L’evento ha visto l’intervento straordinario di saluto dell’eurodeputato Paolo Costa, che ha riconosciuto l’importanza della categoria degli agromeccanici come parte fondamentale del sistema agricolo e invitato tutti i componenti del settore primario non solo a collaborare in maniera costruttiva, ma anche a riconsiderare le loro posizioni in un’ottica europea prima che nazionale.
Altrettanto imprevisto è stato il breve intervento del presidente di Confagricoltura, Federico Vecchioni, che ha sostenuto come solo lavorando insieme sia possibile dar vita a una programmazione agricola a lungo termine.
La breve relazione del presidente Unima, Aproniano Tassinari, ha messo in evidenza come, nonostante le gravi ripercussioni della nuova Pac, il peso economico della categoria agromeccanica non sembra dover subire danni rilevanti.
Un dato quest’ultimo che deve però essere attribuito a una diminuzione degli investimenti in macchine, soprattutto per quanto riguarda le mietitrebbie. “Il conseguimento del fatturato del 2006 – ha sostenuto Tassinari – va attribuito anche alla capacità delle imprese agromeccaniche di diversificare la propria attività allargandola ai servizi ambientali, agli interventi a favore degli enti pubblici e al movimento terra”.
La capacità di adattamento dei contoterzisti rallenta però di fronte alle molteplici fonti di incertezza che affliggono tutti gli operatori agricoli e che hanno fatto dell'Italia il fanalino di coda della comunità europea in quanto a redditività. “Bisogna rendersi conto che l’agricoltura è un continua evoluzione ed evolversi con essa - ha proseguito Tassinari – altrimenti non avremo scampo”.
Sandro Liberatori, direttore di Enama, Ente nazionale per la meccanizzazione agricola, ha esposto quanto l’ente stia facendo per tenere il passo con i tempi sia per quanto riguarda le macchine che per quello che concerne la preparazione degli operatori, mentre le possibilità offerte alla ripresa dalle filiere delle agroenergie sono state esposte dal professor Tommaso Maggiore, dell’Università di Milano.
Dati alla mano, il professor Maggiore ha dimostrato come già attualmente le aziende agricole non possano sostenere, sia economicamente che a livello di professionalità, l’evoluzione del settore agricolo conservando contemporaneamente un margine di reddito accettabile. Un elemento questo, che in futuro non potrà che acuirsi. Le imprese agromeccaniche divengono quindi indispensabili per la loro sopravvivenza in quanto in grado di fornire e sfruttare a pieno le tecnologie e le conoscenze necessarie per rimanere competitivi.
Seppure il campo agroenergetico si conferma essere un’occasione unica per il comparto agricolo, esso non sarà risolutivo né per l’agricoltura, né per l’energia. E’ quanto ha sostenuto nel suo intervento di Andrea Scarpini, dell’Itabia - Italian biomass association.
Anche sfruttando al massimo le possibilità offerte dal nostro paese nella produzione di biomasse e si ottimizzassero tutti gli impianti di sfruttamento, le sole biomasse non potrebbero comunque coprire più del 15% del fabbisogno energetico.
Di notevole interesse è stato anche l’intervento di Enrico Storti, vicepresidente Unacoma, Unione nazionale costruttori macchine agricole, che ha spiegato come sia interesse primario dei produttori di macchine costruire mezzi in grado di offrire prestazioni sempre migliori pur rimanendo di semplice e sicuro utilizzo e identificando un mezzo per giungere a questo risultato nel consolidamento di quel dialogo costante che da anni unisce la sua categoria agli utenti finali e identificando questi ultimi prevalentemente con la categoria degli agromeccanici che riunisce non solo utenti di grande professionalità, ma anche il 25-30% degli acquirenti di macchine e attrezzature agricole.
Per informazioni: Unima - Unione nazionale imprese di meccanizzazione agricola. Aderente a Confindustria
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Fonte: Unima - Unione nazionale imprese di meccanizzazione agricola