La fase delle polemiche e delle rivendicazioni si è definitivamente chiusa. Paolo Voltini, neopresidente del Consorzio agrario provinciale di Cremona, guarda avanti. L’obiettivo è creare nuove opportunità per la struttura, attraverso progetti solidi, collaborazioni, nuove connessioni e, dice Voltini, “valutando anche incorporazioni, ma non ad essere incorporati”.

È un Voltini rigoroso e pacato quello che parla ad AgroNotizie. I tempi della campagna elettorale sono ormai lontani e non conta più nemmeno che per la prima volta dopo 119 anni il Consorzio agrario di Cremona è passato in mano alla Coldiretti, di cui lo stesso Voltini è presidente provinciale.

Presidente Voltini, quali sono i progetti per il Cap di Cremona?
Siamo entrati nella fase operativa da una settimana, dopo il rinnovo delle cariche. Stiamo assorbendo tutti i dati, entrando gradualmente nella fase conoscitiva e nell’ordinarietà della gestione. Abbiamo già fatto un incontro di confronto e stiamo ipotizzando una progettualità futura”.

Non può dirci di più?
Siamo all’inizio, ripeto. Abbiamo comunque individuato i punti di intervento, le criticità e le opportunità”.

Come si muoverà il nuovo consiglio?
Avvieremo sicuramente la collaborazione con altri consorzi agrari”.

Compreso Cai?
Sì, certamente. Non vogliamo escludere nessuno, in un’ottica di crescita e di servizio ai soci. Siamo pronti a collaborare con chiunque, se questo ci può dare opportunità di crescita. Vogliamo essere più competitivi, ampliare il portafoglio dei clienti e dare input innovativi più efficaci rispetto a quanto si è fatto oggi. Credo che occasioni per migliorare e crescere, in una provincia fortemente agricola come Cremona, ce ne siano. Dobbiamo ora costruirle, metterle in rete e rilanciare le agenzie territoriali”.

Quante sono le agenzie?
Sono 24, oltre alle subagenzie. Creeremo le condizioni per un loro rilancio, in modo che siano più competitive”.

Il brand Lattogeno era uno dei core business. Sarà ancora così?
Certo. Nel bilancio del Cap di Cremona la parte predominante è ancora data da mangimi, sementi, concimi, fitofarmaci, per arrivare ai carburanti e alla commercializzazione di mais e cereali. Abbiamo però intenzione di potenziare la parte assicurativa con il Fata e i progetti legati all’erba medica di qualità e alla filiera del grano duro con Barilla. Ci sono margini di crescita ulteriori e intendiamo rivalutare quei progetti e renderli più competitivi”.

Il fatto che lei sia anche presidente del Consorzio Casalasco del Pomodoro può essere visto come un vantaggio?
Sì, sicuramente. Il Cap di Cremona, inoltre, è da 12 anni socio del Consorzio Casalasco del Pomodoro. Parliamo di due strutture importantissime sul territorio, con fatturati intorno ai 190 milioni per il Consorzio agrario di Cremona e di più di 200 milioni per il Consorzio Casalasco del Pomodoro”.

Il Consorzio agrario del Nord Est ha attivato un servizio per i soci legato ai future e al prezzo assicurato del mais. Metterete anche voi a disposizione uno strumento analogo?
Alcuni imprenditori agricoli dell’area casalasca, attraverso accordi commerciali con il Consorzio del Nord Est, lo hanno sottoscritto. Lo valuteremo anche noi”.