"Gli allevatori devono imparare a interpretare i segnali del mercato, perché gli eccessi produttivi alla fine si pagano". A dirlo è Tiziano Fusar Poli, presidente della Latteria Soresina, una delle cooperative più importanti della galassia del Grana Padano, con oltre 500mila forme di formaggio prodotte e 370 milioni di fatturato.

"Il mercato funziona con la legge della domanda dell'offerta, per cui bisogna imparare a interpretare segnali e, non dico di essere così bravi da autoregolarsi, perché probabilmente chiederemmo troppo, ma sarebbe quanto meno utile pensare a delle forme di regolamentazione della produzione, magari definite internamente alle singole aziende, in modo che ognuno posso dare il proprio contributo in questa direzione in modo elastico rispetto al mercato".

È questa la soluzione che suggerisce a un'Europa che sta incrementando le consegne di latte. L'Unione europea, con volumi pari a 25.168 tonnellate di latte, è cresciuta del 3,4% nei primi due mesi del 2018 (fonte: Clal.it, confronto su base tendenziale).
L'Italia fra gennaio e febbraio ha aumentato la produzione lattiera del 4,7% rispetto allo stesso periodo del 2017, la Germania del 4,5%, la Francia del 3,8%, il Regno Unito dell'1,3%, solo per citare le nazioni più importanti con riferimento alla quantità.

Il rischio è che una sovrapproduzione di latte faccia affondare i listini. Il tasso di autoapprovvigionamento dell'Ue-28 era al 114,35% nel 2017, quello degli Stati Uniti era al 108,92% e i volumi di latte prodotti fra gennaio e marzo di quest'anno (dati raccolti da Clal, ma non ancora definitivi) dei principali paesi esportatori (Argentina, Australia, Bielorussia, Cile, Nuova Zelanda, Turchia, Ucraina, Ue-28, Usa e Uruguay) hanno segnato un rialzo del 2,7% rispetto allo stesso periodo del 2017.

Se Fusar Poli si limita a un secco "no comment" in merito alla modifica dell'articolo 39 dello statuto del Consorzio di tutela del Grana Padano, che prevede la decadenza dell'incarico di consigliere in caso di produzione o commercializzazione di formaggio similare (oltre una determinata soglia), parla volentieri di aggregazione. E non soltanto fra cooperative, ma anche intesa come alleanza fra cooperative e industria e fra soggetti che operano su mercati internazionali, anche se di nazioni diverse.

"L'aggregazione è una strada obbligata, oserei dire. Come Latteria Soresina siamo partiti da 82 milioni di fatturato e oggi siamo a 370 milioni. Abbiamo portato avanti aggregazioni, fusioni, acquisizioni, nell'ottica di rafforzare la nostra posizione. Oggi, però, credo che non sia più sufficiente. Oggi bisogna affrontare il mercato con modelli di business diversi. E anche il modo di affrontare l'export deve cambiare. Dobbiamo pensare a nuove soluzioni".

Quali?
"Si potrebbe cercare di stringere partnership operative con aziende, che possono essere cooperative ma non necessariamente, e che siano già presenti sui mercati internazionali. In questo modo si metterebbero a sistema delle reti già funzionanti e si potrebbe condividere valore, creandone altro e ampliando la rete di azione. Dobbiamo inevitabilmente orientarci verso questo tipo di scelta. Non è più possibile affrontare i mercati come abbiamo fatto finora, attraverso i classici importatori, dobbiamo affacciarci sui mercati esteri in modo totalmente diverso".

Latteria Soresina da sempre ha una comunicazione vincente. Anche l'ultimo spot, che porta il telespettatore direttamente in stalla, è un racconto che ha conquistato.
"Sì, abbiamo avuto riscontri positivi. Non ci siamo ispirati a una comunicazione aggressiva, ma che desse, piuttosto, risposte alle esigenze dei consumatori. Il nostro modello di comunicazione poggia su un concetto molto semplice: dire le cose come sono. Abbiamo deciso che non facciamo vedere le vacche che pascolano felici nei prati, perché non è così. E non è così da nessuna parte, nemmeno in montagna, dove stanno al pascolo alcuni mesi, ma poi ne fanno altri in stalla. Noi vogliamo dire le cose come sono: gli animali vivono nelle stalle, ma noi allevatori applichiamo criteri di benessere animale al massimo livello ed è veramente così. Abbiamo portato avanti certificazioni sull'animal welfare per le stalle dei nostri soci e applichiamo il benessere anche oltre i livelli obbligatori di legge, perché è su questa partita che si gioca molta parte del futuro della nostra impresa".

Più benessere animale significa anche più reddito?
"Sicuramente. Credo che ormai tutti abbiano capito che se l'animale è messo nelle condizioni di stare bene è un animale che produce di più e meglio, con la conseguenza che migliora anche il reddito dell'allevatore. Quando dico che quella del benessere è una strada obbligata è perché i consumatori lo chiedono e il mercato premia gli aspetti legati all'etica nella produzione, al rispetto dei dipendenti, alla sostenibilità ambientale e appunto al benessere animale. Non ci sono alternative a questa direzione".

Tiziano Fusar Poli, presidente della Latteria Soresina
Tiziano Fusar Poli, presidente della Latteria Soresina
(Fonte foto: Clal)