La sentenza
Si conclude con queste inequivocabili parole la sentenza che il Consiglio di Stato ha emesso il 18 ottobre in risposta al ricorso presentato da un nutrito gruppo di aziende alle prese con la lunga e tormentata vicenda delle quote latte e del loro corredo di multe.Per comprendere la portata e le conseguenze di questa sentenza occorre fare un passo indietro, alla sentenza della Corte di giustizia europea che già AgroNotizie ha approfondito.
Con quella decisione la giustizia europea confermava che il metodo seguito dall'Italia nel riassegnare le quote latte non utilizzate non rispettava i criteri fissati da Bruxelles.
Il Consiglio di Stato ha anche respinto la tesi con la quale l'Italia si è giustificata per le sue scelte, affermando che "la tesi difensiva dell'amministrazione non può essere condivisa".
Nella sentenza emessa dai giudici di palazzo Spada si legge che "il meccanismo di compensazione-riassegnazione applicato dall'amministrazione italiana risulta alterato", per poi affermare che ciò "determina la necessità dell'amministrazione di procedere ad una complessiva rideterminazione, in sede di emanazione degli atti ulteriori".
Tutto da rifare
Le conseguenze di questa sentenza rimettono in discussione tutto il castello delle quote latte, non solo le multe che riguardano le aziende protagoniste del ricorso.Se per loro le compensazioni sull'entità delle quote individuali non erano corrette, ne consegue che gli stessi errori si sono riflessi su tutti gli altri allevatori, sia per quelli "in regola", sia per gli "irriducibili" del no alle quote.
A questi ultimi sono state richieste multe più alte del dovuto, mentre i primi potrebbero ora trovarsi a pagare multe che nemmeno immaginavano.
Perché alla fine della "conta" potrebbero trovarsi con una quota latte inferiore rispetto a quella di cui ritenevano di avere diritto.
Se il ricalcolo si allarga
Al momento la sentenza riguarda "solo" due annate, quelle del 96-97 e quella del 97-98, proprio gli anni delle contestazioni più accese promosse dai "Cobas del latte".Che qualche ragione dunque l'avevano, a dispetto di quanto sostenevano le organizzazioni agricole, che all'unisono (o quasi) invitavano gli allevatori a mettersi in regola, chi pagando multe, chi acquistando quote.
Ma all'esame della giustizia, secondo alcune fonti, ci sarebbero anche gli anni successivi, sino al 2003-2004 dove peraltro il meccanismo delle compensazioni è stato il medesimo e dunque non corretto.
Solo dopo quegli anni, infatti, Bruxelles ha rivisto le procedure , con il Regolamento 1788/2003, autorizzando gli stati membri a procedere alla riassegnazione delle quote in base a criteri decisi dagli stessi Stati e dunque diversi da quello proporzionale.
Ricalcolo complesso
Ricalcolare sette anni di quote latte e multe è un'impresa da far tremare i polsi, ma è questo alla fine che la giustizia europea e quella italiana chiedono.Impossibile far finta di nulla, lasciando le cose come stanno.
Come pure è difficile, se non impossibile, pretendere dagli allevatori le multe inevase, il cui calcolo è basato su presupposti errati.
Complicato ipotizzare quali saranno le scelte per uscire da questa situazione.
Ricalcolare tutto, con il via a possibili nuove multe, inevitabilmente contestate?
Azzerare ogni cosa riconoscendo gli errori fatti?
Altre soluzioni sono forse possibili, ma richiedono sempre un improbabile atto di coraggio.
Troppe incertezze
Nuove incertezze che si aggiungono così a quelle già vissute dagli allevamenti, oggi alle prese con le difficoltà del mercato, dove alcune delle principali industrie del settore hanno già disdettato i contratti in essere per il prezzo del latte.Di quote latte e multe gli allevatori non vorrebbero più sentirne parlare.
Hanno altro a cui pensare.