È un caldo pomeriggio di giugno, tra i filari dell'azienda vitivinicola Sunto Wine a Noventa di Piave (Ve) una grossa cisterna si sposta tra le viti. Non è il serbatoio a fare colpo, ma ciò che ci sta sotto: un robot autonomo impegnato nelle operazioni di trattamento del vigneto.

 

Si tratta del veicolo autonomo AgBot 2.055W3 a 3 ruote (2 motrici e una anteriore), il più piccolo prodotto dalla start up olandese AgXeed, qui equipaggiato con un serbatoio da 2mila litri collegato all'apparato irrorante portato posteriormente. 

 

Il robot autonomo AgBot 2.055W3 di AgXeed in campo pronto ad entrare in azione tra le viti

Il robot autonomo AgBot 2.055W3 di AgXeed in campo pronto ad entrare in azione tra le viti

(Fonte foto: AgroNotizie)

 

Il mondo vitivinicolo non è nuovo alla vista di robot tra i filari: molti sono già in commercio e altrettanti, come AgBot 2.055W3, sono già operativi in varie aziende.

Prodotto in Olanda, è commercializzato nel nord Italia (Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Trentino Alto Adige) in esclusiva da Rinaldin Group, il rivenditore di macchine agricole che può vantare tra i suoi successi anche l'introduzione sul mercato nazionale dei robot Vitibot.

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AgBot in sintesi

Visto in forma statica e in anteprima a Fieragricola 2024 - insieme al fratello maggiore cingolato per il pieno campo - ha fatto la sua comparsa ora per la prima volta in un vigneto italiano.

 

Il robot monta di un motore diesel Deutz 4 cilindri da 2,9 litri con potenza massima di 75 cavalli. Il propulsore funge da generatore di energia per alimentare elettricamente i due motori posteriori per la trazione e quello deputato all'alimentazione dell'impianto idraulico, della Pto e del sollevatore. 

 

Il generatore endotermico accoppiato a motori elettrici consente performance equiparabili a uno specializzato da 100 cavalli

Il generatore endotermico accoppiato a motori elettrici consente performance equiparabili a uno specializzato da 100 cavalli

(Fonte foto: AgroNotizie)

 

AgBot 2.055W3 può essere ordinato in due versioni alternative: predisposto per il trattamento oppure privo di serbatoio e utilizzabile solo come porta attrezzi.

 

"In particolare, il modello in campo nasce dalla collaborazione tra AgXeed e un'altra azienda olandese, la Hol Spraying Systems (Hss), che in fase di produzione installa sul robot il serbatoio e fornisce l'atomizzatore posteriore" racconta Roberto Rinaldin, titolare della Rinaldin Group. 

 

Entrambe le versioni dispongono di un sollevatore posteriore con attacco tre punti e capacità di 2.500 chili - qui utilizzato per trasportare pompa, turbina e torretta dell'atomizzatore -, di una Pto elettrica e di un impianto idraulico da 85 litri minuto, per collegare e alimentare diverse attrezzature da vigneto.

 

In vigneto AgBot 2.055W3 di AgXeed si muove in autonomia e con facilita tra i filari irrorando solo dove necessario

 

Irrorazione di precisione 

"Ma è nella configurazione con il sistema Hss che il robot offre la massima versatilità. Utilizzabile sì per le generiche operazioni in vigneto, se impiegato nell'irrorazione può contare di un sistema di tipo volumetrico sviluppato ad hoc per il trattamento di precisione" commentano i tecnici del Gruppo Rinaldin.

 

Il blocco posteriore dell'atomizzatore di Hss è 100% elettrico: sia la pompa che la turbina son alimentate tramite il connettore ad alto voltaggio (fino a 55kW e 700Volt) del robot. La torretta posteriore conta ben 16 ugelli, 8 per lato, e sempre per ciascun lato sono installati 3 sensori a diverse altezze che rilevano la presenza di vegetazione e, se non presente, interrompono l'irrorazione.

 

"Tra i filari, oltre a chiudere gli ugelli di pertinenza del sensore che non rileva la presenza di vegetazione, il robot registra dove è già intervenuto e tratta solo le pareti non ancora irrorate" proseguono i tecnici di Rinaldin. "La regolazione dei parametri operativi dell'atomizzatore avviene tramite un applicativo terzo al sistema di gestione di AgXeed, ma in futuro verrà integrato nella piattaforma di gestione del robot".

