"Una novità che vogliamo presentare in occasione della prima giornata di fiera con un vero e proprio rapporto - afferma Lazzaro Bogliari, presidente di Umbriafiere - che ancora in Italia non c'era e che abbiamo pensato perché la nostra fiera ha come core business quello delle carni di qualità, settore che, in controtendenza col calo dei consumi generali di carne, è cresciuto".
Il consumo medio annuo in Italia di carne (pollo, suino, bovino, ovino) è di 79 chilogrammi pro-capite, il più basso in Europa, i danesi sono a 109,8 chilogrammi, i portoghesi 101 chilogrammi, gli spagnoli 99,5 chilogrammi, i francesi e i tedeschi 85,8 e 86 chilogrammi. Ma il consumo di carne e salumi è anche molto al di sotto, circa la metà, dei quantitativi individuati come potenzialmente rischiosi dall'Organizzazione mondiale della sanità. Grazie anche alla dieta mediterranea, più equilibrata e sostenibile, gli italiani sono il secondo popolo più longevo al mondo e la qualità delle carni trasformate è ben diversa dalle produzioni Nord europee e, come afferma Assocarni, gli allevamenti italiani producono carni più magre e di migliore qualità rispetto a quella degli allevamenti di altri paesi.
I consumi
A febbraio, complice l'inflazione di gennaio, gli italiani sono tornati a consumare carne. I dati registrano, infatti, un aumento degli acquisti del 14% di carne bovina, del 10% di salumi e dell'8% di carne di maiale. Rimane il fatto che per frutta e verdura gli italiani spendono 98,55 euro al mese per famiglia, cifra che sorpassa quella per la carne, scesa a 97 euro al mese con una incidenza del 22% sul totale, ed è diventata la prima voce del budget alimentare delle famiglie con un vero stravolgimento sulle tavole.
Tuttavia, il 2016 ha visto ancora una flessione, -5%, dei consumi domestici di carni bovine dopo che anche il 2015 si era chiuso con un -6%. I consumatori di carne sono calati del 7% e in calo, -9%, sono anche per la carne fresca di maiale e di pollo, -1% scesa ai minimi dell'inizio del secolo. Nell'ultimo anno sono stati oltre 16 milioni gli italiani ad aver ridotto il consumo di carne rispetto all'anno precedente.
Le scelte cambiano
La più consumata in Italia resta la carne di maiale (37 chili a testa all'anno), seguita da quella bovina (21 chili) e da quella avicola (19 chili). Stando ai consumo negli altri paesi, quello degli Stati Uniti è superiore a quello italiano del 60%, in Australia del 54%, in Spagna del 29% e in Francia e Germania del 12%. Le quantità di carne portate in tavola dagli italiani sono scese in media a 85 grammi al giorno.
Crollano i wurstel (-16,4%), la carne in scatola -9,9%, e la carne rossa -2,8%, oltre che il prosciutto crudo -2,4%. La carne rossa viene in parte sostituita con carni bianche, con le preparazioni fresche di carni di animali da cortile e di coniglio a +3% e quelle dal pollame +1,1%.
Ripercussioni si hanno, ovviamente, sugli allevamenti. Dal 2010 hanno chiuso oltre 12mila stalle da carne per effetto delle importazioni dall'estero, da dove arriva il 33% della carne consumata in Italia, ovvero quasi il 40% della carne bovina e il 35% di quella di maiale.
I principali paesi fornitori di carni fresche sono Francia con una quota del 23,5%, raggiunta da Polonia con una quota analoga e seguita da Paesi Bassi, 15,9% la cui offerta è costituita principalmente da carne di vitello.
Razze autoctone a rischio
Complessivamente sono scomparsi circa 300mila bovini da carne, mezzo milione di maiali e 700mila conigli. Sono rimasti appena 80mila allevamenti di bovini da carne, 5mila di maiali e 4500 di polli da carne.
Nelle stalle nazionali sono ancora allevati 8,7 milioni di maiali, 6,1 milioni di bovini da carne e 6,5 milioni di conigli. Questo con effetti negativi per il rischio di estinzione di alcune razze autoctone, sono infatti a rischio ben 24 razze di bovini, 10 di maiali e 10 di avicoli.