Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) ha stanziato ingenti risorse per il potenziamento del parco fotovoltaico nel nostro Paese. In particolare la Missione 2 "Rivoluzione verde e transizione ecologica" ha messo sul piatto 1,1 miliardi di euro per l'agrivoltaico e 1,5 miliardi per il fotovoltaico da installare sui tetti delle aziende agricole.

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Si tratta di risorse ingenti, che copriranno a fondo perduto il 40% delle spese sostenute dalle aziende agricole per la realizzazione degli impianti. Eppure occorre fare alcune precisazioni sulla destinazione di questi fondi.

 

Per agrivoltaico si intendono quegli impianti che prevedono l'installazione di pannelli fotovoltaici sospesi a diversi metri dal suolo e al di sotto la coltivazione di una specie di interesse agrario. Le due attività (agricola ed energetica) devono essere in equilibrio e anzi, la coltura deve giovarsi dell'ombreggiamento offerto dai pannelli. Non si tratta dunque di una convivenza forzata, ma di una sinergia tra le strutture energetiche e la coltura sottostante.

 

Per fotovoltaico a terra si intende invece un impianto con pannelli installati al suolo, sotto i quali non è possibile effettuare una vera e propria coltivazione. Non sono dunque esempi di agrivoltaico quegli impianti solari in cui si lasciano pascolare le pecore tra le fila di pannelli solari. O dove si sfalcia l'erba che cresce al di fuori della proiezione verticale dei moduli.

 

Progetti di questo tipo, pubblicizzati anche recentemente, di fatto non vedono l'attività agricola sullo stesso piano di quella energetica. C'è piuttosto il tentativo di mitigare la sottrazione di suolo adibendo ad attività agricole le aree marginali dell'impianto non utilizzabili.

 

Altra cosa ancora sono gli impianti installati sui tetti degli edifici (capannoni agricoli, aziende, cascinali, laboratori di trasformazione, eccetera). In questo caso non vi è sottrazione di suolo agricolo e si ha il grande pregio di poter fornire energia pulita alle aziende agricole stesse. Meglio ancora se queste si strutturano in comunità energetiche locali in modo da poter accedere a specifici incentivi.