Come diceva Einstein, “Se le api scomparissero al pianeta resterebbero quattro anni di vita” (anche se sembra che la citazione sia una bufala, come afferma il celebre sito di debunking Quoteinvestigator). Bufala o no, le api sono fondamentali per l’agricoltura e ogni prodotto fitosanitario per poter essere autorizzato deve dimostrare che il suo utilizzo secondo etichetta non costituisce un rischio inaccettabile per questi impollinatori.

L’incrocio pericoloso tra la concia delle sementi coi neoicotinoidi e il Ccd (Colony Collapse Disorder) che ha colpito la popolazione delle api in Europa negli anni 2000 ha elevato enormemente il livello di attenzione sulla protezione di questi pronubi, così da convincere la Commissione Ue a incaricare l’Efsa di redigere una linea guida per valutare la sicurezza dei prodotti fitosanitari nei confronti degli impollinatori. Sull’onda emotiva delle morie vere o presunte, il livello di protezione (Standard Protection Goal) adottato nella redazione del documento è risultato tra i più elevati del mondo. Dal 2013, anno di pubblicazione della linea guida, abbiamo imparato a conoscere che gli impollinatori da proteggere non sono solo le api da miele (Apis mellifera) ma che sono indispensabili anche i bombi (Bombus, quelli con la struttura inadatta al volo ma che volano lo stesso perché non lo sanno: citazione falsa nel soggetto – erroneamente identificato nel calabrone – e nell’autore – anche questa volta fu falsamente attribuita ad Einstein) e soprattutto le api solitarie (come quelle dei generi Osmia, Megaghile e Lasioglossum presi in considerazione nello studio), per le quali non esiste ancora una linea guida ufficiale per l’effettuazione degli studi di tossicità e si è costretti ad adattare il protocollo usato per le api da miele.

Prodotti fitosanitari un tempo considerati innocui, applicando questa linea guida, sono improvvisamente diventati quasi dei killer, rendendo quasi generalizzato il ricorso agli studi di campo. Studi di campo che per seguire gli spostamenti delle bottinatrici avrebbero dovuto occupare intere regioni (non stiamo scherzando: applicando per filo e per segno le direttive della linea guida esperti del settore hanno calcolato che un singolo studio di campo occuperebbe un rettangolo di 16 x 28 km). Non a caso l’entrata in vigore in toto della linea guida è sempre stata posticipata fino a quando la Commissione, accogliendo le richieste di numerose autorità ed esperti del settore, nel marzo dello scorso anno ha commissionato alla stessa Efsa la revisione di questo fondamentale quanto controverso documento.
 

Abbiamo scherzato?

Le fondamenta di ogni linea guida che valuta rischi è il cosiddetto Standard Protection Goal, cioè livello di protezione richiesto, che è un valore che esprime la “quantità di effetti indesiderati (ad esempio la mortalità)” che possiamo accettare per autorizzare un determinato mezzo tecnico. Se vogliamo il rischio zero non autorizzeremo nulla, se siamo troppo elastici rischiamo le morie.
Nella prima versione della linea guida api è stato ipotizzato un valore di mortalità naturale delle api da miele pari al 5,3%: valori di mortalità superiori indicavano quindi effetti negativi da parte del mezzo tecnico indagato. Gli approfondimenti condotti nell’ambito di questo processo di revisione hanno evidenziato che questo 5.3 era, nel caso delle bottinatrici, notevolmente sottostimato: un’indagine condotta su di un numero maggiore di lavori ha raccolto un numero di casi che nel caso delle api da miele – la specie più investigata – è stato in grado di determinare con buona significatività statistica un valore di mortalità naturale che si aggira intorno al 10-12%, oltre il doppio di quanto fissato nella precedente revisione. Purtroppo le informazioni su bombi e api solitarie non sono ancora sufficienti per poter migliorare i valori cautelativi fissati nel 2013, che nel caso dei primi sembrano addirittura sovrastimati. Nonostante ciò, questa rimane la più grande raccolta di informazioni sulle api che sia mai stata intrapresa, per cui non resta che auspicare una rapida conclusione del lavoro di revisione della linea guida per fare in modo che le prossime valutazioni del rischio vengano effettuate con criteri più aggiornati, in grado di conciliare sempre di più protezione dell'ambiente e disponibilità di mezzi tecnici efficaci per la protezione delle colture.
 

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