I tempi sono maturi per comunicare quanto i beni confiscati alla criminalità organizzata possano essere una importante risorsa. Se gestiti correttamente danno vita a realtà produttive di successo in grado di sostenersi economicamente e generare, anzi, opportunità di lavoro in contesti dove spesso il lavoro non c'è”.

Partendo da questo pensiero di Francesco Galante, presidente della Cooperativa sociale Placido Rizzotto Libera Terra e responsabile della comunicazione e produzione dei vini Centopassi e Hisotelaray, cerchiamo di sciogliere qualche dubbio e chiarire i meccanismi che muovono oltre 2mila terreni agricoli e più di 300 fabbricati rurali con annessa terra in una realtà fatta di criminalità organizzata, indagini della magistratura, confische e assegnazioni. 

Tra le realtà che operano in ambito agricolo su beni confiscati, Libera Terra progetto di 'Libera, associazioni, nomi e numeri contro le mafie' è, a livello nazionale, l'attrice con ruolo principale. Associazione di associazioni, oggi sono 1.500 tra scuole, gruppi e altro, da diciassette anni Libera fondata da Don Luigi Ciotti coordina l'impegno della società civile contro tutte le mafie.

Nata dopo il periodo stragista di Cosa Nostra, attraverso il lavoro delle cooperative che ne fanno parte si è posta l'obiettivo di promuovere i diritti di cittadinanza, la cultura della legalità, la giustizia sociale e la solidarietà mantenendo elevata l'attenzione all'ambiente e al territorio.

Unica organizzazione italiana di community empowerment, nel 2008 è stata inserita dall'Eurispes tra le eccellenze italiane e nel 2012 è rientrata nella classifica delle cento migliori Ong del mondo.

 

Libera Terra

Una parte importante dei beni sequestrati è rappresentata da terreni agricoli con o senza fabbricati rurali; grazie alla Legge di iniziativa popolare 109/96 nata anche dalla forte mobilitazione dell'associazione, oggi otto cooperative di tipo B racchiuse sotto al cappello di Libera Terra coltivano quasi mille ettari sottratti ai boss mafiosi.

Utilizzando un metodo di lavoro fatto di contratti regolari, paghe eque e tutela dei diritti, l'Associazione ha coinvolto numerosi soggetti del territorio facendo del bene confiscato una risorsa per lo sviluppo dell'intero circuito socio-economico.

 

 Il bene confiscato una risorsa per lo sviluppo dell'intero circuito socio-economico
(Fonte foto: Libera Terra)

 

 

Otto sorelle

Le cooperative godono per i beni in cui operano, di proprietà dei Comuni di assegnazione, di un contratto di comodato d'uso gratuito.
Le cooperative di Libera TerraPlacido Rizzotto, Pio la Torre, Terre di Puglia, Beppe Montana, Le terre di don Peppe Diana, Lavoro e non solo e Libera-Menteaderiscono tutte ad eccezione di Valle del Marro alla società consortile Libera Terra Mediterraneo nata nel 2008 come strumento imprenditoriale di sviluppo delle imprese agricole.
Gli obiettivi sono diversi – spiega Galantee vanno dal coinvolgimento di nuovi soci, alla pianificazione produttiva, alla massima valorizzazione del prodotto il tutto in un'ottica di eccellenza delle produzioni che passa anche attraverso il processo produttivo”.
Nate tra il 1999 e il 2010 le cooperative, contano su di una forza lavorativa di 140 persone rappresentate per oltre il 30% da soggetti svantaggiati.

Suddivise tra vigneti, uliveti, orticole agrumeti e seminativi, “le produzioni, rigorosamente biologiche – racconta Galante – vengono trasformate dal consorzio e quindi commercializzate in tutti i canali di vendita che vanno dalle botteghe del commercio equo alla grande distribuzione fino al canale Horeca. Una quota parte viene anche esportata”.

Garantisce sui requisiti etici, tecnici, sociali e di qualità, il Disciplinare del marchio Libera Terra nato nel 2007, mentre si occupa della promozione cooperativa e della legalità l'Agenzia nazionale Cooperare con Libera Terra, promossa da cooperative e strutture associative di rappresentanza aderenti a Legacoop e partecipata da imprese cooperative, associazioni ed enti pubblici.
Esiste ed è fondamentale – chiarisce Galante - una struttura di coordinamento imprenditoriale e delle produzioni che facilita l'accesso al mercato delle singole cooperative”.

