Allevatori di conigli e mondo della ricerca sono da tempo impegnati per migliorare il benessere degli animali in allevamento.
Lo hanno ricordato i numerosi interventi che si sono alternati al recente congresso che l'Asic, Associazione scientifica italiana di coniglicoltura, ha tenuto a Forlì in occasione della biennale Fieravicola.

A parlarne, Cesare Castellini (presidente di Asic), Juan José Pascual (Università di Valencia, Spagna), Laurence Fortun-Lamothe (Inra, Francia), Angela Trocino (università di Padova), Antonio Lavazza (Izs Ubertini), Walter Di Donato (Izs G. Caporale), Stefania Crovato (Izs delle Venezie).
 

Le ricerche

In Italia le prime ricerche su questo tema risalgono al lontano 1978, quando l'allevamento del coniglio si stava trasformando da attività rurale a imprenditoria zootecnica intensiva.
Numerose le istituzioni e le università che nel tempo si sono cimentate su questa materia, con risultati che sarebbero stati probabilmente migliori con un maggior coordinamento, che non sempre c'è stato.
 

Un momento dell'incontro Asic
(da sinistra: A Lavazza, J.J. Pascual, A. Trocino, S.Crovato, C. Castellini, L. Fortune-Lamothe)

 
In Spagna e in Francia, dove l'allevamento del coniglio assume un'importanza significativa, il tema del benessere animale è stato affrontato in tempi più recenti, ma con una progettualità più attenta.
In Spagna, dove è forte l'attenzione dei movimenti animalisti verso gli allevamenti di conigli, è attiva un'organizzazione interprofessionale (Intercun), che ha raccolto attorno a sé tutte le componenti della filiera produttiva per promuovere ricerche il cui obiettivo sia quello di trovare un punto di equilibrio fra benessere degli animali e fattibilità dell'allevamento.
In modo analogo si procede in Francia con il progetto "Tre L", che prende spunto dalle parole Living, Lab e Lapins.
 

Il nodo delle gabbie

Al centro di queste ricerche ci sono gabbie di dimensioni più ampie, con o senza sopralzi, variamente arricchite. Se la produttività per gabbia è comparabile a quella delle gabbie di misure standard, bisogna poi fare i conti con la riduzione del numero di gabbie che può essere ospitata nello stesso ambiente.

Altro capitolo sul quale si sono concentrate le ricerche è quello dell'allevamento in parchetto, dove gli animali sono allevati in gruppo.
L'obiettivo è quello di soddisfare le richieste dell'opinione pubblica, sempre più contraria all'uso delle gabbie, grandi o piccole che siano.

Nell'allevamento in gruppo si manifestano però fenomeni di aggressività fra gli animali difficili da contrastare. Aggressività che si fa più grave fra gli animali adulti e dunque fra i soggetti in età riproduttiva e in ragione del momento fisiologico.
Da queste aggressioni conseguono ferite e lacerazioni che annullano sia il benessere animale sia i risultati economici dell'allevamento.
Cosa che induce a ipotizzare allevamenti in gruppo solo in alcune fasi della stagione riproduttiva.
 

Linee guida

Le difficoltà nell'individuare un modello di allevamento in grado di garantire il benessere dei conigli in allevamento hanno sino ad oggi frenato l'emanazione di una legge che imponesse regole precise da rispettare.

Restano tuttavia valide le norme di carattere generale emanate dal ministero della Salute nel luglio del 2014.
Oltre a colmare un vuoto normativo, queste linee guida forniscono indicazioni per corrette modalità di allevamento e favoriscono migliori condizioni sanitarie e di conseguenza un minore impiego di farmaci, antibiotici in primo luogo.
 

Le norme che verranno

La difficoltà di trovare un punto di equilibrio fra benessere animale e formula di allevamento non deve tuttavia indurre a ritenere impossibile la formulazione di regole che presto o tardi saranno imposte a livello europeo a tutti gli allevamenti cunicoli.
L'importante è che si tenga conto delle peculiarità di questa specie animale, per giungere infine a regole che siano applicabili nella realtà degli allevamenti.

Per arrivare a questo compromesso sarà necessario coinvolgere tutti i protagonisti della filiera produttiva, ricercatori, allevatori e le loro organizzazioni, come pure le associazioni animaliste.
Non potranno essere escluse le catene di distribuzione e ovviamente i consumatori.
Sapendo già da oggi che non sarà facile spiegare a questi ultimi che non sempre l'assenza di una gabbia si traduce in maggiore benessere per l'animale.
 

L'anagrafe c'è già

Nel frattempo gli allevatori faranno bene a immaginare per le loro aziende un futuro diverso, dove saranno necessari investimenti per aggiornare gli impianti.
E già da oggi devono impegnarsi per adeguarsi alle norme per l'iscrizione della loro attività all'anagrafe dei lagomorfi, specie alla quale appartengono i conigli. Lo stabilisce il Decreto ministeriale del 2 marzo 2018 che prevede la registrazione di tutti gli animali allevati, oltre alle generalità dello stesso allevamento. Il processo è già avviato e andrà a regime al massimo entro un paio di anni.

E' però necessario iniziare da subito, facendo richiesta di adesione sul portale vetinfo.
E' questo un primo importante passo per mettere "in regola" gli allevamenti di conigli, condizione indispensabile per presentarsi sul mercato e chiedere al consumatore di riconoscere attraverso il prezzo lo sforzo fatto per offrire carne di qualità, ottenuta in modo sostenibile, avendo a cuore il benessere degli animali.