La kermesse veronese che per cinque giorni fa del vino un evento, ha chiuso i battenti. Vetrina per le aziende affacciata su una platea mondiale, quest'anno più che mai - con 156mila visitatori di cui quasi un terzo esteri – ha generato grandi possibilità di contatti che, ha spiegato Lucio Mastroberardino produttore e presidente di Unione italiana vini, le aziende dovranno essere ora in grado di far fruttare.

In crescita di tre punti percentuali rispetto all'edizione 2010 le rappresentanze del mercato estero. “La Germania seguita da Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Svizzera, Francia, Austria e Paesi dell’Est Europa con una forte presenza della Russia, Cina e Hong Kong” ha sottolineato Ettore Riello, presidente di Veronafiere, “hanno costituito la top ten delle provenienze”.

Secondo il parere di Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere, i dati in aumento degli operatori internazionali vanno letti come “evidente segno della tendenza del mercato mondiale”.

A confermare questa tendenza, il focus 'Hong Kong, centro per la distribuzione ed il commercio del vino in Asia' organizzato nella seconda giornata di lavori dall’Hong Kong Trade Development Council. Secondo lo studio, crescono di 73 punti percentuali sul 2009 le importazioni di vino ad Hong Kong per un valore di 890milioni di dollari e la quota export verso la Cina ammonta al 27%. Un mercato, quello cinese, dalle forti potenzialità e caratterizzato da indicatori positivi costanti in termini di PIL (+ 10,2% negli ultimi 10 anni) e di produzione industriale (+ 20%).

Un secondo studio, volto ad analizzare 'Il vino italiano nel mondo' proposto da Vinitaly/Acqua Market Research, evidenzia come sussista un chiaro rapporto tra consumi di vino e ricchezza dei Paesi di esportazione. I primi 9 Paesi al mondo per incremento in valore di vino italiano importato nel 2010 (Emirati Arabi, Hong Kong, Israele, Slovacchia, Ungheria, Russia, Romania, Cina e Ucraina) presentano un trend positivo della ricchezza negli ultimi 5/10 anni.
Secondo lo studio, che ha delineato le tendenze dei consumi distinguendo tra mercati maturi ed  emergenti, i primi (Paesi del Nord America ed europei) sono caratterizzati da una buona attitudine al consumo sia tra le mura domestiche che fuori casa oltre che da una tendenza a bere leggero e dallo sviluppo del mercato della Gdo. Per quanto riguarda i mercati emergenti (Paesi del Sud America, dell’Europa dell’Est, dell’Asia e dell’Estremo Oriente), è ancora forte l’idea di un consumo elitario del vino che si colloca sul mercato con un prezzo elevato.

Maggiore collaborazione tra cantine e catene distributive è, invece, la richiesta per risollevare un mercato interno che, a quanto pare, non segue il trend positivo estero ma è caratterizzato da un costante e progressivo calo nei consumi individuali. Gli italiani dicono che il vino fa bene, ma solo il 40% beve vino tutti i giorni e il 28,3% due o tre volte a settimana. Un terzo del campione beve vino assai più raramente. Il consumatore abituale è sopra i 50 anni e buona parte degli italiani ammette di non conoscere il vino.

Il problema, secondo gli esperti, è che il mondo del vino non ha parlato correttamente coi consumatori usando un linguaggio elitario e peccando in quanto ad investimenti in pubblicità e promozione.

Da quanto è emerso nel corso della tavola rotonda 'Dalla vigna allo scaffale', organizzata da Veronafiere, cui hanno partecipato i rappresentanti di Federvini, Federdistribuzione, Coop, Conad, Confagricoltura e Movimento Consumatori, le vendite di vino, in calo generale, diminuiscono anche nei supermercati che ne distribuiscono più del 60%.
Inoltre, la leva del prezzo e delle promozioni sembra non essere più sufficiente. Il vino in bottiglia, da tavola e a Denominazione d’origine, scende dello 0,9% a volume rispetto al 2009; aumentano le vendite dello Spumante Italiano che cresce di 1,1% e cala, infine, del 5,2%, lo champagne francese.
Tra le nuove proposte emerse, l'installazione nelle corsie dei supermercati di terminali touch screen che forniscano informazioni sul vino e l’introduzione della figura dell’esperto tra gli scaffali.

All'avanguardia, in questo senso, la Regione Toscana che ha presentato un algoritmo in grado di essere letto da uno smartphone e di aprire per il cliente non solo il collegamento all'azienda che ha prodotto il vino, ma anche a tutti i prodotti d'eccellenza che si trovano nel territorio circostante.