 

Sequesti, assegnazioni e tempi lunghi

“Tutte le realtà, fanno eccezione Lavoro e non solo e Libera-Mente – riprende Galante - sono nate secondo un modello che Libera ha voluto promuovere creando situazioni di intesa con le Prefetture locali e i Consorzi di amministrazioni di Comuni come ad esempio il Consorzio sviluppo e legalità della provincia di Palermo, proprietario dei beni confiscati. In media – prosegue - tra sequestro e assegnazione passano circa 7 anni.
L'abbandono prolungato di un bene agricolo implica necessariamente un investimento importante nel momento del suo ripristino ma le cooperative sociali non hanno soldi".

"Ciò che fa la differenza – spiega – è la capacità di gestione da parte dei soci che devono saper far funzionare le attività immediatamente remunerative appoggiandosi poi anche sui fondi comunitari – Pon – per gli interventi strutturali. Le difficoltà maggiori – continua -, riguardano le situazioni in cui non c'è un imput, sia istituzionale che di Libera spesso chiamata a mettere a disposizione la propria esperienza e competenza ma in alcuni casi in carenza di forze, per l'assegnazione dei beni e per la ricerca delle persone da inserire nel tessuto lavorativo.
Non è andata così con Libera Terra Crotone il cui bando è stato pubblicato di recente e per cui, sotto lo stimolo dell'Anbsc, si sono incontrate le volontà di prefettura e dei comuni di Cirò e Isola Capo Rizzuto”.

 

Le difficoltà del territorio

Ma anche passata la fase costitutiva i problemi non finiscono. “Per la Placido Rizzotto, ci sono voluti tre anni – racconta il portavoce di Libera - per essere accettati dal tessuto sociale, sono stati anni davvero duri. La chiave di volta principale, è stata quella di offrire condizioni di lavoro eque; ad un certo punto la gente ha cominciato a capire che con noi poteva lavorare sotto contratto e non in nero; un contratto che partiva regolarmente dal giorno prima dell'inizio del rapporto lavorativo e con una retribuzione equa. In ogni caso non è stato facile”.

 

 Tutte le cooperative hanno bilanci in attivo (Fonte foto: Libera Terra)

 

Produzioni e bilanci in attivo

Tutte le cooperative hanno un bilancio in attivo e i prodotti sono contraddistinti da un alto valore aggiunto legato all'intervento nel processo produttivo di saperi artigianali.
Sotto il marchio Libera Terra troviamo pasta – degna di nota la linea di alta gamma, olio, cous cous, conserve, legumi, marmellate, limoncello e molto altro tra cui naturalmente il vino Centopassi e Hisotelaray.
“Su tutto domina la qualità – sottolinea Galante. Abbiamo alti costi produttivi in parte bilanciati da bassi costi sociali pur eliminando forme di sfruttamento altrove applicate; ma a fronte di questi costi per incontrare il mercato il valore dei prodotti deve essere pienamente percepito".
I volumi produttivi del consorzio, si aggirano sulle cinquecentomila bottiglie per il vino; un milione di confezioni per la pasta; cinquatamila confezioni per i legumi e circa trentamila bottiglie di olio cui si aggiungono altre più piccole referenze.

 

Export

La chiave per accedere ai mercati esteri è la qualità soprattutto se parliamo di vini. Il risultato ottenuto dal marchio Centopassi è riconducibile all'eco avuta su riviste di settore e nei commenti di specialisti ed opinion leader del mondo del vino – afferma Galante che aggiunge come il valore sociale del prodotto sia lo spin off, ma è la percezione dell'alta qualità a giocare il ruolo fondamentale.

 

Prossimi passi: Sicilia e Calabria

Tre le realtà in cantiere, due in Sicilia e una in Calabria; “per due di queste sta per uscire il bando mentre per la cooperativa nella zona di Trapani è già uscito. Speriamo – conclude Galante - entro l'anno di arrivare alla fine di tutti e tre i percorsi”.