Madrid infatti avrebbe chiesto se fosse legittimo l'utilizzo dei fondi Ocm per promuovere il vino in quei paesi dove è già stata fatta promozione nei cinque anni precedenti. Una clausola nello specifico che escluderebbe il Consorzio vino Chianti e tutti gli altri soggetti interessati ad usare i finanziamenti europei Ocm per fare promozione in paesi chiave come Usa, Cina, etc...
Così siamo andati a intervistare il presidente del Consorzio Giovanni Busi, per sentire che aria tira e quali scenari si prospettano non solo per il Chianti.
Presidente Busi, quando è venuta fuori questa notizia?
"Un mese fa è stata comunicata come fosse un qualcosa di normale, prenderne atto e basta. Noi ovviamente ci siamo subito allertati perché è qualcosa di assolutamente anomalo e a cui va trovata una soluzione immediata".
Ma attualmente è una disposizione già operativa?
"Nello specifico, si tratta di un parere rilasciato dalla Commissione a un chiarimento avanzato dalla Spagna. Ma se non si interviene velocemente e non si trovano accordi con altri paesi per bloccarla il rischio è che venga accolta. La Comunità europea è fatta da burocrati e i burocrati, come noto, non vanno a valutare i danni e i problemi che una interpretazione di un regolamento del genere, se confermata in toto, potrebbe causare. Il rischio è altissimo e sarebbe un errore sottovalutarlo solo perché siamo ancora nella fase dell'approfondimento dell'interpretazione".
Voi state lanciando questo allarme come Consorzio, ma sarebbe un problema grande per tutto il vino italiano. C'è qualche altra realtà che si sta unendo a questo allarme o la vostra al momento è una voce isolata?
"Per fortuna la nostra non è rimasta una voce isolata. Ci sono anche altre istituzioni del mondo del vino che se ne stanno occupando e stanno amplificando l'allarme. Sappiano anche che Paolo De Castro è in contatto con la Francia e si sta adoperando per riuscire a bloccare quella che definisco una vera e propria sciocchezza. Anche altri europarlamentari hanno manifestato la volontà di interessarsi alla questione che è di vitale importanza per il settore".
Per il vostro Consorzio cosa significherebbe un blocco dei fondi Ocm per la promozione in Cina e Usa dal punto di vista della quantità di finanziamenti e delle potenzialità di mercato?
"Per noi sarebbe un problema enorme. In questi anni i vigneti del Chianti sono stati interessati da imponenti processi di ristrutturazione, molti ancora in corso, per migliorare la qualità e la redditività delle nostre imprese. Questo investimento si tradurrà in un aumento della produzione ed è stato fatto proprio in vista dell'ingresso del Chianti nel mercato cinese. La Cina è uno dei prossimi sbocchi, un mercato interessante sia dal punto di vista quantitativo che per i prezzi di vendita. Bloccare le azioni di marketing oggi significa fermare lo sviluppo che abbiamo avviato in questi anni. Significa che tutti i soldi investiti a poco sono serviti".
Ma perché la Spagna chiede una cosa del genere?
"Non lo so, ho un mio pensiero. Potrebbe averlo chiesto per eliminare immediatamente la concorrenza di Francia e Italia che sono i due paesi europei più importanti da un punto di vista enologico, sia quantitativo che qualitativo. Ma è la mia opinione".
E la Francia non dice nulla?
"Pare che Francia sia d'accordo nel bloccare questa interpretazione. Ci auguriamo che insieme all'Italia si riesca ad arrivare a un risultato importante, o comunque a un risultato ragionevole".
Una richiesta miope, se si considera che da un lato tra cinque anni la Spagna stessa avrebbe lo stesso problema, ma soprattutto che in un'ottica mondiale i veri competitori sono Cile, Argentina, Sudafrica e Australia, soprattutto in mercati come Usa e Cina.
"Una visione miope, non c'è dubbio. L'Europa viene considerata il vecchio mondo, un mondo in declino, mentre gli altri paesi sono il nuovo mondo, sono quelli in cui la crescita si vede di anno in anno sia nelle produzioni che nelle esportazioni. La Spagna, che al momento non sta facendo grandi investimenti coi fondi Ocm, ha chiesto questo chiarimento oggi, poi le norme possono cambiare con il tempo, ma se per due o tre anni si riesce a bloccare la Francia e l'Italia nello sviluppo del loro lavoro per loro è tutto di guadagnato. Nei primi mesi del 2018 l'Italia ha superato la Spagna, qualcosa forse tutto questo significa".
Quale è il vostro appello e a chi lo lanciate?
"Prima di tutto dobbiamo essere consapevoli che le nostre produzioni sono destinate alla vendita in tutto il mondo e noi oggi siamo un paese che sta invecchiando e sta retrocedendo anche sulla commercializzazione, questo è chiaro. All'Europa chiediamo la libertà di poter promuovere i nostri prodotti all'estero. E' necessario l'aiuto delle altre organizzazioni professionali, degli altri consorzi e, più in generale, di tutto il mondo del vino. Non possiamo sempre assecondare o trattare. Su questo non si tratta, dobbiamo tutti insieme dire no e far accettare il nostro no".
A livello politico, nazionale e comunitario, avete avuto risposte o rassicurazioni?
"Ci sono europarlamentari e parlamentari italiani che hanno manifestato solidarietà ed impegno per risolvere la situazione. Abbiamo parlato con l'assessore regionale all'Agricoltura Remaschi e con Paolo De Castro. Sappiamo che stanno lavorando per bloccare la proposta, questo è molto importante ma non è sufficiente. Dobbiamo avere l'appoggio di altri Stati e di tutte le organizzazioni italiane".