Ci si attende pertanto un ruolo crescente del valore del brand aziendale, mentre sono già evidenti nuove tendenze d'acquisto sia nel canale moderno che in quello tradizionale. Sempre maggiore impatto avranno poi le questioni etiche e ambientali su un prodotto che finora ha scommesso tutto solo sulla qualità percepita, o meglio su quella condizionata dai gusti e dai giudizi degli esperti. Complice una situazione economica in affanno sono tornati di moda i bianchi, soprattutto nelle versioni più beverine e immediate. I rossi, comportando spesso lunghi periodi di invecchiamento, risultano più costosi e anche per questo il consumatore ne compra di meno.
Intanto si accumulano le domande per la sovvenzione agli espianti, con situazioni molto differenziate nelle varie regioni italiane, con il nord poco o nulla coinvolto e il meridione (Puglia e Sicilia, ad esempio) che assomma tante richieste. Anche questi fenomeni condurranno a scenari produttivi differenti dagli attuali, e con la diminuzione della viticoltura in alcune aree si registrerà anche il calo nella richiesta dei vitigni tipici di quelle zone. Registriamo parallelamente la fine di alcuni fenomeni speculativi che hanno tenuto banco negli ultimi 15 anni: in pratica è improvvisamente cessato il lusso in viticoltura di capitali esterni (attori, calciatori, industriali); ritorna ad investire nel settore chi lo conosce bene e ritornano le scelte agronomiche più ponderate, a scapito di filosofie più innovative che aleggiavano precedentemente. "Dal canto nostro - prosegue Vizzon - riscontriamo che alcune tendenze si riassumono nel ritorno a portinnesti più vigorosi e cloni più produttivi. Le aziende vogliono avere assicurata una certa produzione, dato che le rese ultrabasse, finalizzate a vini di altissima gamma, non possono rappresentare più l'orientamento di tutti i produttori (il mercato dei vini di nicchia è roba per pochi). Fra le tante incertezze di cui il settore offre, dobbiamo trovare la giusta interpretazione rispetto alle esigenze di impianto di chi si appresta a fare vino nei prossimi 34 anni". "Scommettiamo pertanto su portinnesti quali K5BB per le regioni del nord Italia - dice Vizzon - 1103 P per quelle del centrosud: portinnesti rustici ed adattabili, con buona affinità d'innesto, il cui buon vigore è richiesto per garantire produzioni costanti e che, allo stesso tempo, può essere gestito mediante le opportune tecniche agronomiche. Non mancheranno anche combinazioni su altri portinnesti, ma non saranno rivolte a produzioni di massa, piuttosto vengono studiate per garantire un'offerta adeguata alle diverse condizioni pedoclimatiche e ai diversi obiettivi enologici quando esistenti (110r, 140 ru, 41 B, 420 a, 157.11, So4, 161.49, 3309, 101.14...)".
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Fonte: Vitis Rauscedo