Ricercatori e tecnici provenienti da diversi Paesi europei, tra cui Spagna, Germania, Francia, Italia e Svizzera, si sono dati appuntamento ieri all’Istituto agrario di San Michele all’Adige, sull’utilizzo del rame in agricoltura biologica. Riflettori puntati sulle alternative per ridurre ed eventualmente sostituire questo elemento, usato nel biologico in alternativa ai comuni anticrittogamici di sintesi per controllare le malattie e oggetto di dibattito dato che alcuni paesi del nord Europa ne chiedono un ridimensionamento nell'utilizzo e altri, tra cui l'Italia, lo ritengono ancora necessario per difendere le colture.
Nel corso dell'incontro, organizzato in collaborazione con l’Aiab - Associazione italiana agricoltura biologica, si è parlato della normativa europea che ne regola l'impiego.

Il rame è stato incluso nel Regolamento europeo per l'utilizzo in agricoltura biologica in quanto è un composto presente in natura e considerato di uso tradizionale. Tuttavia dopo anni di utilizzo si accumula nel suolo dove esercita una forte tossicità nei confronti della microflora e microfauna presente (ma non per l’uomo!). Per questo motivo l'Unione europea ha deciso di ridurne l'uso fissando delle soglie che però non sono sufficienti per controllare la peronospora in alcune aree, anche del Trentino, dove le condizioni ambientali (cadono in media 900 millimetri di pioggia ogni anno)- facilitano lo sviluppo della malattia.

Ne consegue che le alternative al rame, da sole, non sono sufficienti per combattere la peronospora e vanno integrate con bassi dosaggi di rame. L’Istituto agrario valuta da tempo l'efficacia delle alternative al rame e nel corso degli anni ha sperimentato numerosi formulati di origine naturale quali estratti vegetali, argille, nonché agenti di biocontrollo cioè sostanze prodotte da microrganismi (lieviti o batteri) che hanno un’azione tossica nei confronti dei funghi che attaccano le piante coltivate.

“Questi prodotti – spiega Enzo Mescalchin del Centro trasferimento tecnologico - hanno dato risultati interessanti in laboratorio, ma nelle prove in campo non sono in grado di fornire una protezione soddisfacente. Finora i maggiori progressi nel controllo della peronospora col metodo biologico si sono registrati nella progressiva riduzione delle dosi di rame impiegato: attualmente si utilizzano dosi circa tre volte inferiori rispetto a quelle usate 15 anni fa. Questo è reso possibile da una maggiore tempestività negli interventi, dalla maggiore efficienza delle attrezzature meccaniche impiegate e dal costante controllo che viticoltori e tecnici impegnati nel biologico esercitano in campagna”.

Durante l’incontro sono state illustrate le varietà di vite tolleranti a peronospora e oidio la cui coltivazione diminuirebbe in modo significativo la necessità di trattamenti. Sono state inoltre presentate relazioni sull'uso del rame nella difesa della patata e del melo