L'agricoltura italiana è un'eccellenza a livello mondiale. Le nostre produzioni vincono sia sotto il profilo qualitativo che sotto quello della salubrità. Tuttavia, spesso i nostri prodotti non riescono ad essere competitivi sui mercati, venendo trattati alla stregua di commodity e subendo la concorrenza di prodotti non altrettanto genuini.
Le certificazioni, come ad esempio quella biologica, SQNPI, Sistema di Qualità Nazionale di Produzione Integrata, e di sostenibilità (come ad esempio Equalitas o Viva) hanno la potenzialità di rendere facilmente riconoscibile da parte del consumatore la qualità che sta dietro ad un prodotto agroalimentare. E grazie a questo il produttore può chiedere una remunerazione maggiore, rispetto a quanto potrebbe pretendere vendendo una commodity.
Certificarsi tuttavia ha un costo, sia in termini economici che di tempo. Ma grazie al digitale questo processo può essere reso molto più veloce, semplice e potenzialmente economico. Di questo si è parlato durante un convegno organizzato da Image Line® e Fieragricola con la partecipazione dell'Accademia dei Georgofili, che si è tenuto il 2 febbraio scorso a VeronaFiere, dal titolo: "I dati per certificare i prodotti 'made in Italy': SQNPI, biologici e sostenibili".
Certificazioni e dati a Fieragricola 2024
I dati a supporto delle certificazioni
Con il passare degli anni le aziende agricole stanno aumentando la mole di dati prodotta, sia perché la Pubblica Amministrazione richiede sempre più informazioni, che ormai sono essenziali per accedere ai contributi Pac, sia perché gli strumenti digitali si sono dimostrati validi nel rendere più efficienti e produttive le attività aziendali.
Come spiegato bene da Ivano Valmori, fondatore e ceo di Image Line®, azienda che da più di trent'anni sviluppa software e banche dati per l'agricoltura, e direttore responsabile di AgroNotizie®, il bello dei dati è che possono essere riutilizzati in molteplici applicativi, aumentando in questo modo il loro valore.
Ad esempio, le informazioni inserite dall'agricoltore in QdC® - Quaderno di Campagna® sono utili a verificare in maniera preventiva che le operazioni svolte in campo, come i trattamenti fitosanitari, siano corrette. Ma le stesse informazioni sono utilizzate anche per aggiornare il fascicolo aziendale ed essere in regola per quanto riguarda le richieste avanzate da Agea e dalla Commissione Ue. Ma gli stessi dati, potenzialmente, potrebbero essere sfruttati anche dagli enti di certificazione.
Il bello dei dati è che possono essere riutilizzati in molteplici applicativi, aumentando in questo modo il loro valore
(Fonte foto: AgroNotizie®)
"L'importante è che sia ben chiaro che è l'agricoltore il proprietario del dato e che solo lui può decidere a chi comunicarlo", sottolinea Valmori. "Pensiamo però a quanto sarebbe più semplice se l'ispettore dell'ente di certificazione avesse accesso ad alcuni dei dati aziendali e potesse in questo modo svolgere già una parte del proprio lavoro da remoto, andando in campo solo per le verifiche che effettivamente necessitano della presenza fisica in loco".
Insomma, se il dato entra in un circolo virtuoso, in cui tutti i sistemi dei vari fornitori sono interoperabili, il suo valore può essere sfruttato appieno, facilitando la vita sia all'agricoltore che ai soggetti che di volta in volta si interfacciano con l'azienda agricola.
Quando il digitale supporta la certificazione
Una testimonianza interessante è quella portata da Riccardo Ricci Curbastro, presidente di Equalitas e già presidente di Federdoc. Proprio Federdoc ha promosso presso i propri iscritti un percorso di digitalizzazione e di certificazione che permette di avere una tracciabilità assoluta di ogni bottiglia prodotta. E i dati raccolti possono essere utilizzati sia per gestire al meglio le imprese, sia per sostenere lo storytelling nei confronti del consumatore.
I numeri di Equalitas
(Fonte foto: Equalitas)
Come sottolineato da Alessandro Barbieri, responsabile commerciale di Valoritalia, ente di certificazione che ha promosso Equalitas, oggi il consumatore, soprattutto estero, soprattutto nel campo del vino, è interessato a conoscere il livello di sostenibilità di un prodotto agroalimentare nel suo complesso.
