Nella consueta pubblicazione annuale dell'Indagine campionaria sulle intenzioni di semina delle principali colture erbacee, l'Istat rileva per l'annata agraria 2011/2012 (1 novembre - 31 ottobre) un significativo aumento di 18,6 punti percentuali per le superfici destinate alla coltivazione di frumento tenero e di 11 punti percentuali per quelle destinate al duro.

In aumento anche le superfici destinate ai cereali minori; segna un +19,2% l'orzo, seguito da un +13,1% dell'avena mentre, in controtendenza, il sorgo fa registrare un risultato in calo di 19,7 punti percentuali. In calo del 3,1%, infine, le superfici a mais da granella.

Le rilevazioni effettuate presso i conduttori di aziende agricole nei mesi di novembre e dicembre di ogni anno tramite intervista telefonica assistita da computer, hanno lo scopo di fornire stime preliminari delle superfici investite nelle colture di maggiore interesse.

 

Andamento per macro aree

A livello territoriale, le intenzioni di semina indicano un andamento positivo omogeneo nelle regioni settentrionali per le superfici a frumento tenero.

Al Sud e nelle Isole, è consistente l’aumento della superficie destinata alla produzione di avena che risulta invece in calo al centro (-41,6%) e nel nord-ovest (-29,6%) della penisola.

Il mais da granella segna, in linea con la tendenza nazionale, una lieve diminuzione al nord-ovest (-2%) e al nord-est (-2,1%).

 

Semi oleosi e oritcole

in calo complessivamente le superfici investite a girasole (-5%), soia (-16,4%) e colza (-29,9%).

pollice verso anche per le ortive che mandano una previsione di semina in calo per il pomodoro (-0,7%), per i legumi freschi (-9,4%) e per tutto il comparto in generale (-3,7%).

 

Leguminose da granella e foraggere temporanee

In aumento per le leguminose da granella le superfici destinate ai fagioli e alle fave (+21,7%), calano di 7,6 punti percentuali quelle a destinate ai piselli.

Stabili le patate che guadagnano lo 0,6% in lieve calo, invece, le superfici investite a foraggere temporanee (-3,8%).

 

Terreni a riposo

In continuo aumento i terreni dichiarati a riposo - lavorati (maggesi) o non, che entrano in avvicendamento e sui quali non è praticata alcuna coltura nel corso dell’annata agraria – che rispetto all’annata precedente segnano un +5,5%.

Trend imputabile, secondo l'Istituto nazionale di statistica, alla rotazione agronomica (60,1%), cui si affiancano l’incertezza sull’andamento del mercato e la scarsa remunerazione dell’attività legata ai costi e ai prezzi di alcune coltivazioni (18,9%).