Il mercato fa boom!
Dagli Usa (+12% e 246mila unità), all'India che in termini quantitativi rappresenta il più grande mercato mondiale (+25% con 680mila unità), passando per Russia (+24% con oltre 17mila macchine a metà 2021), Giappone (+36% con oltre 10mila macchine nei primi sei mesi dell'anno), Regno Unito (+20%) e Turchia (+49%) che riacquista dinamismo con 39mila macchine, ma è ancora lontana dalle 73mila unità del 2017.
(Fonte: Ufficio Studi e Statistiche FederUnacoma)
In Europa si distingue l'Italia che, sempre nei primi nove mesi del 2021, ha segnato un +44% superando la soglia delle 18mila unità immatricolate e fa pensare a una chiusura d'anno prossima alle 21mila unità. A seguire, la Spagna con un +13% e oltre 8mila unità e Germania che, con quasi 26mila unità, cresce di 6,8 punti percentuali.
Primi sei mesi 2021: un'analisi del mercato
Perché tanta abbondanza?
Da aggiungere, i prezzi delle commodity, le buone rese in Europa e Australia che bene hanno compensato le perdite in Russia causate dagli effetti negativi del clima secco e la crescita della produzione di riso, ai massimi storici con 520 milioni di tonnellate.
Inoltre, anche le previsioni di crescita sul medio termine per il settore agricolo rappresentano un fattore di positività. Secondo i dati Fao, da qui al 2030 si avrà un incremento della produzione agricola globale del 18% e del 13% per quella di carne.
Ma i dati Fao indicano anche una perdita costante di terreno - 12 milioni gli ettari desertificati - da cui risulta evidente l'urgenza di investimenti in tecnologie utili a produrre nel rispetto dell'ambiente e della qualità dei prodotti.
Da soli si muore
È da qui, infatti, che si può attingere per mettere in campo mezzi agricoli capaci di gestire le risorse naturali - si pensi che l'agricoltura assorbe il 70% delle risorse di acqua dolce - rendere coltivabili aree oggi inaccessibili, gestire e realizzare la manutenzione delle aree forestali, aumentare l'industria del biocombustibili.
Mancanza di materie prime, è preoccupante
(Fonte: Ufficio Studi e Statistiche FederUnacoma)
Il blocco delle forniture cinesi ha creato un corto circuito mondiale che ha spedito alle stelle i costi dei materiali ferrosi e del silicio, imprescindibile per la produzione di chip e semiconduttori utili ai sistemi 4.0. Con le attuali scorte è possibile coprire gli ordinativi sino alla metà del prossimo anno, incertezze e preoccupazioni caratterizzano i mesi futuri.
Il World Container Composite Index, che analizza i valori di noleggio dei container sulle principali rotte navali, indica una crescita del prezzo di noleggio del 292% (settembre 2021 su settembre 2020). In rialzo anche i costi energetici (+365%), di lamiere e coils a caldo, saliti rispettivamente del 234% e del 200%, di polietilene (+160%) e polipropilene (+123%) - dati Anima Confindustria - che si traducono nell'aumento consistente dei prezzi delle commodity.
"Il costo della bolletta energetica - chiarisce Malavolti - risente di fattori di natura congiunturale e può tornare a livelli accettabili. La crisi delle materie prime nasce da una precisa strategia politica cinese che ha ridotto le esportazioni per soddisfare la domanda interna, e non è facile prevedere contromisure.
Se le tensioni sul mercato delle materie prime non dovessero rientrare in tempi brevi, l'autonomia delle aziende nell'evasione degli ordini potrebbe non essere superiore ai sei otto mesi. Il tema ha una rilevanza politica - ha concluso Malavolti - per almeno due aspetti: quello relativo alla debolezza dell'industria siderurgica nazionale, sempre più dipendente dall'estero, e quello relativo ai rapporti commerciali con la Cina".