Equalitas è una certificazione che valuta la sostenibilità dei prodotti vitivinicoli, sia a livello ambientale, che sociale ed economico, compresi ad esempio indicatori sulla biodiversità e la carbon footprint. E a fine febbraio sarà lanciata una nuova certificazione, denominata Equiplanet, che sarà applicabile a qualunque prodotto agroalimentare. Una certificazione che vuole rafforzare l'offerta dei produttori sia nei confronti dei consumatori, ma anche delle banche, che sempre più spesso chiedono un bilancio di sostenibilità e un progetto per il futuro.
Certificazione e flusso virtuoso dei dati
Una certificazione che sta crescendo è SQNPI, che certifica quelle aziende che hanno adottato il metodo della produzione integrata. Come raccontato da Giuseppe Ciotti, coordinatore dell'Organismo Tecnico Scientifico del Ministero dell'Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste (Masaf) per quanto riguarda SQNPI, tutto il processo di certificazione è informatizzato in ambito Sian. E proprio il Sian e il fascicolo aziendale elettronico contengono una molteplicità di informazioni preziosa per i processi di certificazione. Ma i dati forniti dalle aziende, ricorda Ciotti, sono utilizzati anche dal decisore politico per definire le strategie di sviluppo territoriali.
RINA, che opera nel settore agroalimentare con l'ente di certificazione Agroqualità, ha adottato un approccio "open" alla gestione del dato. Come sottolineato da Dario Bagarella, l'azienda ha lanciato il sistema Data Integrity Audit Service che permette a RINA di ricevere i dati residenti su piattaforme informatiche terze al fine di facilitare il processo di certificazione.
Facciamo l'esempio di un agricoltore che inserisce le proprie informazioni in QdC® - Quaderno di Campagna®. Queste, dietro autorizzazione dell'agricoltore stesso, possono confluire nei sistemi di RINA, che in questo modo riesce a gestire da remoto una buona parte dei controlli utili all'emissione della certificazione. L'ispettore dovrà spendere quindi meno tempo in azienda e all'agricoltore verrà rilasciata la certificazione con una maggiore semplicità e rapidità.
Attività di verifica SQNPI
(Fonte foto: RINA)
Il digitale diventa uno strumento ancora più utile quando si ha a che fare con certificazioni complesse, come quella biologica, che negli anni ha subìto numerose modifiche. Come raccontato da Federica Nasi, responsabile delle Attività di Controllo e Certificazione di Ccpb, i dati sono il punto di partenza per l'attività di controllo e avere un flusso tempestivo di informazioni provenienti dalle aziende agricole consente di facilitare tutto il processo.
Per questo Ccpb sta lavorando proprio ad una piattaforma informatica che renda l'interscambio di dati tra azienda ed ente di certificazione snello. Ma successivamente i dati possono anche essere condivisi con le autorità pubbliche. D'altronde Bruxelles e Roma puntano molto sul biologico.
Maria Valentina Lasorella, ricercatrice del Crea-Pb, ha elencato alcuni dati interessanti: nel 2022 il 19% della Sau nazionale era gestito in biologico, con un incremento del 7,5% anno su anno. E il 56% delle superfici si concentra in cinque regioni: Sicilia, Puglia, Toscana, Calabria ed Emilia Romagna. Mentre guardando alle colture in testa, con il 43% troviamo i seminativi, seguono con il 28% prati e pascoli e ancora più giù, con il 24%, le colture permanenti.
Agricoltura biologica in Italia
(Fonte foto: Crea-Pb, via Sinab, Istat, 2023)
La blockchain a sostegno dei processi di certificazione
Una tecnologia che sta guadagnando spazio nel mondo delle certificazioni è la blockchain, che permette di notarizzare il dato, rendendolo immutabile. Come raccontato da Massimo Morbiato, fondatore di EZ Lab, azienda innovativa che sviluppa proprio piattaforme basate sulla tecnologia blockchain a favore della tracciabilità alimentare, ma non solo, il ruolo degli enti di certificazione rimane fondamentale in quanto la blockchain permette di rendere immutabile il dato nel tempo, ma non è in grado di verificarne la sua veridicità.
Blockchain: tracciabilità e controllo di filiera
(Fonte foto: EZ Lab)
L'uso di distributed ledger tuttavia permette di accrescere la fiducia all'interno della filiera e poi nei confronti del consumatore, che quando prende in mano un prodotto dallo scaffale del supermercato può accedere alla storia del prodotto stesso, che in questo modo assume un valore superiore. In altre parole, grazie alla blockchain il consumatore non acquista solo un prodotto fisico, ma un prodotto e i dati ad esso associati.
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