Innovazione, agricoltura di precisione, droni, sistemi informatici di supporto alle decisioni. Sono solo alcuni degli strumenti che oggi gli agricoltori hanno a disposizione per fare meglio il loro lavoro. Grazie al progresso tecnologico e digitale le aziende agricole potrebbero aumentare la propria produttività, incidendo in maniera positiva anche sulla sostenibilità delle produzioni. Ma un grosso ostacolo che deve essere superato è la mancanza (spesso totale) di connessione ad internet nelle nostre campagne.

Di questo si è parlato durante il workshop 'Banda Ultra Larga - motore di sviluppo delle aree rurali', che si è tenuto durante AgriConnect a fine novembre. Un momento di confronto, organizzato dall'assessorato all'Agricoltura della Regione Umbria, tra i soggetti attuatori della Strategia nazionale per la banda ultra larga (regioni, Mipaaf, Mise, Agenzia per la coesione territoriale e Infratel Italia) e gli stakeholder del settore. L'obiettivo? Capire qual è lo stato attuale di diffusione della banda larga in campagna, quali sono gli obiettivi di copertura e gli ostacoli nel raggiungerli.

Guido Bonati del Crea ha fotografato bene la situazione. Esistono due gap tecnologici. Uno legato all'adozione di innovazioni digitali da parte degli agricoltori, che è ancora basso, anche se il 50% si dice pronto ad adottare nuove tecnologie. L'altro legato alla mancanza di infrastrutture fisiche. In Italia solo il 4,4% della popolazione ha una connessione a 100 Mbps (siamo al 24% in Ue) e solo il 41,7% a 30 Mbps (76% in Ue).

Come fare a portare internet nelle campagne? Il grande volano dovrebbe essere il Piano strategico Banda ultra larga, lanciato dal Governo nel 2015, che ha in pancia oltre 4 miliardi di euro per sostenere la copertura nelle aree bianche (quelle non servite dai privati perché non economicamente redditizie) e interventi in aree grige e a supporto della domanda.
L'obiettivo è arrivare, entro il 2020, ad una copertura del 100% della popolazione con la rete almeno a 30 Mbps e l'85% con rete almeno 100 Mbps. Il piano è stato illustrato da Nicolino Paragona dell'Agenzia per la coesione (che ha come obiettivo promuovere progetti per lo sviluppo territoriale).

A gestire il Piano nazionale è Infratel Italia, società in house del ministero dello Sviluppo economico, che ha il compito di indire le gare per la costruzione delle infrastrutture di telecomunicazione e di sorvegliare gli esecutori. Due le gare fino ad ora chiuse per un totale di 1,481 miliardi, aggiudicate da Enel Open Fiber, la società di Enel e Cassa depositi e prestiti che entro il 2022 dovrebbe portare la cablatura in fibra in ben 9,5 milioni di case. La tecnologia è la cosiddetta Ftth (Fiber to the home) che porta la fibra ottica direttamente nelle abitazioni e dunque può sostenere un traffico maggiore di dati. Le due gare coprono quasi tutto il territorio nazionale e una terza, ancora da indire, si concentrerà su Sardegna, Puglia e Calabria. Dopo la costruzione l'infrastruttura rimane pubblica ma viene data in concessione per venti anni all'operatore.

La mancanza di copertura delle aree rurali con la banda ultra larga è un problema diffuso in tutti gli Stati europei. Paolo Gerli, ricercatore della Northumbria University, ha però portato il caso del Regno Unito, dove la copertura è totale grazie ad interventi pubblici e ai residenti stessi che si sono 'tassati' per costruire 'reti di comunità' che rimangono di proprietà di chi le finanzia e che oggi coinvolgono ben 42 villaggi rurali.
Ma soluzioni innovative al problema della connettività rurale sono state sviluppate anche in Spagna e nei paesi del Nord Europa.

