolti troppo anticipatamente presentano contenuti di amido molto ridotti. Mentre mais con bassi stay green, o raccolti con sostanze secche troppo elevate, compromettono in maniera importante la digeribilità complessiva della componente organica a causa della lignificazione irreversibile delle strutture cellulosiche ed emi-cellulosiche della pianta.
Per la granella è assolutamente necessario tener conto dell'esatto momento di semina in previsione della gestione delle raccolte, controllando le disponibilità idriche e avendo memore della storicità aziendale per ciò che riguarda patologie e patogeni specifici.
La scelta dell'ibrido giusto diventa quindi un passaggio cardine: classi Fao 600-700 sono preferibili per semine di prima epoca (entro la prima decade di maggio). Per seconde e terze semine invece vanno prediletti ibridi più precoci: classi Fao 400-500.
Una soluzione efficiente è anche la scelta di un ibrido precocissimo (Fao 200) che al meglio può inserirsi nelle rotazioni sia in prima semina, con successiva coltura di sorgo o altro mais, sia in seconda semina dopo un cereale autunno vernino come il triticale, segale, frumento o orzo.
Grazie a questi materiali Kws risulta essere la prima società in Europa ad introdurre un modello di successione colturale mais su mais effettuando terze semine ai primi di luglio.
La rotazione colturale nella propria pianificazione aziendale
In senso più generale, la rotazione colturale è una pratica agronomica che consiste nell'alternare differenti colture in una stessa area agricola, durante cicli annuali o pluriannuali. Nel contesto del mais, la rotazione con altre colture è di fondamentale importanza per garantire la sostenibilità del suolo, la produttività e la salute delle piante.
Schema di possibile inserimento di colture quali sorgo, cereali autunno-vernini, mais e mais precocissimi nella rotazione colturale
(Fonte: Kws Italia Spa)
Alternare la coltura con altre piante che arricchiscono il suolo, come la soia, permette di aumentare la quantità di azoto nel terreno riducendo la necessità di fertilizzanti chimici. L'utilizzo delle colture a copertura (cover crop) nella rotazione colturale aiuta anche a migliorare la struttura del suolo, prevenendone l'erosione soprattutto durante i periodi in cui il campo non è coltivato a mais.
Parassiti, patogeni e infestati sono sfide importanti per i maiscoltori. In questo caso, un aiuto viene dai cereali autunno vernini che competono con le infestanti per nutrienti e luce, diminuendone la comparsa. Anche le risorse idriche beneficiano della rotazione: colture diverse hanno esigenze idriche differenti. Alternare la coltivazione del mais con colture a bassa esigenza di acqua aiuta in una gestione più sostenibile, soprattutto nei periodi e nelle regioni dove la disponibilità idrica è limitata.
Come in tutte le pratiche, anche nella pianificazione della rotazione colturale ci sono diversi e importanti punti da considerare nella propria pianificazione aziendale: la scelta delle colture che meglio si adattano alla stagionalità del momento, la pianificazione ottimale delle semine per sfruttare in modo vantaggioso l'umidità e la temperatura del suolo, la gestione efficiente e il monitoraggio di malattie e parassiti.
I rischi legati alla monocoltura
La dipendenza da una singola coltura espone l'agricoltore ai rischi del mercato e l'andamento dei prezzi della coltura si ripercuote sul reddito dell'agricoltore, che potrebbe essere gravemente compromesso. La coltivazione di solo mais difatti limita le opportunità di diversificazione dei redditi, aumentando il rischio di impresa in caso di problemi nel raccolto.
L'impatto ambientale poi è un aspetto da non sottovalutare. La monocoltura, infatti, contribuisce all'erosione del suolo in quanto le radici del mais non lo stabilizzano durante i periodi di pioggia intensa. Questo potrebbe compromettere anche la produttività futura, oltre a ridurre la biodiversità del campo e l'ecosistema che lo circonda.
La coltivazione del mais rimane comunque, una delle principali fonti di guadagno per gli imprenditori della Pianura Padana e la sua pianificazione deve essere eseguita in modo strategico: dalla scelta del giusto ibrido fino alla pianificazione della coltura successiva. Inoltre, è necessario tenere conto del territorio, del clima e del terreno. È in questo contesto che la rotazione colturale offre la soluzione migliore per valorizzare al massimo il proprio areale e il proprio raccolto.
Per una produzione ottimale sia di insilato che di granella bisogna scegliere il giusto ibrido che si adatti alle proprie esigenze aziendali
(Fonte: Kws Italia Spa)
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Fonte: Kws Italia