 

Dall'alto, dettaglio di sensori, pompa elettrica e gruppo ventola del sistema d'irrorazione Hss

Dall'alto, dettaglio di sensori, pompa elettrica e gruppo ventola del sistema d'irrorazione Hss

(Fonte foto: AgroNotizie)

 

Navigazione autonoma...

Fulcro del robot e principale punto di differenza con un trattore specializzato - oltre agli aspetti costruttivi come l'assenza di cabine e il motore generatore - è la capacità di navigare in piena autonomia tra i filari.  

 

"Dotato di un sistema di guida gps Rtk, una volta trasportato all'interno del perimetro operativo l'AgBot rileva la sua posizione e un led verde posto sulla sommità del robot indica la connessione satellitare stabilita. Tramite il radiocomando in dotazione, l'operatore può avviare l'operazione pre caricata da remoto" spiegano i tecnici in campo mentre azionano il robot.

 

Tutte le impostazioni operative - ad eccezione dei parametri di dl lavoro dell'atomizzatore - vengono fornite tramite la piattaforma di gestione online proprietaria. Qui l'operatore può fornire al robot indicazioni su dove, cosa e come operare e può monitorare in tempo reale il funzionamento della macchina e dell'eventuale attrezzatura collegata. Tutte informazioni visibili anche tramite un'app mobile per smartphone.

 

Navigazione autonoma in vigneto, a destra dettaglio dei led che segnalano la presenza (verdi) o l'assenza (gialli) del segnale gps

Navigazione autonoma in vigneto, a destra dettaglio dei led che segnalano la presenza (verdi) o l'assenza (gialli) del segnale gps

(Fonte foto: AgroNotizie)

 

"Prima dell'ingresso in campo, oltre alla corretta parametrizzazione del lavoro da svolgere, molto importante è la fase di mappatura del vigneto - spiegano i tecnici, alle prese con il portale online di AgXeed. Abbiamo facilmente mappato il vigneto (8 ettari per 1 ora di lavoro ndr.) con uno smartphone e un sensore mobile. La mappa generata è utilizzata dal robot per la navigazione ed è stata salvata online così da poterla richiamare all'esigenza".

... e sicura

AgBot W3 è dotato di un sensore Lidar per identificare gli ostacoli. Nella versione priva di serbatoio, il sensore è posto centralmente e copre a 360 gradi lo spazio intorno al veicolo autonomo. Nel caso di robot con atomizzatore integrato, il sensore è posto frontalmente limitando l'area monitorata alla sola parte anteriore del mezzo.

 

"Quando rileva un ostacolo il robot rallenta progressivamente fino a fermarsi. In caso di arresto completo e se l'ostacolo permane, il robot emette un avviso e l'operatore deve intervenire manualmente. Se l'ostacolo si sposta (ad esempio un essere umano o un animale che passa davanti al mezzo ndr.) prima dell'arresto, il robot riprende la sua attività riportando la sua velocità a regime", spiega un tecnico passando davanti alla macchina.

 

Al sistema principale si aggiungono poi due telecamere che mostrano in tempo reale su app e portale web le immagine di ciò che accade intorno al robot, un bumper gommato frontale e due pulsanti d'emergenza per l'arresto immediato del robot.

 

Sistemi di sicurezza per il robot Il robot AgBot W3, dettaglio del sensore Lidar e fotocamera frontale

Sistemi di sicurezza per il robot Il robot AgBot W3, dettaglio del sensore Lidar e fotocamera frontale

(Fonte foto: AgroNotizie)

 

Grande manovrabilità per tutti i filari o quasi

"Il robot nasce in Olanda ed è stato sviluppato proprio per operare nei loro frutteti, ma ben si adatta anche ai nostri vigneti grazie alle sue caratteristiche costruttive" commenta lo stesso Rinaldin.

 

Con una larghezza minima di 1,38 metri (fino ad un massimo di 1,71 metri) e la singola ruota pivottante anteriore, questo modello conserva un'ottima manovrabilità tra i filari. "Il suo utilizzo è però limitato ad appezzamenti perlopiù pianeggianti" precisano i tecnici in campo.

 

"Siamo pronti a fornire il massimo supporto alle aziende agricole che intendono fare un passo verso il futuro e intraprendere la strada dell'automazione. Il team Rinaldin fornisce prima assistenza in fase di acquisto, ma anche nelle fasi successive, sia alla prima messa in campo del robot sia in seguito" conclude Rinaldin.

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