Grafico internet zone rurali

Ma è proprio necessario un approccio digitale all'agricoltura? Assolutamente sì secondo Carlo Bisaglia e Paolo Menesatti del Crea. L'economia digitale rappresenta il 22% del Pil mondiale, ma in Italia siamo solo al 18% (contro il 33% degli Usa). E l'agricoltura è la Cenerentola tra tutti i comparti economici, con un misero 2,2% (le costruzioni sono al 5%). Una Italia più digitale potrebbe crescere del 4,2% entro il 2020 per un valore di 75 miliardi di euro. E l'agricoltura, che di digitale fino ad oggi ha poco, potrebbe essere il comparto ad avvantaggiarsi di più dalla disponibilità di connessioni e cultura digitale.

Internet è alla base di quel processo di diffusione dell'agricoltura di precisione che il Mipaaf vorrebbe raggiungesse il 10% della Sau entro il 2021. Ma senza la rete gli strumenti in campo non possono funzionare perché non riescono a 'parlarsi'. Attraverso lo smartphone (ormai nella tasca di ogni italiano) e i giusti sensori è possibile monitorare lo stato di salute degli animali (zootecnia di precisione), guidare un trattore, controllare le centraline meteo, scaricare ed elaborare mappe di prescrizione e così via.

Per l'Italia la vera svolta deve passare dalla diffusione dei moderni trattori. L'età media dei nostri mezzi è di venti anni e solo il 22% ha meno di un lustro. In aggiunta, con gli attuali tassi di ricambio, nelle nostre campagne ci vorranno cinquanta anni prima che tutti si dotino di un trattore moderno. Il rischio è che il settore primario italiano perda competitività a livello europeo e internazionale.

Qualche esempio di utilizzo delle nuove tecnologie? Andrea Berton del Cnr ha mostrato come i droni possono essere utilizzati per migliorare le produzioni vitivinicole, contrastare la processionaria e supportare i ricercatori nella fenotipizzazione.
Mentre Francesco Galioto, dell'Università di Bologna, ha spiegato come attraverso sensori al suolo, modelli agronomici e previsioni metrologiche è possibile ottimizzare la gestione della risorsa idrica.

Ogni azienda agricola potrebbe poi costruirsi una propria rete per far comunicare tutti i device in campo. Patrizio Pisani di Unidata ha mostrato le potenzialità di LoRaWAN, la rete low power wide area per l'internet delle cose (IoT). Una rete economica, dai consumi ridotti, che assicura sicurezza e affidabilità.

Internet consente di creare reti non solo fra strumenti ma anche fra persone: è questo l'esempio della community che afferisce al network di Image Line, da trenta anni impegnata nel campo dell'agricoltura digitale. Ne ha parlato Cristiano Spadoni che ha condiviso statistiche relative all'implementazione di piattaforme gestionali sul cloud e dati sulle conversazioni e le interazioni che ogni giorno avvengono su portali quali AgroNotizie.it e Macgest.com o web application quali QdC® - Quaderno di Campagna: quasi 2 milioni di utenti unici negli ultimi dodici mesi.

Sensori sui trattori, in campo, nelle stalle e nel cielo. Tutti questi device generano una mole enorme di dati, i Big data. Società come Microsoft, rappresentata all'evento da Gianluca Liparoti, stanno sviluppando algoritmi di Intelligenza artificiale per interpretare questa massa di dati e fornire in tempo reale informazioni sensibili agli agricoltori, sulle basi delle quali si possono prendere le giuste decisioni.

Il ruolo della politica è fondamentale per indirizzare i fondi disponibili. "La connettività a banda larga ha un'importanza strategica per la crescita e l'innovazione dell'agricoltura e dell'economia, per la coesione sociale e territoriale", ha dichiarato in apertura del workshop l'assessore regionale all'Agricoltura Fernanda Cecchini.
"L'Umbria è stata una delle prime regioni in Italia a dotare il territorio di un cablaggio a banda larga. Con l'attuale programmazione per lo sviluppo rurale, su un totale di 876 milioni di euro per il settennio, abbiamo destinato circa 36 milioni di euro alla diffusione della banda larga. Di questi 9 milioni di euro sono stati stanziati per l'attuazione del Piano per la banda ultra larga e lo sviluppo della rete con il completamento della Run (Rete Umbria Network)".

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