In Campania da un po’ di tempo i riflettori della politica agricola regionale sono puntati sulla vicenda dell’ormai previsto raddoppio delle zone vulnerabili ai nitrati di origine agricola. E’ un fiorire di iniziative: delibere di giunta regionale, una proposta di legge appena incardinata in Consiglio regionale e progetti di ricerca, ma tutto avviene molto sottotraccia, senza grandi clamori. E soprattutto senza ancora sortire soluzioni per agricoltori e allevatori, che sono in trepida attesa.
 

Allevatori in attesa

Gli allevatori in particolare attendono che le nuove zone vulnerabili ai nitrati di origine agricola diventino effettivamente vigenti e con tanto di limiti: sono quelle designate con la Delibera di giunta regionale n. 762 del 5 dicembre 2017 e sospese fino al compimento dell’iter di Valutazione ambientale strategica e Valutazione d’incidenza del nuovo “Programma d’azione per le zone vulnerabili ai nitrati”. Nel frattempo, e si spera fino alla fine del mese di novembre, solo per le zone vulnerabili di nuova individuazione, continuerà a valere il limite di spandimento di 340 kg di azoto per ettaro l'anno, normalmente previsto per le zone non vulnerabili. Agricoltori e allevatori attendono soprattutto soluzioni, perché le zone vulnerabili in Campania sono destinate a passare da 158mila a 316.470 ettari, pari al 23,15% della superficie totale regionale: praticamente tutte le aree di pianura della regione a zootecnia forte. Si stima che saranno pienamente vigenti dal 1° marzo 2020 e con il limite di spandimento di 170 kg di azoto per ettaro l'anno.
 

Fermo il programma straordinario della Giunta regionale

Aveva fatto ben sperare la delibera di Giunta della Regione Campania approvata il 17 aprile 2019, che dispone il varo di un “Programma straordinario per l’adeguamento impiantistico-ambientale a supporto del comparto bufalino in Campania” proprio per scongiurare le conseguenze peggiori del problema, che ad oggi comporta l’apertura di una procedura di infrazione della Commissione Ue contro l’Italia, per violazione della Direttiva nitrati 1991/676/Cee. Ma lo strumento vero e proprio, una seconda delibera di giunta regionale, con tanto di dotazione finanziaria, dovrà essere pronto entro 60 giorni dalla pubblicazione della delibera di indirizzo politico del 17 aprile.

Al 17 di maggio però la delibera di indirizzo politico del 17 aprile non è ancora stata pubblicata sul Bollettino ufficiale regionale, e quindi non è ancora iniziato a decorrere il termine. E secondo quanto apprende AgroNotizie, si è tenuta nei giorni scorsi una prima riunione tra i vertici dell’assessorato agricoltura della Campania e le organizzazioni agricole sul tema nitrati, ma solo per confermare l’esistenza del problema, e senza ancora presentare soluzioni tecnologiche e finanziarie tali da ridurre la paura della conseguenza più ovvia, come il dimezzamento delle mandrie. Solo quelle bufaline presenti nelle nuove zone vulnerabili - 158.470 ettari – rappresentano il 90% del patrimonio iscritto alla Dop Mozzarella di bufala campana.

Restano così per ora sulla carta gli interventi prefigurati dalla delibera di giunta del 17 aprile per l’abbattimento dei nitrati: tutti da finalizzare all’applicazione del nuovo “Programma d’azione per le zone vulnerabili ai nitrati” della Regione Campania. Obiettivo da raggiungere costruendo impianti collettivi per il trattamento dei reflui con un partenariato pubblico-privato non soggetto alla tagliola Ue sugli aiuti di stato: e da cui ottenere energia da fonti rinnovabili e compost di qualità.
 

Un progetto di legge in consiglio regionale per l’emergenza

Intanto, il 15 maggio scorso, in commissione Ambiente del Consiglio regionale della Campania, il consigliere Gennaro Oliviero, presidente della commissione, ha presentato un progetto di legge sull’emergenza nitrati di origine agricola in Campania. Lo ha riferito lo stesso consigliere Oliviero la sera del 15 maggio, intervenendo a Santa Maria La Fossa (Caserta) presso la società pubblica Agrorinasce nel quadro della presentazione del progetto di ricerca sui nitrati SosAgri.

Il progetto di legge prevede di tutelare l’ambiente, proteggere le aziende agricole e zootecniche, mettendo a disposizione nuove tecnologie per ridurre l’apporto di azoto al terreno, mediante l’attivazione di 10 milioni di euro di non meglio specificati fondi europei. Il 29 maggio la commissione Ambiente inizierà le audizioni dei portatori d’interesse a cominciare dalle organizzazioni agricole.
 

Progetti di ricerca in corso

Sul come uscire dal problema posto in Campania dalla delibera di giunta regionale del dicembre 2017 per la delimitazione delle nuove aree vulnerabili ai nitrati di origine agricola stanno lavorando in molti.
A Battipaglia (Salerno) la General Contract, società di progettazione in campo ambientale è il soggetto capofila di un progetto di ricerca finanziato dal ministero per lo Sviluppo economico per 1,2 milioni di euro sui fondi del bando “Fabbrica intelligente, agrifood e scienze della vita”. Il progetto si chiama "Tutela dell'ambiente e del benessere animale: sviluppo di un sistema aziendale ecosostenibile per la gestione dei Reflui Zootecnici", durerà 3 anni e vi lavorano, insieme alla General Contract, il Dipartimento di Medicina di precisione dell’Università degli Studi Vanvitelli di Caserta e l’azienda zootecnica bufalina Borea di Capaccio (Salerno). Oggetto del progetto di ricerca: trovare la strada per abbattere gli apporti azotati ai terreni senza dimezzare le mandrie bufaline della Campania, migliorando la razione alimentare delle lattifere e introducendo tecnologie innovative da ottimizzare sul digestato.

Stessa finalità ha il progetto SosAgri, finanziato dalla tipologia 16.5.1 del Programma di sviluppo rurale della Campania 2014-2020, dove il Dipartimento di Agraria dell’Università degli studi Federico II di Napoli è partner di ricerca di un pool di 13 aziende zootecniche bufaline del casertano. In questo caso alle tecnologie di estrazione dei nitrati si affiancano quelle di abbattimento delle esalazioni di ammoniaca. E si punta anche a ridurre l’inquinamento ambientale massimizzando l’utilizzo da parte delle piante degli apporti di azoto al terreno, mediante affinamenti tecnici di macchine agricole volti a ridurre il fenomeno della liscivazione. Previsto l'impiego anche delle tecnologie dell’agricoltura di precisione.