Un'occasione di confronti e bilanci alla vigilia della campagna cerealicola per fare il punto sull'andamento del comparto a livello mondiale e sulle tendenze di mercato nel breve e medio periodo, anche con il contributo di esperti provenienti da paesi esportatori come Stai Uniti e Ucraina.
I dati, che andiamo a riassumere sotto, sono stati pubblicati nel rapporto di sintesi dell'evento, redatto da Agro camera.
Considerata la pesante contrazione dei prezzi che ha caratterizzato il comparto cerealicolo nel corso del 2016, c'era l'attesa di una netta riduzione delle superfici seminate per la attuale campagna 2017-2018.
Una riduzione delle semine che in effetti c'è stata, anche in Italia, ma non così spiccata da poter avere grandi effetti a livello internazionale sull'andamento dei prezzi, anche considerati gli stock di produzione ancora disponibili.
A livello mondiale gli stock di produzione sono stati maggiori rispetto a quelli della campagna precedente, 2015-2016, per tutte le principali colture: frumento, mais e orzo.
A livello europeo, invece, gli stock di produzione di quest'anno sono tutti inferiori di circa il 20% rispetto all'anno scorso tranne che per l'orzo che mostra scorte superiori del 25% rispetto alla campagna scorsa.
Riguardo alle previsioni delle semine e delle prossime produzioni per la campagna 2017-2018, si prevede a livello mondiale una superficie investita a frumento praticamente uguale, ma con una riduzione di produzione di circa il 2,3%, mentre in Europa al contrario si prevede una riduzione delle semine di circa il 2,7% ma con un amento delle produzioni del 3,8%.
Per il mais è invece prevista una riduzione delle semine e delle produzioni, con un calo di superficie del 1,3% e di prodotto del 3,1%, mentre in Europa è previsto un aumento sia delle semine che delle produzioni, con un aumento di raccolto previsto del 4,3%, sostenuto da una buona domanda sia per la alimentazione animale e umana che per gli usi industriali.
Questo andamento diverso tra la situazione mondiale e quella europea si ha anche per l'orzo per il quale si prevede una riduzione di produzione del 3,2% a livello globale e un aumento del 2,5% a livello europeo.
Nel corso del meeting è stato fatto un approfondimento anche sul frumento duro, produzione strategica per il Centro-Sud Italia, ma che ha risentito gravemente della crisi dei prezzi degli ultimi anni.
A livello mondiale la campagna attuale, 2016-2017, sta per chiudersi con un aumento di produzione del 2% e uno stock di riserve superiore del 20% rispetto al 2015-2016. Mentre per la prossima campagna, quella del 2017-2018 si prevede un leggero calo di produzione, ma nemmeno dell'1,5%.
Inoltre ci si aspetta anche una riduzione del mercato del frumento duro dovuto alla diminuzione della domanda dei paesi nordafricani che stanno aumentando le loro produzioni nell'ordine del 20% per l'Algeria, Tunisia e di oltre il 150% per il Marocco.
Il calo di produzione si dovrebbe concentrare soprattutto negli Stati Uniti e in Canada con diminuzioni dell'ordine del 20%, e anche in Europa dove si prevede una riduzione di produzione di circa il 7%.
Andando a vedere la situazione specifica dell'Italia, le intenzioni di semina dichiarate dagli agricoltori all'Istat per la prossima annata agraria, 2017-2018, indicano una riduzione delle superfici del grano duro del 7,3%, tutte concentrate nel Centro-Nord, e di avena del 6,5%.
Risulterebbero invece in aumento le semine soprattutto di triticale, con più 5,4% di superficie coltivata, seguito dal grano tenero (+3,7%), dall'orzo (+4,3%), mais (+1,1).
Più negative invece le stime di Cocereal che prevedono una lieve diminuzione della superficie e della produzione di frumento tenero, nell'ordine del 1,7-1,9%, mentre aspetta un netto calo per il frumento duro con riduzioni di superfici del 10% e di produzione del 20%.
Un leggero aumento di superficie, intorno allo 0,8% in più, è stato previsto anche per il riso, sia da Istat che dal Consiglio internazionale per le granaglie, nonostante la dura prova dovuta al crollo dei prezzi.
Un aumento quello delle semine del riso che interesserà anche i grandi produttori asiatici come India, Thailandia, Vietnam, Bangladesh e Indonesia, che non fa ben sperare per la ripresa del mercato del riso italiano.