Da alcuni giorni il Governo ha nominato il generale degli Alpini Francesco Paolo Figliuolo commissario straordinario per l'emergenza causata dall'alluvione dello scorso maggio, che ha sommerso l'Emilia e soprattutto la Romagna, provocando morte e distruzione, anche in agricoltura.
Il 42% della Superficie Agricola Utilizzata (Sau) dell'Emilia Romagna è stato colpito dagli eventi alluvionali. Sono state coinvolte circa 21mila aziende, che per lungo tempo - alcune purtroppo per anni - subiranno gli strascichi degli eventi calamitosi.
Seppure non con il profumo della tempestività, l'incarico al generale Figliuolo porta con sé l'auspicio o la speranza che riesca ad agire velocemente, forte della lunga esperienza in campo di logistica militare, già sperimentata nelle fasi più calde della pandemia, quando venne incaricato dall'allora primo ministro Draghi di attuare il Piano Straordinario Anti Covid-19 che stentava a decollare.
Nessuna pretesa, visto il contesto, di insegnare al generale Figliuolo cosa fare e come muoversi, ma leggendo il commovente reportage di Vittoriana Lasorella (se non lo avete letto, fatelo) possiamo stilare un elenco - non vincolante e nemmeno ordinato in base alle priorità - di cose da fare per l'agricoltura ferita. Una "to do list" che i lettori possono liberamente implementare.
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Ripristinare la viabilità
Migliaia di frane e smottamenti di diversa intensità hanno interrotto una viabilità che in alcune aree della Romagna era già fragile. Ricostruire le strade e mettere in sicurezza i territori, ripristinando le comunicazioni, è una questione prioritaria. Ne va della sicurezza delle persone (pensiamo alla necessità di un'ambulanza) e si potrebbero ripristinare gli scambi da e per le aziende agricole. È ancora nitida l'immagine di realtà isolate con animali che dovevano essere munti quotidianamente o alimentati, con mangimi e foraggi resi inservibili dalle acque esondate dai fiumi.
Assicurare i risarcimenti
Pochi giorni fa l'Unione Europea ha assegnato 60,5 milioni di euro all'Italia a titolo di misure eccezionali di sostegno alle imprese agricole. Con i sistemi di cofinanziamento e l'aggiunta di risorse nazionali si potranno superare i 180 milioni di euro. Le risorse dovranno essere erogate entro il 31 dicembre 2023.
I fondi dovranno essere distribuiti direttamente agli agricoltori, per compensare le perdite subite con l'alluvione e accompagnare le imprese agricole a fronteggiare la crisi di liquidità.
Non saranno certo sufficienti, ma può essere un primo step, che si affianca alla macchina della solidarietà, che ha visto come sempre gli italiani distinguersi per generosità.
L'auspicio è che i fondi possano raggiungere gli imprenditori agricoli senza decurtazioni, trattenute, servizi vari da pagare. Bisognerà essere veloci, dando magari priorità a quelle realtà che hanno sacrificato il loro territorio per salvare chi stava più a valle. È il caso della Cooperativa Cab Terra di Ravenna, che ha dato il via alla rottura degli argini per evitare che la città di Ravenna finisse allagata. Ma esempi di altruismo ce ne sono stati anche altri.
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Prevedere agevolazioni fiscali
Accanto ai risarcimenti è opportuno prevedere - in parte è già stato fatto - sgravi fiscali, sburocratizzazioni, alleggerimenti degli oneri finanziari, concedere sospensive e moratorie, congelare i mutui, così da non frenare una ripresa che sarà lenta e complessa, anche per la natura e i ritmi stagionali dell'agricoltura. Se possibile, prevedere zone speciali, anche temporanee (almeno però per una durata di cinque anni), così da riassestare la salute delle filiere.
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Sostenere l'export
Dal vigneto all'ortofrutta, fino ai prodotti della zootecnia, sono molti i prodotti destinati all'estero che provengono dalla Romagna. Sarebbe molto utile che il commissario straordinario rimettesse in piedi la catena dell'export, sostenendo la logistica, favorendo il corretto funzionamento delle catene di approvvigionamento, cercando partner commerciali all'estero e magari comunicando che si tratta di prodotti salvati dall'alluvione.
