“E’ in situazioni come queste – commenta Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione nazionale dei Consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue (Anbi) – che più si avverte la mancanza di un’adeguata rete di invasi, capace di trattenere la risorsa idrica per i periodi di bisogno, riducendo al contempo il pericolo delle piene fluviali. La sfida che la pubblica amministrazione deve far propria e vincere nel paese, è quella di tradurre in cantieri le risorse in bilancio, che inefficienza e ritardi nelle procedure rischiano fortemente di vanificare”.
Il più recente esempio è arrivato dalle Marche dove, nei giorni scorsi, la diga di Mercatale e le aree di esondazione naturale hanno salvato Pesaro dalla tracimazione del fiume Foglia.
“Il paradosso non più sostenibile – aggiunge Massimo Gargano, direttore generale di Anbi – è che, nonostante il maltempo, il bilancio idrico del paese resti deficitario e si guardi con preoccupazione all’arrivo della bella stagione. I Consorzi di bonifica, unitamente alle Autorità di distretto idrografico ed agli enti territoriali, si stanno adoperando per fare fronte ad una situazione di latente emergenza”.
I dati indicano che, al Nord, tutti i grandi laghi restano sotto la media stagionale con i bacini d’Iseo (cm -6,0) e di Como (cm -16,3) addirittura sotto lo zero idrometrico.
Non va meglio al Sud, dove i bacini segnano livelli largamente inferiori a quelli degli anni scorsi. La situazione più preoccupante è in Sicilia, dove i principali invasi contengono poco più di 89 milioni di metri cubi d’acqua contro gli oltre 400 milioni di un anno fa e addirittura i quasi 593 del 2010.
In Basilicata ci sono disponibili quasi 296 milioni di metri cubi d’acqua, ma erano circa 390 lo scorso anno e oltre 711 nel 2010; in Puglia, le risorse idriche invasate sono poco più di 206 milioni di metri cubi contro i quasi 344 dello scorso anno e gli oltre 337 del 2010, mentre in Sardegna risultano disponibili circa 713 milioni di metri cubi d’acqua, mentre 12 mesi fa erano più di 1.160 e a fine febbraio 2010 erano 1.436.
Conclude il presidente di Anbi: “Snellire la burocrazia, monitorare le ragioni dei ritardi di pianificazione, programmazione ed operatività: è questo un obiettivo da raggiungere in fretta e una sfida da vincere per promuovere lo sviluppo infrastrutturale, dare nuovo dinamismo alla crescita e impulso all’occupazione. La ripresa economica potrebbe essere più decisa, se le infrastrutture, tra cui quelle in grado di offrire difesa del suolo e disponibilità di risorse idriche, fossero programmate e pianificate con procedure atte a far partire sollecitamente i lavori, coerentemente con lo stanziamento delle risorse da parte delle istituzioni”.