Rafforzare i contributi all'interno della Organizzazione mondiale degli agricoltori, intervenire - assicurando una presenza costante - nei dibattiti dell'Organizzazione mondiale del commercio, partecipare ai colloqui sul clima nell'ambito della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, esprimere la propria posizione e le proprie strategie di sicurezza alimentare presso la Commissione per la sicurezza alimentare di Roma e, naturalmente, creare capacità in termini di strutture agricole veramente rappresentative in Africa, un continente che sull'agricoltura può costruire il proprio futuro, ma solamente a patto che superino la logica dell'assistenzialismo e che puntino sulla modernizzazione delle proprie aziende.

Sono questi i principali obiettivi del nuovo presidente della Word farmers organization (Wfo), il sudafricano Theo de Jager, eletto lo scorso 13 giugno. De Jager succede a un'altra africana, la veterinaria Evelyn Nguleka. Le linee guida del proprio programma sono state illustrate pochi giorni fa durante un'intervista rilasciata ad Alita van der Walt, per il magazine sudafricano Farmer's Weekly.

Il neopresidente non ha risparmiato critiche alla propria organizzazione, chiedendo nel corso dell'ultima assemblea generale di Helsinki lo scorso giugno uno scatto d'orgoglio.
"Ci sono troppi vuoti nella rete della Wfo - ha detto -. Vi sono vaste aree del mondo, come l'Europa Orientale, l'Africa Occidentale e il Pacifico che non sono affatto rappresentate. Ci sono anche carenze nei regolamenti interni e nei documenti relativi alla governance dell'organizzazione e occorre inoltre rafforzare i contributi della realtà che presiedo nei rapporti internazionali e nelle politiche globali".

Eletto presidente grazie al sostegno del collegio africano e ai successi ottenuti dai programmi di sviluppo dell'organizzazione degli agricoltori dell'America Latina, Theo de Jager cercherà di mettere al centro dell'agenda dei gruppi di lavoro della Wfo i problemi dell'Africa e del Sud del mondo.
"Gli agricoltori dell'Africa e i loro interessi sono spesso rappresentati dalle organizzazioni non governative e dalle realtà non africane - ha affermato -. Uno dei miei obiettivi come presidente della Wfo è pertanto quello di migliorare le strutture agricole in Africa".

La parola d'ordine sembra dunque essere "priorità agli agricoltori". In particolare quando si discutono i trattati commerciali, che spesso non tengono conto delle esigenze del mondo agricolo. Infatti, "se gli agricoltori non sono rappresentati intorno al tavolo, possono facilmente finire sul menù", ha azzardato con una battuta. Spazio dunque a proposte concrete per limitare l'impatto sull'ambiente dell'agricoltura, che pure è necessaria, ma che deve pensare e agire in modo sostenibile. "Vorrei che la Wfo presentasse soluzioni realizzabili alle prossime discussioni della Conferenza sul clima", ha reso noto.

E quando si parla di smart-farm, non si deve confinare l'agricoltura intelligente alla gestione intensiva dell'Europa e del Nord America, "ma bisogna raggiungere gli obiettivi di un miglioramento complessivo anche attraverso la meccanizzazione e la modernizzazione di sistemi inefficienti di piccoli titolari nel Sud del mondo".

Il futuro dell'Africa è strettamente legato alla cooperazione, dal momento che, secondo il presidente della Wfo de Jager, "le economie di scala stanno avendo la meglio sulle aziende agricole tradizionali". Con la conseguenza che il potere contrattuale delle aziende più piccole, che non hanno le medesime opportunità in termini di accesso alle tecnologie più competitive, è inferiore.
Le cooperative, però, possono raggiungere le economie di scala necessaria. "Sono fiducioso che vedremo un forte sviluppo delle cooperative nel prossimo decennio - ha previsto -. Uno sviluppo guidato dalla meccanizzazione e dalla tecnologia. Gli agricoltori che non abbracceranno nuove e più efficaci tecnologie si perderanno per strada, ma l'unico modo per accedere alle innovazioni sarà fare parte di una cooperativa".