Il processo di migrazione dalle campagne alle città non accenna a fermarsi e di questo passo porterà il 70% della popolazione mondiale entro il 2050 a vivere in agglomerati urbani. In questo contesto, le foreste urbane, che possono essere definite come reti o sistemi, e che comprendono boschi, gruppi di alberi e singoli alberi, giocheranno nei prossimi anni un ruolo sempre maggiore nella lotta ai cambiamenti climatici, ma non solo.
Dal miglioramento del clima alla riduzione dell'inquinamento atmosferico, dall'aumento della sicurezza del suolo alla diminuzione dello stress, dal risparmio energetico alla funzione di educazione culturale e ambientale, sono innumerevoli gli effetti positivi che un'area boschiva urbana può avere sulle città e sui suoi abitanti.
È urgente quindi la necessità di elaborare strategie di adattamento climatico a scala urbana e territoriale e per fare questo servono risorse: un'inversione di tendenza in atto è dimostrata dai recenti bandi e dalla prossima programmazione europea che vertono su un Green deal europeo e dai progetti nazionali e regionali in corso.
Un momento del convegno: il moderatore Roberto Diolaiti intervista Irene Priolo assessore all’Ambiente della Regione Emilia-Romagna
(Fonte foto: Archivio Comune di Cervia)
A Cervia il 30 ottobre scorso 15 esperti internazionali hanno parlato in diretta streaming di servizi ecosistemici, tutela e promozione del paesaggio, cambiamenti climatici, comunicazione ed educazione ambientale.
Al valore degli alberi è stata dedicata la prima sessione del convegno che, come ha sottolineato il moderatore Roberto Diolaiti, presidente Pubblici Giardini, sono i nostri principali alleati per i piani di resilienza urbana, in prima linea nell'accelerare la transizione green.
C'è infatti grande differenza di regime termico tra città con aree verdi e sistemi urbani che ne sono privi, come ha sottolineato Teodoro Georgiadis, fisico dell'istituto di Biometeorologia del Cnr di Bologna.
Concetto ribadito da Francesco Ferrini, docente di Arboricoltura all'Università di Firenze, che ha posto l'attenzione sull'aumento della copertura arborea, in grado di diminuire fino a cinque gradi la temperatura e ridurre l'inquinamento da particolato del 50-70%, soprattutto scegliendo specie più performanti rispetto ad altre.
Verde e benessere prima parte
Si è parlato anche di diritti dell'albero, da tutelare e rispettare indipendentemente dal suo vantaggio per l'uomo. Nella sua relazione sull'albero antropizzato il professor Giovanni Morelli, docente di architettura del paesaggio allo Iuav di Venezia, ha sottolineato la transgenerazionalità dell'albero, che partecipa alla vita dell'uomo nei secoli.
La stabilità degli alberi
Per Fabio Salbitano, docente di Selvicoltura all'Università di Firenze, le foreste urbane possono essere definite come reti o sistemi dove è possibile includere tutti gli alberi, gruppi di alberi e zone che possono accogliere alberi, all'interno di un contesto urbano: si tratta di un ponte tra le zone rurali e quelle urbane, sono un elemento connettivo molto forte. Tra i vantaggi, oltre alla riduzione della temperatura di 2-8° e l'assorbimento, da parte di un singolo albero, fino a 150 kg di Co2 all'anno, anche quello della riduzione dello stress psicofisico.
Quale contributo può dare quindi la programmazione territoriale delle nostre città messe alla prova dalle emergenze climatiche? Alla domanda ha risposto Daniele Capitani, dirigente del settore Programmazione e gestione del territorio del Comune di Cervia, che ha sottolineato l'importanza dell'interazione dei tre strumenti a disposizione per la progettazione urbana: il Piano urbanistico generale (Pug), il Piano d'azione per l'energia sostenibile e il clima (Paesc) ed il Piano urbano della mobilità sostenibile (Pums).
Capitani ha ricordato il Parco urbano di Milano Marittima, il progetto pilota della ricostruzione della duna naturale, il monitoraggio del cuneo salino come alcuni dei percorsi attraverso i quali sviluppare un modello di città resiliente e sostenibile, capace di guardare a un futuro non solo prossimo.
Lo stato dell'arte del progetto "corridoio verde" d'Italia, messo in campo dalla regione Emilia-Romagna, è stato tracciato anche dall'assessore all'Ambiente Irene Priolo, che ha sottolineato, accanto all'aspetto paesaggistico ed ai vantaggi ecosistemici strettamente connessi alla salute, anche l'effetto moltiplicatore sull'economia, in sinergia con le imprese dei territori.
Il tema della comunicazione e dell'educazione green è stato affrontato sia dalla professoressa Elisa Pellegrini, docente dell'Università di Pisa, che ha posto l'accento sull'educazione ambientale del cittadino e sulla citizen science, tecnica di ricerca che utilizza l'aiuto volontario di cittadini per raccogliere dati scientifici, che da Novella Cappelletti, direttore della rivista Paysage, media partner dell'evento, che ha portato all'attenzione una rapida carrellata di esempi di foresta urbana, segnalando l'importanza dell'urbanistica tattica per la riqualificazione degli spazi pubblici e delle strade con interventi temporanei, veloci e a basso costo.
Infine del valore ecosistemico degli ambienti naturali all'interno delle nostre città, come patrimonio da conservare, potenziare e mettere a rete ne hanno parlato Maria Pia Pagliarusco direttrice dell'ente di Gestione per i parchi e la biodiversità del Delta del Po, Giovanni Nobili comandante del reparto Carabinieri biodiversità di Punta Marina e Massimiliano Costa, dirigente specialista dei progetti di valorizzazione e tutela ambientale del Comune di Ravenna.
Il convegno è stato organizzato con il patrocinio di ministero dell'Ambiente, Regione Emilia-Romagna, Anci Emilia-Romagna, European Arboricultural Council, Parco Delta del Po, Green City Network, Pubblici Giardini e CerviaAmbiente.
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