Luci e ombre del settore biologico in Italia. L'analisi di Ismea traccia un quadro a tinte contrastanti presentando i dati del 2021 nel corso del convegno "Appuntamento con il bio: l'agricoltura biologica del futuro".

 

Almeno tre gli elementi messi in evidenza: da un lato continua a crescere la superficie agricola biologica del 4,4%, insieme anche gli operatori bio con l'esplosione nel 2021 del settore vitivinicolo e della carne avicola; dall'altro lato però l'incidenza sugli acquisti alimentari delle famiglie resta stabile al 3,9%.

 

Secondo il presidente di Ismea Angelo Frascarelli "lo sviluppo dell'agricoltura biologica è considerato tra i principali driver della transizione ecologica; la politica italiana ha deciso di aumentare il sostegno al bio, con un  incremento di risorse di 720 milioni di euro nei prossimi quattro anni".

 

Poi Frascarelli offre una sintesi dei dati: "Cresce l'offerta e il ruolo politico ambientale del bio, ma non cresce il consumo e il valore del mercato. Quindi abbiamo elementi di grande prospettiva con la crescita dell'offerta, la crescita  dell'interesse dei cittadini e della politica ma dobbiamo fare di più sul fronte dei consumi, del valore della produzione e del mercato".

 

Nel 2021 la superficie biologica italiana - aumentata del 4,4% - è arrivata a sfiorare i 2,2 milioni di ettari, l'incidenza della superficie coltivata a biologico cresce ulteriormente arrivando al 17,4%. Numeri al di sopra dei grandi produttori europei di biologico che stanno intorno al 10%. La superficie media è di 30 ettari, che è indicativa di un'azienda mediamente strutturata.

 

Sono in crescita anche gli operatori bio giunti a oltre 86mila, di cui 62mila aziende agricole, ad un ritmo del +5,4% sul 2020. In quattro regioni del Sud Italia si trova il 44% degli operatori. Nelle prime cinque regioni è rappresentata tutta l'Italia: con Sicilia, Puglia, Toscana, Calabria ed Emilia Romagna. In termini di incidenza più alta svettano Calabria, Toscana e Lazio.

 

Il quadro nazionale non è omogeneo, con alcuni territori con crescite a ritmi mai visti finora come la Campania (+55%), la Toscana (+25%) e il Friuli Venezia Giulia (+23%); mentre la Sicilia, pur essendo prima, ha perso in un anno molta superficie biologica. Il settore - viene spiegato - "cerca nella diversificazione del reddito, nel valore aggiunto e nella multifunzionalità la propria identità".

 

Tra le diverse coltivazioni bio crescono soprattutto le colture permanenti (+3,5% nel complesso), con andamenti diversificati tra le diverse tipologie: si riducono gli agrumeti (arance -17,2% e limoni -0,8%) e rimangono sostanzialmente stabili i meleti bio (-0,4%) e gli oliveti (+0,5%), mentre aumentano i vigneti (+9,2%) e i noccioleti (+12,5%). Crescono anche le superfici investite a cereali (+2,8%), trainate soprattutto dai maggiori investimenti a grano duro e tenero, mentre risultano stabili le colture foraggere (-0,7%) e i prati e pascoli (-0,8%).

 

L'analisi della zootecnia biologica fa emergere alcune rilevanti criticità per lo sviluppo del settore, con una incidenza dei capi allevati che nel complesso rimane inferiore al 10%. Nell'ultimo triennio le consistenze dei bovini, suini, ovini e caprini mostrano livelli pressoché stabili, mentre il comparto degli avicoli (con particolare riferimento ai polli da carne e alle galline ovaiole) mostra una dinamica positiva più marcata, tanto da guadagnare ogni anno circa mezzo milione di capi.

 

A rallentare la conversione degli allevamenti sono le difficoltà tecniche che la gestione del biologico comporta: dall'impossibilità di poter far uso di antibiotici alla difficile reperibilità e alto costo dei mangimi biologici, dalla bassa richiesta del mercato agli alti oneri che comporta la riconversione delle strutture d'allevamento a un  modello più estensivo.

 

Per quanto riguarda la spesa alimentare di prodotti biologici, nel 2021, si è registrata per la prima volta una  riduzione degli acquisti di alimenti e bevande bio, e anche le prime indicazioni sull'anno in corso non lasciano ben sperare. Dopo l'ottima performance del 2020 (+9,5%), sostenuta da una maggiore propensione delle famiglie italiane all'acquisto di alimenti genuini e salutari e dal confinamento domiciliare indotto dal lockdown, lo scorso anno il valore della spesa si è infatti contratto del 4,6%, portandosi a 3,38 miliardi di euro, anche se è rimasta invariata l'incidenza del bio sul totale degli acquisti agroalimentari (3,9%). Le evidenze sui primi cinque mesi del 2022, limitate ai soli acquisti nei supermercati, evidenziano un'ulteriore riduzione dell'1,9% su base  annua, peraltro in un contesto di generalizzata crescita dei prezzi. A preoccupare, in questo caso, è soprattutto il confronto con l'agroalimentare convenzionale che segna nello stesso periodo un incoraggiante +1,8%.

 

"Stiamo lavorando a una banca dati certificata con Ismea sugli scambi commerciali del biologico - annuncia il sottosegretario al Ministero delle Politiche Agricole Francesco Battistoni - per avere un quadro globale che va dalla produzione alla commercializzazione. Entro luglio se riusciamo presenteremo le Linee Guida del Piano di Azione Nazionale sul Biologico ed in questo ci aiuterà molto il marchio made in Italy bio; in autunno credo che potremo varare la nuova campagna di comunicazione per incentivare i consumi".

 

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