"Free from"
Ancora una volta si ricorre a un termine inglese, "free from" in questo caso, per indicare preparazioni alimentari prive di conservanti, coloranti, con pochi grassi, pochi zuccheri e una ridotta presenza di sale.
Ed è verso questi prodotti "free from" che con sempre maggiore frequenza si rivolgono i consumatori nelle loro scelte agroalimentari.
E' quanto emerge dalle analisi dell'Osservatorio Immagino Gs1-Italy, che indica in circa il 25% le vendite del paniere alimentare rivolto a questi prodotti.
È quanto descrive Davide Gaeta sulle pagine di "QN" del 4 ottobre.
Un'altra caratteristica emersa da queste analisi è la crescita nelle etichette dell'indicazione del contenuto in fibre, che diviene sempre più una componente nutrizionale positiva.
Si tratta di informazioni preziose per comprendere le tendenze che emergono nelle preferenze dei consumatori, sulle quali modulare la produzione di prodotti innovativi.
Ismea investe
Imprese agricole molto piccole e sottocapitalizzate.
È uno dei limiti dell'agricoltura italiana e implica per gli imprenditori agricoli difficoltà a gestire le aziende, come pure ad accendere un mutuo o fare investimenti.
Un limite non da poco visto che in agricoltura è richiesta innovazione a ritmo continuo e quindi se non innoviamo si perde in competitività.
In soccorso delle aziende ecco arrivare un nuovo strumento che prende il nome di "Ismea investe".
Lo scrive "Il Foglio" del 5 ottobre, ricordando che Ismea è un ente pubblico che studia i mercati con l'intento di orientare gli imprenditori agricoli e supportarli anche attraverso servizi finanziari.
Ismea investe si assumerà il compito di sostenere gli investimenti in tutta la filiera agroalimentare, intervenendo come finanziatore di minoranza.
Per evitare gli intoppi burocratici, questo nuovo strumento promette di lavorare con snellezza ed è aperto a sostenere anche le imprese cooperative che operano nel settore agroalimentare.
I sostegni possono variare dai due ai venti milioni di euro e le tipologie di intervento possono assumere forme differenti, dal finanziamento tradizionale all'acquisto di nuove azioni, come pure la sottoscrizione di obbligazioni.
La procedura prevede un'istruttoria per verificare la presenza dei requisiti richiesti per poi passare alle fasi successive, sino alla stipula dell'accordo.
L'avvio delle procedure è previsto per il 15 novembre, ma il bando e le informazioni sono già disponibili sul sito di Ismea.
Il summit del cibo
Negli ultimi 10 anni i consumi interni di prodotti agroalimentari sono diminuiti del 10%.
Ma nello stesso periodo le esportazioni sono aumentate del 92%, tanto che ora si sta avvicinando sempre più il traguardo del tetto dei 50 miliardi di euro di esportazioni.
E quanto riferisce Micaela Cappellini su "Il Sole 24 Ore" del 6 ottobre raccogliendo le parole del presidente di Federalimentare, Ivano Vacondio, intervenuto alla tavola rotonda dedicata al food and wine italiano durante la seconda giornata del "Made in Italy Summit 2021".
Sulla corsa delle esportazioni del cibo e del vino italiano incombono però alcuni ostacoli, il primo dei quali è l'aumento dei prezzi delle materie prime.
Un problema che si teme possa divenire strutturale.
Il secondo problema è quello delle imitazioni, che erode spazio alle produzioni italiane, come ha sottolineato in questa occasione Luigi Scordamaglia, consigliere delegato della fondazione Filiera Italia.
C'è poi il grande tema della sostenibilità ambientale delle produzioni agroalimentari, sostenibilità che non può essere ideologica, ma deve riuscire a coniugare insieme sostenibilità economica e sostenibilità sociale.
Agrovoltaico, nuova frontiera
Era il 2012 quando gli incentivi previsti dal "Conto Energia" rese più competitivo installare impianti fotovoltaici piuttosto che impegnarsi in qualunque coltivazione.
Una situazione preoccupante, tanto da temere che l'aumento dei terreni investiti in energie rinnovabili potesse compromettere la produzione agricola.
Non rimase altra scelta che sospendere i sostegni dedicati a questa trasformazione.
Ora, come spiega Daniela Passeri su "Il Manifesto" del 7 ottobre, si vuole di nuovo seguire questa strada, promuovendo però un percorso dove produzione energetica e produzione agricola possano convivere e integrarsi senza contendersi gli spazi.
Un concetto che è sintetizzato nel termine agrovoltaico, contenuto nel Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza), che prevede oltre un miliardo di euro per incentivare l'installazione di questa tipologia di impianti.
Il testo parla esplicitamente della creazione di sistemi ibridi di agricoltura e produzione di energia che non compromettano l'utilizzo dei terreni dedicati all'agricoltura.
Per verificarlo è previsto che venga monitorata la raccolta dei dati sia sugli impianti fotovoltaici sia su produzione e attività agricola sottostante.
Nonostante queste precise indicazioni, si assiste ancora alla creazione di impianti che non rispettano questi dettati e da parte delle organizzazioni agricole c'è un forte impegno a evitare che ciò accada.