Sono già disponibili i 300 milioni di contributi a fondo perduto riservati da Simest alle imprese esportatrici che hanno subìto danni a causa dell'alluvione.
Favorire ricerca e sviluppo
La tragedia dell'alluvione sia occasione in questa fase di ricostruzione per una ripartenza di slancio, all'insegna della modernità e di una visione innovativa. Molti agricoltori dovranno estirpare frutteti e vigneti e, forse, se ne avranno voglia e coraggio - ingredienti che abbiamo visto da queste parti non mancano - dovranno procedere con nuovi impianti. Sia l'occasione per agevolare ricerca e sviluppo, impiantare piante resistenti agli stress idrici, alle patologie, alle incertezze di un clima sempre più variabile. Un passo in avanti che dovrà necessariamente proteggere la grande biodiversità del territorio, ma aiutando il mondo agricolo a muoversi in base alle esigenze delle necessità future, anche sul piano del mercato.
Sostenere un percorso di innovazione anche in chiave di energie rinnovabili
Così come nelle varietà resistenti, venga incentivata l'adozione di energie da fonti rinnovabili agricole, creando nuovi impianti senza consumo di suolo, utilizzando i tetti delle cascine, delle stalle, delle industrie, favorendo impianti mini idro, minieolici (dove possibile), strutture per la produzione di biogas e biometano. Un aiuto da realizzare sostenendo reti di impresa, impianti consortili (quando si può), comunità energetiche. Senza lasciare fuori gli insediamenti artigianali e industriali, che hanno subìto danni al pari delle imprese agricole.
Pensare a una moderna gestione dell'acqua
Il "Pacchetto acqua" all'interno del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) vale circa 4,38 miliardi di euro e ha l'obiettivo di potenziare, in chiave anti siccità, la sicurezza e l'efficienza delle infrastrutture idriche e migliorare la resilienza dell'agrosistema irriguo. Purtroppo - e le difficoltà non sono solamente in Romagna - il piano stenta a decollare.
Sarebbe necessario, in questa fase di ricostruzione, procedere anche e soprattutto con infrastrutture irrigue più efficienti, su misura per i cambiamenti climatici in atto e prevedendo le evoluzioni dei prossimi venti, trenta anni e oltre. Così da evitare di ritrovarsi di nuovo in difficoltà in caso di piogge fuori controllo o, al contrario, di siccità.
Nuove connessioni per il turismo, compreso quello rurale
Il turismo è uno dei comparti che, innegabilmente, ha subìto gravi danni. È necessario dare la possibilità, in particolare al segmento balneare, assai rilevante, di rimettersi in sesto. Tuttavia, dal momento che oggi - ce lo ricorda la professoressa Magda Antonioli Corigliano, direttore del Master in Economia del Turismo all'Università Bocconi di Milano - siamo sempre più alle prese con un turista "fluido", che declina le vacanze annuali alternando le mete (il mare, la montagna, le città d'arte, ma anche la collina e la campagna, il wellbeing e l'enogastronomia) e la durata dei soggiorni, sarebbe consigliabile tentare di creare nuove connessioni fra i diversi operatori per sostenere un turismo diffuso sul territorio, non solamente di tipo balneare o culturale, attivando un dialogo e coinvolgendo, naturalmente, anche agriturismo ed enoturismo.
Promuovere un marchio ad hoc sui prodotti agricoli e alimentari?
È vero, oggi le confezioni esibiscono un coacervo di marchi e messaggi che talvolta disorientano il consumatore per l'eccesso di claim, indicazioni, qualità e presunte virtù, tanto che la distribuzione ha più volte invocato una sorta di "pulizia" del packaging, così da non confondere chi acquista. Questa volta, alla luce del fatto che gran parte della produzione agricola purtroppo è andata persa, si potrebbe fare un'eccezione e inserire magari un messaggio "Salvato dall'alluvione del maggio 2023"? Potrebbe portare a nuove forme di solidarietà, magari con la devoluzione di parte del ricavato per la ricostruzione delle imprese agricole dell'Emilia e della Romagna.
Le proposte, come ricordato all'inizio, non sono esaustive. Interventi, commenti e idee sono sempre gradite, purché espressi in toni civili.