Per il rappresentante di Federdistribuzione, l’associazione che rappresenta la maggioranza delle aziende della Gdo, Mario Gasbarrino, serve una ancor migliore relazione con i produttori così da condividere iniziative mirate al risultato finale del mercato. “Dobbiamo curare una maggiore selezione nell’assortimento, una maggiore ricerca sul layout espositivo e un utilizzo più innovativo delle promozioni” ha spiegato Gasbarrino.

Confagricoltura chiede una maggiore presenza dei vini del territorio nei supermercati. “Per migliorare il rapporto con la Gdo” ha riferito Andrea Faccio, rappresentante di Confagricoltura e presidente della sezione vitivinicola del Piemonte, “stiamo sperimentando piattaforme comuni tra aziende vinicole, come è già avvenuto in Romagna dove le più importanti aziende si sono aggregate e distribuiscono insieme ottimizzando tempi e costi”.

Folta presenza tra le istituzioni: nel giorno di chiusura della kermesse, il ministro del Lavoro e delle politiche sociali Maurizio Sacconi, ha sottolineato l’importanza dell’agricoltura e della viticoltura per l’occupazione.
“L’agricoltura e in particolare il settore vitivinicolo, secondo i dati Istat” ha specificato Sacconi, “hanno registrato nel 2010 una crescita dell’1,9% sull’anno precedente. Un dato in controtendenza rispetto alle cifre generali. In particolare”, ha messo in evidenza Sacconi, “su 891mila addetti in agricoltura, 210mila unità sono impiegate nella vitivinicoltura, per un segmento che nel suo complesso di filiera occupa 1 milione e 200mila lavoratori. Uno dei meriti di questo trend positivo è senza dubbio riconducibile ai voucher” prosegue il ministro, “uno strumento maggiormente in grado di svolgere un compito efficace per quanto riguarda l’integrazione degli immigrati”.

I voucher, come sottolinea Coldiretti, sono stati introdotti in via sperimentale proprio nel vino durante la vendemmia 2008, e da allora ne sono stati utilizzati complessivamente 12,3 milioni dei quali 3,4 milioni in agricoltura. Di questi, prosegue l'associazione, 1,8 milioni sono stati utilizzati per la vendemmia. “Una conferma” afferma Coldiretti, “dell'importanza del lavoro in vigna nel garantire opportunità di occupazione e integrazione per giovani e pensionati ma anche degli stranieri”.

Siglato poi, tra il ministro delle Politiche agricole Francesco Saverio Romano e quello del Turismo Michela Vittoria Brambilla, un protocollo d’intesa per promuovere in maniera coordinata il turismo enogastronomico. Il protocollo che ha durata biennale (rinnovabile tacitamente per altri due anni) si pone l’obiettivo di valorizzare il sistema 'turismo & agroalimentare' a livello nazionale, attraverso i distretti turistico–agroalimentari con nuovi itinerari di eccellenza per promuovere l’immagine del brand Italia.
“Il mondo del vino” ha spiegato Romano, “vale quattro miliardi di euro nella bilancia dell’export e le esportazioni di vino italiano nel mondo rappresentano il 20% di tutto l’export agroalimentare. Per questo, con il protocollo di oggi, intendiamo elevare le eccellenze dell’agroalimentare italiano sullo stesso piano del vino, facendole diventare uno strumento di marketing, di accoglienza e di valorizzazione strategica dell’intera economia”.

A ricevere, infine, il Premio Internazionale Vinitaly 2011 istituito nel 1996 e attribuito a personalità, aziende e istituzioni italiane ed estere che si sono distinte per il loro impegno nel mondo enologico, due aziende italiane: l'Azienda Guido Berlucchi & C. Spa e l'Azienda Santa Margherita. Per l’estero, il premio è stato attribuito all’Institute of Masters of Wine.

Già pronti per l'edizione 2012 in calendario dall’1 al 4 aprile, gli organizzatori hanno dato qualche anticipazione.
Vi sarà un cambio di format: la kermesse non sarà più aperta dal giovedì al lunedì ma dalla domenica al mercoledì. “Una scelta importante che porterà vantaggi per gli espositori, i visitatori e la città” ha spiegato Ettore Riello che ha quindi affermato come “oltre ad ampliare le giornate dedicate al business, favoriremo anche ristoratori, chef e titolari di wine bar, che beneficeranno di più giorni coerenti con le loro giornate di chiusura settimanale”.