Una delle proposte che va in questa direzione è quella di introdurre limiti dimensionali agli impianti per un valore massimo del 5% della superficie a disposizione per le attività agricole.
Inoltre si vorrebbe porre come condizione che sia l'imprenditore agricolo a realizzare gli investimenti necessari.
L'agrovoltaico, conclude l'articolo, oltre a consentire un'integrazione del reddito aziendale, potrebbe tradursi in uno strumento per la protezione delle colture dagli eventi atmosferici.
Ma servirà un approccio multidisciplinare che veda la collaborazione di più professionisti, dagli agronomi agli architetti, agli ingegneri, oltre agli imprenditori agricoli.
Il glifosate assolto
"Il Foglio" dell'8 ottobre prosegue nella sua campagna di informazione contro le convinzioni antiscientifiche, più pericolose quando motivate da preconcetti e ideologie.
Questa volta si occupa del glifosate, il noto erbicida da tempo al centro di accese discussioni sulla sua presunta pericolosità.
L'occasione di tornare sull'argomento è data da una recente sentenza della giustizia statunitense che in quest'ultima occasione ha dato ragione a Bayer nel contenzioso che vedeva imputato il Roundup (il nome commerciale di questo diserbante) nello sviluppo di un tumore non-Hodgkin.
I giudici californiani hanno sentenziato che nel caso specifico non c'era alcuna evidenza che collegasse il prodotto all'insorgenza di questo tumore.
L'articolo ricorda che si tratta della quarta sentenza sul glifosate, la prima a favore della multinazionale.
Attualmente il glifosate è autorizzato nella Ue sino alla fine del 2022, mentre è in corso un meticoloso processo per rivederne l'autorizzazione.
Il dossier si compone al momento di ben 11mila pagine e si conclude confermando che non ci sono evidenze scientifiche sui presunti effetti nocivi.
Saranno sufficienti a convincere gli attivisti del no-glifosate? Certamente no, conclude l'articolo.
A tutto biogas
L'impennata dei prezzi delle materie prime e dell'energia sta aumentando l'attenzione sulle agroenergie, favorite anche dalla spinta all'impiego di fonti energetiche rinnovabili.
Lo scrive Giorgio dell'Orefice su "Il Sole 24 Ore" del 9 ottobre, raccogliendo le dichiarazioni del presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, convinto sostenitore delle agroenergie.
Dopo aver ricordato che importiamo oltre il 74% dell'energia, si puntualizza che le rinnovabili soddisfano appena il 20% del fabbisogno, mentre sarebbe possibile puntare all'autosufficienza.
Importanti opportunità vengono dal biometano, che può contribuire alla transizione energetica e alla decarbonizzazione, tagliando le importazioni.
Una transizione, continua l'articolo, che alla valenza ecologica aggiunge il fattore competitività per il Paese.
Nella produzione di biogas e biometano, aggiunge il presidente del Consorzio Italiano Biogas (Cib), Piero Gattoni, l'Italia può vantare un vantaggio infrastrutturale grazie a una rete capillare di trasporto e distribuzione di gas naturale.
Molti elementi spingono dunque in questa direzione, ma per raggiungere il risultato atteso, conclude l'articolo, occorre avviare la riconversione degli impianti esistenti e la costruzione di nuovi.
Percorso che potrebbe essere accelerato dalle norme attuative del Pnrr, che troverebbero le imprese del settore già pronte.
Il "caro macchine"
In sofferenza per le tensioni di mercato sulle materie prime c'è anche il mondo delle macchine agricole.
Costi in aumento dell'energia, dei carburanti, dell'acciaio e dei materiali non ferrosi e prezzi della logistica schizzati verso l'alto, hanno portato il costo medio di un'attrezzatura agricola a lievitare anche del 40%. Cui si aggiungono i costi di trasporto.
Così, mentre gli ordini non mancano, in particolare sul mercato internazionale, far fronte agli impegni per molti costruttori è divenuto problematico.
Lo evidenzia l'articolo scritto da Andrea Zaghi per "Avvenire" del 10 ottobre, dove ricorda come la richiesta di mietitrebbiatrici sia salita del 58%, come pure quella di trattori, che segna un più 45%.
Con la Cina che ha drasticamente ridotto le esportazioni di acciaio, i prezzi sono saliti anche del 100% e le scorte a disposizione delle nostre industrie sono ormai agli sgoccioli.
I margini per i costruttori rischiano di subire un forte taglio e di compromettere un settore che vanta 11,5 miliardi di fatturato e che occupa circa 100mila addetti.
Sarà anche questo uno dei temi dibattuti in occasione della prossima Eima, in calendario a Bologna dal 19 al 23 ottobre.
Ogni lunedì uno sguardo agli argomenti affrontati da quotidiani e periodici sui temi dell'agroalimentare e dell'agricoltura, letti e commentati nell'Edicola di AgroNotizie.
Nel rispetto del Diritto d'Autore, a partire dal 23 novembre 2020 non è più presente il link all'articolo recensito.