Eppure nel primo semestre del 2020 le vendite sono aumentate dell’11,5%, finendo con l’essere i prodotti alimentari per i quali gli italiani hanno speso di più, assorbendo il 14,2% del budget che ogni famiglia ha destinato agli acquisti alimentari.
E’ questa una delle evidenze che la recente assemblea di Assolatte ha fatto conoscere, confermando come nella dieta degli italiani i prodotti lattiero caseari siano immancabili.
Per l’associazione delle industrie del latte quella che si è appena svolta è la 75esima edizione di questo incontro annuale, un compleanno importante, festeggiato con il risultato eccezionale raggiunto dalla bilancia commerciale del settore.
Dopo decenni di saldo negativo fra valore delle importazioni e quello delle esportazioni, si registra un dato positivo per oltre cento milioni di euro.
Merito, si è detto, della crescita delle vendite all’estero dei nostri formaggi, aumentate di un ulteriore 3%, a conferma del trend in atto già da qualche anno.
Come cambiano i consumi
Risultati positivi sia sul mercato interno sia su quello estero, che confermano la bontà del lavoro sin qui svolto dalla filiera del latte e l’apprezzamento di tutta la produzione casearia, che vanta, dopo i recenti nuovi ingressi, il maggior numero di prodotti Dop in Europa. L’Italia ne conta infatti 52, contro i 45 della Francia, che si colloca al secondo posto, e della Spagna con i suoi 26.Sul mercato interno merita attenzione l’aumento del consumo di latte (più 7,9%), trainato dal forte incremento delle vendite di latte a più lunga conservazione e Uht (più 13%).
Intuibili le motivazioni, legate al desiderio di aumentare le scorte domestiche riducendo al contempo la necessità di recarsi al punto vendita per l’acquisto.
Il rovescio della medaglia è il calo dei consumi di latte fresco, comunque modesto, appena l’1,3% in meno.
In compenso sono aumentate le vendite degli yogurt “funzionali” (+4,1% in volume), per la loro promessa di rinforzo delle difese dell’organismo.
L’export, chi cresce e chi cala
Sul fronte estero i timori di una flessione in conseguenza dei vincoli alla movimentazione delle merci sono stati smentiti dai risultati, con un aumento del 3% in volume e dell’1% in valore delle esportazioni di formaggi nei primi sei mesi dell’anno.A guidare questa corsa fra i formaggi Dop figura il Gorgonzola, con un più 3,2% in volume (+1,1% in valore), ma anche Parmigiano Reggiano e Grana Padano vantano numeri in crescita (+0,6%).
Ma l’exploit più importante è quello registrato dai formaggi freschi, che hanno registrato un balzo avanti del 14,1% nel confronto con il primo semestre del 2019.
Fondamentali in questa crescita i mercati dell’Unione europea, principali destinazioni dei nostri prodotti lattiero caseari. In calo al contrario il mercato statunitense, che ha visto una forte riduzione delle nostre esportazioni casearie (-22,9%), come pure quello giapponese (-7,7%).
Numeri positivi sono invece quelli che si registrano sul mercato cinese (+2,4%), sul quale sono riposte, come intuibile, molte attese per le importanti potenzialità di sviluppo che vi sono racchiuse.
Luci e ombre
E’ dunque un bilancio positivo, seppure con qualche ombra, quello emerso dall’assemblea di Assolatte, presieduta da Giuseppe Ambrosi al suo ultimo mandato. Che non ha mancato di ricordare le sfide superate durante la sua guida dell’associazione delle industrie del latte, ma anche quelle ancora da affrontare.Fra queste ultime il nodo delle normative, “da tempo insistiamo sulla necessità di una piena armonizzazione delle norme europee – ha affermato Ambrosi – e abbiamo la sensazione di istituzioni deboli, che stentano ad affrontare tematiche oggettivamente complesse con sano pragmatismo”.
Una critica indirizzata anche al silenzio dell’Unione europea sulla etichettatura d’origine, che ha comportato la proliferazione di norme nazionali in contrasto con la libera circolazione delle merci.
Ostacoli che in futuro potrebbero rafforzarsi nell’applicazione delle pur condivisibili politiche ambientali racchiuse nei programmi Green Deal e Farm to Fork.
Ambrosi ha ricordato con forza che le aziende sono pronte a fare la loro parte per raggiungere gli obiettivi prefissati, a condizione che gli interventi non si trasformino in balzelli e che gli investimenti necessari non mettano fuori gioco la competitività dei nostri prodotti.
Il passaggio del testimone
Ora il testimone passa nelle mani di Paolo Zanetti, che rimarrà in carica per il triennio 2020/2022. Sarà suo il compito di guidare Assolatte in un periodo, come egli stesso ha detto, dove “il futuro è incerto e difficilmente prevedibile”.Fra gli impegni assunti di fronte alla assemblea quello di “lavorare con impegno e dedizione per affermare i nostri valori e il nostro orgoglio di industriali e per contribuire al successo delle nostre aziende, in un paese poco sensibile alle esigenze di chi fa impresa”.
Non sarà facile e non resta che augurargli buon lavoro. Un augurio che di certo arriva anche dal mondo degli allevatori, dai quali proviene la materia prima che alimenta gli impianti delle industrie del latte.
Allevatori che per primi hanno a cuore i buoni risultati dell’intera filiera del latte. Perché la “barca” è la stessa, anche se a volte gli interessi sembrano contrapporsi, specie quando si parla di prezzo del latte.